Il gioco libera la mente
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«Nel 2010 si formò, in seno al Lugas, un piccolo gruppo di lavoro e di ricerca – spiegano gli ideatori- spinto dalla volontà di conoscere e approfondire modalità educative che fossero rispettose di ogni persona coinvolta nel processo educativo, educatrici, educatori, bambine e bambini, famiglie e genitori. Infatti, le persone del gruppo di lavoro erano e sono convinte che molto spesso i processi di formazione dei vari ambienti educativi (come ad esempio la famiglia e la scuola) vengano condizionati dai ritmi frenetici, dagli spazi limitati e senza libertà di movimento e dai contenuti standardizzati e volti al consumismo. Per questi motivi si è voluto intraprendere un cammino volto alla ricerca di una strada nuova in cui far camminare un’educazione di se stessi e degli altri che rispetti la necessità di ritmi differenziati, di spazi diversificati in armonia con l’essere umano e la natura e di contenuti personalizzati e condivisi. Nel concreto abbiamo organizzato alcuni incontri di diffusione informativa su queste tematiche con Raffaella Cataldo e Davide Donadi (www.sloweducation.it) coi quali, grazie alla loro esperienza di vita, al loro apporto teorico e di esperienza e al nostro apporto logistico, è nata la Slow Education e soprattutto una forte collaborazione: nell’anno scolastico 2011/2012 abbiamo organizzato un corso di formazione di educazione democratica e non direttiva per educatori e genitori (Educ’Are, prima edizione a Massa Lombarda oggi replicato in molti altri comuni), costituito da 7 incontri nei fine settimana da novembre 2011 a maggio 2012.
Da ultimo, il 15 settembre 2013, abbiamo organizzato un incontro a Massa Lombarda in collaborazione con La Stalla di Nando e l’Ass. La Lucertola di Ravenna con Michael Newman, per presentare la reatà di Summerhill, la più antica scuola democratica europea.
E’ stato grazie alla prima edizione di Educ’Are che il gruppo di lavoro si è allargato ad altre persone provenienti dai territori di Faenza e di Ravenna che avevano partecipato al corso e il cui interesse era proiettato già da tempo verso tematiche simili. Immediatamente si è cercato di convogliare tutte le energie produttive nella realizzazione di un progetto di educazione parentale basata su principi non direttivi in una casa di campagna a Pieve Cesato. Da quella esperienza ha preso vita il nuovo
progetto Piano Terra di Le Officine Tortuga, che amplia la visione sull’educazione estendendolo a concetti trasformazione della società, anche grazie alla collaborazione con un amico contadino biologico da oltre vent’anni, Giorgio Baroncini».
«L’obiettivo che ci siamo dati è quello di realizzare un progetto nel quale l’educazione dei bambini è il centro, ma che si basa anche sui concetti di partecipazione alla trasformazione della società segnatamente a partire dalla centralità del concetto di ‘porre al centro le madri’ ed il ‘materno’ come valore. Crediamo infatti necessario limitare l’influenza della cultura patriarcale dominante per riequilibrare le energie attingendo direttamente dalle culture matrifocali arcaiche e contemporanee per approfondirne le implicazioni in termini di rapporti personali e sociali; sono queste infatti società di pace: non violente e paritarie, società che si fondano non sull’esercizio del potere e sull’uso della forza, ma su principi materni quali, il rispetto, la cura, la solidarietà, rendendo possibile non solo una differente gestione del potere, ma uno spostamento concettuale dalla definizione di ‘potere su’ (qualcuno o qualcosa per ottenere un vantaggio personale) a quella di ‘potere di’ (creare, fare, pensare, aiutare, amare in modo disinteressato), restituendo così importanza della vita, ed avvicinandoci ad un modello socio-culturale più inclusivo, circolare e staccandoci dall’imperante modello piramidale ispirato al ‘divide et impera’ etc. Nel nostro progetto educativo, l’educazione si adatta alle capacità e alle necessità del bambino; non ci sono imposizioni e il bambino viene lasciato libero di imparare; non ci sono voti o punizioni, perché si crede nella bontà nel bambini; non ci sono adulti che dettano regole, perché le regole sono decise da chi vive il progetto educativo in modo democratico, indipendentemente dall’età e dai ruoli. Vogliamo sviluppare un progetto aperto a chi crede nei suoi presupposti, riuscendo a trovare le modalità per garantire a chi ha difficoltà economiche di poter comunque partecipare. Crediamo fermamente nella scuola pubblica ritenendo che questa possa realizzarsi anche “dal basso” e non solo in ambito statale. Occorre quindi sviluppare delle attività collaterali che rientrino nel progetto e che contribuiscano al finanziamento delle attività educative e attivare pratiche di economica etica e alternativa. Stiamo immaginando dunque la costituzione di una Società Educante che si basa su 11 aree, interconnesse tra loro e che pongano al centro l’Educazione sia dal punto di vista del sostegno economico sia dal punto di vista esperienziale, in modo da proporre un’offerta formativa reale (essere a contatto con chi coltiva la terra quotidianamente, non è come fare una gita in una fattoria didattica; vedere chi fa il pane tutti i giorni, non è come fare il laboratorio impastando un po’ di farina; avere una compagnia teatrale o di danza al proprio interno, è ben altra cosa che fare un percorso teatrale finalizzato al saggio di fine anno; etc…)
Le 11 aree: Tortuga Slow School – Musica Danza Teatro Arti Culture -AgriCulture – Cibo e Autoproduzioni alimentari – Cultura Matrifocale – Convivenze e pratiche sociali sobrie – Casa della Nascita -Eventi e collaborazioni – Autoproduzione artigianale e officine – Formazione divulgazione e condivisione dei saperi – Relazione sociale e intercultura. Per fare tutto questo abbiamo deciso di ricorrere fortemente all’autofinanziamento, alla finanza etica (siamo in contatto con la Mag 6 di Reggio Emilia), a nuove forme di finanziamento collettivo, crowdfunding, e a forme di cooperazione tra realtà similari sul territorio. La prima fase del progetto riguarda la predisposizione della nuova sede per la Tortuga comunità educante, attraverso opere edilizie di consolidamento e adeguamento di un casolare di campagna immerso in 12 ettari di podere biologico e la costituzione di una azienda agricola che potrà dare sbocco lavorativo ad almeno quattro delle persone che vogliono attivarsi a tempo pieno nel progetto Piano Terra».