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In migliaia in Val Susa per la “tre giorni” No Tav

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Dall’8 al 10 dicembre in Val Susa sono arrivate alcune migliaia di persone, come hanno spiegato gli organizzatori del Movimento No Tav, per protestare contro i lavori che proseguono e le azioni giudiziarie messe in atto per frenare le proteste.
In migliaia in Val Susa per la “tre giorni” No Tav
Dall’8 al 10 dicembre in Val Susa sono arrivate alcune migliaia di persone, come hanno spiegato gli organizzatori del Movimento No Tav, per protestare contro i lavori che proseguono e le azioni giudiziarie messe in atto per frenare le proteste.
L’ultimo anno «ha visto un’accelerazione da parte di chi devasta la montagna e di chi reprime chi la difende» accusano gli organizzatori della protesta. «L’attacco compiuto nei confronti del movimento No Tav si è giocato sul terreno giudiziario, tramite la messa sotto sequestro dei presidi dei Mulini e di San Didero, per completare parte dell’allargamento del cantiere di Chiomonte – scrive il movimento No Tav – Il popolo No Tav ha risposto sin da subito stracciando i sigilli del cantiere di San Didero e attuando un lavoro di monitoraggio nella sua amata Val Clarea».
«Migliaia e migliaia di persone sono giunte a Susa venerdì 8 dicembre dai paesi dall’alta alla bassa Val Susa, dalla cintura di Torino, dalla città, da tantissime città della nostra penisola ma anche da oltralpe, grazie alla presenza di un nutrito gruppo di No Tav francesi – spiega il movimento – 10mila persone hanno marciato sotto la neve e la pioggia da Susa a Venaus, luogo simbolo per la vittoria del movimento No Tav, luogo caro per la sua capacità di accogliere ogni estate momenti fondamentali per le vite in lotta di tutti e di tutte. La partecipazione delle amministrazioni di valle ha sottolineato che, nonostante le narrazioni che vorrebbero questa battaglia con un risultato scontato, chi gestisce il territorio e ha a cuore la sua tutela sa da che parte mettersi in marcia, mostrando capacità di unione di intenti e di vicinanza con una popolazione che non si arrende».
La tre giorni si è svolta «intorno a una novità nel territorio valsusino, un’occupazione temporanea all’interno della ditta ex Roatta a Bruzolo, emblema degli ecomostri abbandonati sul territorio della Val Susa, puntellato da rottami di cemento che negli anni hanno subito incuria e lasciano una traccia visibile di cosa significhi il fallimento del sistema di sviluppo come lo vorrebbero i fanatici del tav – scrive ancora il movimento No Tav – Ancora una volta si nota con gioia come il movimento No Tav riesca a essere catalizzatore per tantissimi e tantissime giovani che da tutta Italia arrivano in questi luoghi con la fame di curiosità di comprendere come la realtà del movimento sia capace di rilanciare ancora, con la disponibilità di mettersi in gioco e la voglia di stare insieme. In questa occupazione si sono susseguiti diversi momenti di incontro e di conoscenza del territorio, come ad esempio la gita sui terreni di Farmacia Viva a Santa Petronilla per vedere da vicino un’esperienza di presa in carico di terreni e di loro coltivazione e cura, oppure la passeggiata di domenica mattina partita dall’autoporto di Susa e continuata sulla piana di Susa, in cui è stato spiegato il futuro previsto per questa porzione di territorio, il tutto issando bandiere No Tav lungo la statale e concludendo poi con un pranzo condiviso al presidio di San Giuliano».
Durante la “tre giorni” si è tenuto anche il dibattito dal titolo “Mega-opere mega-eventi: no grazie!” «per sottolineare i fili rossi che si intrecciano tra le tante lotte del Paese e oltralpe, con particolare riferimento alle Olimpiadi Milano-Cortina 2026 e a come questi eventi, che necessitano di innumerevoli opere accessorie, siano la concretizzazione di un sistema di profitto che distrugge gli ecosistemi minando alla base la vivibilità dei territori e dei loro abitanti – scrive ancora il movimento – Infine, si è tenuto anche un workshop di primo soccorso insieme a medici volontari che hanno messo a disposizione i loro saperi. A San Didero, è stato raggiunto il presidio e il cantiere che è stato poi circondato da centinaia e centinaia di No Tav. Le reti arancioni usate per sequestrare il presidio sono state divelte e usate per impacchettare il cantiere, rispedendo al mittente il pacchetto. Sugli altri lati del cantiere i fuochi d’artificio hanno illuminato la notte colpendo il fortino che dal 2021 desertifica e mangia boschi e terreni».
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LETTURE UTILI

Mamme ribelli è un libro unico, che dà voce alle donne, ma non solo, che da anni fanno parte della Rete delle Mamme Da Nord A Sud e racconta le loro lotte contro l’inquinamento dei territori e il saccheggio ambientale, per la salute dei loro figli e dei figli di tutti.

Leggerete dell’impegno, delle esperienze, della tenacia e della determinazione delle “Mamme No Pfas” del vicentino, delle “Mamme Volanti” di Brescia, delle donne di Taranto, di chi si batte contro i lavori Tav in Val Susa, delle madri che si battono contro le basi militari in Sardegna, delle “Mamme Antismog” nella Pianura Padana, delle mamme di Venafro, di quelle No Tap e di tante altre.
Sono tutte mamme ribelli che lottano indomite per la vita e per la terra, contro la devastazione dell’ambiente e l’omertà istituzionale, forti di una profonda solidarietà intergenerazionale.
E quando le madri si muovono, si muovono anche le montagne.
L’autrice, Linda Maggiori, è scrittrice, giornalista e attivista e ha dato voce alle tante donne che stanno portando avanti le proteste in Italia per la tutela dell’ambiente e della salute.

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