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Il Nobel per la pace a chi si è battuto contro gli stupri di guerra

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Il Nobel per la pace è stato assegnato alla yazida Nadia Murad, vittima degli abusi dell’Isis, e al medico congolese Denis Mukwege, che ha curato le donne vittime degli stupri di guerra.
Il Nobel per la Pace 2018 è stato assegnato a Nadia Murad e a Denis Mukwege  “per i loro sforzi volti a porre fine all’uso della violenza sessuale come arma di guerra e conflitto armato”. 
Murad è una donna yazida che è stata prigioniera dell’Isis. Brutalizzata in prigionia, simbolo del genocidio della sua comunità. Mukwege, un medico congolese, è stato critico del governo congolese ed ha curato le vittime degli stupri.
La Murad è divenuta simbolo delle sofferenze al limite del genocidio subìte della sua comunità, gli yazidi. Secondo le ricostruzioni, nel 2014 i miliziani dell’Isis sono arrivati a Kocho, il villaggio dove abitava nell’Iraq settentrionale, hanno ucciso gli uomini, fatto scomparire le donne anziane e rapito lei con altre ragazze e bambini. Divenuta schiava sessuale e provando sulla sua pelle l’orrore dello stupro come arma di guerra, Nadia è poi riuscita a scappare.
Diventata ambasciatrice di buona volontà delle Nazioni Unite (ha vinto anche tra gli altri il premio Sakharov 2016 e Donna dell’anno 2016) la giovane persegue il duplice obiettivo di divulgare il più possibile lo sterminio di migliaia di yazidi e di veder processati i responsabili. Una prima vittoria l’ha già ottenuta, con il Consiglio di Sicurezza dell’Onu che ha istituito un team investigativo per raccogliere le prove dei crimini dell’Isis.
Denis Mukwege, 63 anni, è un ginecologo e attivista congolese, fondatore dell’Ospedale Panzi di Bukavu, sua città natale, capoluogo della provincia del Kivu Sud, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, terra martoriata dalle due guerre del Congo e dal conflitto del Kivu. Grazie al suo lavoro nell’ospedale, dove ha curato migliaia di donne vittime di violenza sessuale, Mukwege è riconosciuto oggi in tutto il mondo come uno dei più grandi esperti nell’intervenire sugli organi interni danneggiati dalle violenze. Un impegno, questo, che già nell’ottobre del 2014 gli era valso il Premio Sakharov assegnato annualmente dal Parlamento europeo per la libertà di pensiero.
L’Ospedale Panzi è specializzato nel trattare le donne, spesso bambine, vittime di stupri di gruppo perpetrati da soldati e miliziani, anche bambini, costretti dai signori della guerra a rompere il legame familiare violentando la madre o le sorelle. Secondo un rapporto dell’American Journal of Public Health, durante i conflitti del Congo – nel Kivu e in Ituri, provincia a nord del Kivu – venivano violentate quattro donne ogni cinque minuti, un ritmo feroce che ha lasciato un’ulteriore scia di patologie, dall’Aids all’impossibilità di procreare, oltre alla gogna sociale delle vittime.

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