L’associazione Libera Uscita, che da anni si batte per il riconoscimento del testamento biologico, interviene sul delicatissimo tema del fine vita che in Italia incontra sempre molte resistenze e su cui si fatica ad instaurare un dibattito sereno.“Di recente – dice la presidente nazionale, Maria Laura Cattinari – l’associazione Coscioni ha promosso la campagna “Eutanasia legale”, che ha sfondato il muro del silenzio dei media coinvolgendo personaggi di grande richiamo. Ma quale può essere il risultato? E’ bene ed è utile in Italia andare al muro contro muro chiedendo il riconoscimento dell’eutanasia ancora prima del testamento biologico, cioè della possibilità di decidere quali trattamenti medici accettare o rifiutare?”.
“L’indicazione ci viene dalla vicina Francia – spiegano il presidente di
Libera Uscita, Maria Laura Cattinari, e il segretario Giovanni Boschesi – Nel programma elettorale del presidente Hollande c’era la riforma della normativa sul fine vita. Le difficoltà della crisi economica internazionale attanagliano tanto noi quanto i transalpini, con la differenza che loro, i francesi, come scrive Wladimiro Zagrebelsky, non ne hanno fatto un alibi per rinviare sine die la questione di una buona legge sul fine vita. Anche là, come da noi, si contrappongono ideologicamente i fautori di soluzioni legislative favorevoli al suicidio assistito e all’eutanasia attiva volontaria e i difensori del principio dell’indisponibilità della vita umana. La maturità dell’esempio francese sta nella comprensione che non si esce da questo muro contro muro, e nella comprensione che la materia non permette l’inerzia. Non si tratta di decisioni che possono attendere, il tempo è un fattore determinante quando si tratta di sofferenza umana, di decisioni difficili, quando si tratta di non lasciare soli i malati, le loro famiglie, gli stessi medici. Quindi, come in Francia, occorre concentrarsi sul possibile, qui e ora. Se è vero che la nostra Costituzione, all’articolo 32, garantisce la libertà di cura e che per conseguenza non c’è opposizione di principio alle dichiarazioni anticipate di volontà, partiamo da questo, da una normativa condivisa che garantisca al malato di poter rifiutare gli interventi terapeutici anche nel momento in cui non sia in grado di dire la sua. Partiamo dal principio di libertà di cura, da quello di libertà personale. Si può trovare un accordo, qui, come è accaduto in Francia. La normativa francese prevede, inoltre, il diritto, per il malato terminale che abbia rinunciato a cure a suo giudizio lesive della dignità personale, ad una sedazione profonda che lo accompagni in assenza di dolore alla fine. Un principio di umanità sul quale è possibile trovare un ampio accordo. Noi dell’Associazione Libera Uscita
siamo da anni impegnati per l’autodeterminazione nelle scelte di fine vita, per il diritto a una morte dignitosa che preveda anche la possibilità del suicidio medicalmente assistito e dell’eutanasia attiva volontaria. Ma da tempo riteniamo che ciò che è ormai indifferibile sia una buona legge sul Testamento Biologico e l’applicazione puntuale della legge sulle cure palliative e la terapia del dolore (legge 38/2010) con la sedazione palliativa terminale. Parliamone, formuliamo una proposta condivisa, presto, perché il tempo è importante. Non lasciamo che la politica si areni in dispute ideologiche perché i malati e le loro famiglie non possono attendere”.
LE TAPPE ILLUSTRATE DA LIBERA USCITA
-2009: in Senato viene approvato IL ddl Calabrò con lo scopo dichiarato di impedire che Eluana Englaro possa aver pace. Il passaggio alla Camera riesce a peggiorarlo ulteriormente, annullando di fatto il diritto all’autodeterminazione terapeutica, siamo nel Luglio 2011. Il Disegno di Legge ripassa al Senato dove, grazie all’opposizione che vi incontra, non riesce a raggiungere l’Aula per l’approvazione; sopraggiunge prima la fine anticipata della XVI Legislatura 22 Dicembre 2012. Intanto fin dal 2009 la Società Civile, attraverso numerosissime e diverse Associazioni e Comitati spontanei, è impegnata a far crescere su tutto il territorio nazionale i famosi Registri Comunali dei Testamenti Biologici. Oggi non sono meno di 1000 e sono la risposta dal basso all’incapacità del Parlamento di legiferare sul fine vita nel rispetto del diritto e della Persona. Ma altri due eventi meritano di essere ricordati:
– marzo 2010: il Parlamento approva all’unanimità la legge 38 sulle cure palliative e la terapia del dolore che vengono inseriti nei LEA (livelli essenziali d’assistenza anche domiciliare) e prevede uno stanziamento per la creazione di Hospice.
– Il senatore Furio Colombo, poco prima del finire della legislatura, deposita in Senato un progetto di Legge sul fine vita che vuole chiamare “Legge Martini”. Poche pagine chiare ed illuminanti tese a consentire a tutte e tutti di poter morire come il Cardinal Carlo Maria Martini: possibilità di rifiutare qualunque terapia e diritto di esigere la sedazione palliativa terminale per non vivere coscientemente le sofferenze dell’agonia.
-2013: l’Associazione “Luca Coscioni”, unitamente a Uaar, Exit-Italia e Ass. Per Eleonora, dà vita ad una raccolta firme in calce ad una proposta di legge d’iniziativa popolare richiedente la legalizzazione dell’Eutanasia e una legge sul testamento biologico. L’Associazione Libera Uscita non aderisce, convinta che unire le due cose, eutanasia e testamento biologico, non possa che ingenerare confusione e ritardare il varo di una buona legge come, ad esempio, la Legge Martini. Vengono ampiamente superate le 50.000 firme necessarie e la proposta viene depositata in Parlamento. Ma lì giace senza essere portata in discussione.
– giugno 2014: il Dr. Mario Sabatelli neurologo, responsabile del centro SLA dell’ Ospedale Gemelli di Roma, l’ospedale dei Papi, dichiara che nel suo reparto gli assistiti possono rifiutare di essere tracheostomizzati e che in un caso si è proceduto alla sospensione della respirazione artificiale. Questo deve essere da subito possibile anche per Walter Piludu, ammalato di SLA, né comprendiamo come i suoi sostenitori, “Coscioni” in primis, non ricordino le dichiarazioni di Mario Sabatelli.
-11 dicembre 2014: Padre Augusto Chendi, Segretario del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, intervenuto al Convegno tenutosi a Roma per i 30 anni della nutrizione parenterale domiciliare, ha affermato che i NIA (nutrizione, idratazione artificiali) sono “atti medici e come tali devono rispettare tutti i criteri degli atti medici)”. Quindi il consenso.