L’associazione Lav critica l’operato del governo che, con un decreto del 20 dicembre scorso, compie un grosso passo indietro nella tutela dei delfini, come spiegano dalla stessa associazione animalista.
«Fino a ieri l’Italia vantava una norma (Decreto 6 dicembre 2001 n.469) per la tutela dei delfini in cattività tra le più complete in Europa e in linea con gli obblighi derivanti dalla Direttiva UE. Da ieri però, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del
Decreto 20 dicembre 2017, il Ministro dell’Ambiente Galletti, di concerto con il Ministro della Salute Lorenzin e con il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Martina, ha mutilato questa legge, modificando uno degli articoli fondamentali per la protezione degli animali, quello che vietava al pubblico il nuoto con i delfini»: questa la denuncia della Lav.
«Se non bastassero le evidenze scientifiche a sostegno del divieto di nuoto con i delfini in cattività da parte del pubblico, la rimozione di questo divieto ad opera del Decreto 20 dicembre 2017 – secondo la LAV – risulta ancora più sorprendente alla luce del fatto che lo stesso Ministro dell’Ambiente Galletti aveva ribadito il divieto di questa pratica, soltanto due anni fa, con il “suo”
Decreto 28 maggio 2015 che integrava il DM 469/2001 per la tutela dei Tursiopi in cattività nel Decreto Legislativo 73/2005 (normativa sui giardini zoologici); inoltre, questa recente misura va in controtendenza con quella, storica, appena adottata dal Governo di cui fa egli parte, che ha introdotto una fondamentale legge che prevede il graduale superamento degli animali dai circhi, riconoscendo quindi la necessità di superare l’utilizzo degli animali negli spettacoli».
«Si tratta di un inaspettato “regalo di inizio anno” ai delfinari – prosegue Lav – con questo decreto, infatti, si rimuove il divieto preesistente, consentendo al pubblico di nuotare nella stessa vasca con i delfini, per finalità di “ed
ucazione e sensibilizzazione del pubblico in materia di conservazione della biodiversità con i delfini”. Quella che all’apparenza sembrerebbe una forma di educazione del pubblico, nasconde però dei preoccupanti interessi commerciali, come evidente dalla tipologia di promozione che viene fatta per le attività di “Swim with the Dolphins” dalle aziende proprietarie dei delfinari e parchi acquatici, in vari Paesi del mondo. Tra queste, guarda caso, compare anche il
Gruppo Dolphin Discovery (“
la multinazionale più grande al mondo specializzata nel settore dei delfinari”) del quale
Zoomarine è entrata a far parte nel novembre 2015».
«Il dubbio che dietro il discutibile fine di “educazione” del pubblico (è del tutto opinabile che la cattività possa avere finalità istruttive) si celi l’interesse commerciale – aggiunge ancora Lav – nasce dall’analisi della realtà degli spettacoli che già si svolgono nei delfinari. Un esempio tra tanti: mentre la norma sui giardini zoologici precisa che le finalità di tali strutture dovrebbero essere educative, in una specifica analisi condotta su 3 ore e 35 minuti di riprese riguardanti 9 diversi spettacoli con delfini, che si sono svolti in 5 delfinari italiani fra il 2012 ed il 2014, l’esperto di Cetacei
Joan Gonzalvo ha dichiarato: “
Ritengo che il termine “spettacolo” sia quello più calzante per descrivere ciò che ho osservato […] In tutti gli spettacoli, accompagnati da musica ad altissimo volume, i delfini hanno eseguito soprattutto giochi ed acrobazie, consistenti in salti e piroette. Questi spettacoli hanno manifestato chiaramente la ricerca di effetti spettacolari o comici, attraverso la presentazione di comportamenti innaturali degli animali, invece che cercare di mostrare come essi si comportano in un ambiente naturale, dinamico e in rapida evoluzione. Le “performance” dei delfini hanno espresso soltanto comportamenti condizionati, non paragonabili a quelli dei delfini allo stato selvatico o estremamente esagerati o alterati.”».