Manifestazione a Roma per Palestina e Libano malgrado il divieto
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Oggi, sabato 5 ottobre, malgrado il divieto della Questura di Roma (che non ha mancato di sollevare critiche), i promotori della manifestazione per Palestina e Libano hanno confermato l’iniziativa di protesta. Amnesty annuncia la presenza dei propri osservatori
La manifestazione nazionale per Palestina e Libano, lanciata da Giovani Palestinesi d’Italia e Unione Democratica Arabo-Palestinese, si tiene malgrado il divieto, lo hanno annunciato i promotori (ore 14, piazzale Ostiense – metro Piramide, Roma). Il Tar ha respinto il ricorso dell’Udap contro il divieto della Questura e non ha concesso la sospensione cautelare che era stata richiesta.
Sul divieto per la manifestazione è intervenuta Amnesty International Italia, che ha ricordato «che il diritto di protesta è protetto da diverse disposizioni sui diritti umani e in particolare dall’interazione dei diritti alla libertà di riunione pacifica e di espressione. Gli standard internazionali e regionali sui diritti umani che governano il diritto di assemblea pacifica sottolineano, come principio fondamentale, la “presunzione a favore delle assemblee pacifiche”, che dovrebbe riflettersi nelle politiche e nelle pratiche nazionali. Ciò obbliga gli Stati a facilitare le assemblee e, tra le altre cose, a rimuovere gli ostacoli a partecipanti e a organizzatori, a dover giustificare pienamente qualsiasi tipo di restrizione venga applicata e a esercitare tolleranza e misura, anche nei confronti dei disagi».
Amnesty ha anche annunciato che sarà presente con i propri osservatori «per monitorare il regolare svolgimento della protesta».
«In Italia, l’articolo 17 della Costituzione afferma un principio generale di presunzione a favore delle assemblee pubbliche, prevedendo un mero preavviso alle autorità competenti – aggiunge Amnesty – Il regime di notifica non dovrebbe essere in alcun modo utilizzato per controllare le proteste pacifiche, né per sanzionare coloro che le organizzano, compatibilmente anche con lo spirito originario della Costituzione. Gli Stati hanno anche l’obbligo negativo di evitare interferenze ingiustificate con l’esercizio del diritto di riunione pacifica e l’obbligo positivo di proteggere coloro che esercitano il diritto e di facilitarne l’esercizio in modo da consentire a chi partecipa di riunirsi in sicurezza e di raggiungere i propri obiettivi. Qualsiasi limitazione posta al diritto di riunione pacifica deve essere frutto di attenta valutazione specifica e deve a sua volta rispettare i principi di legalità, proporzionalità e necessità».
«Questi principi non sembrano essere stati rispettati nel prendere la decisione di diniego della piazza. Possibili atti o espressioni di odio antisemita, che vanno condannati nella maniera più netta, non possono essere attribuiti anticipatamente e automaticamente alla maggioranza se non addirittura alla totalità della protesta. Lo stesso vale per eventuali messaggi individuali di incitamento alla violenza – prosegue Amnesty – Gli standard internazionali, infatti, specificano che le restrizioni necessarie dovrebbero essere basate solo sul tempo, il luogo o le modalità di una riunione, senza tener conto del messaggio che essa cerca di trasmettere, in base al principio secondo cui le restrizioni devono essere “neutrali rispetto al contenuto”».
Anche la Rete Pace e Disarmo, insieme a Europe for Peace e ad altri, è intervenuta: «In un contesto geopolitico sempre più drammatico segnato da una folle escalation bellica, sentiamo l’urgenza di manifestare ancora per la pace, il rispetto dei diritti umani e l’immediato cessate il fuoco in tutti i conflitti. Denunciamo come grave e preoccupante per la democrazia, il fatto che le Questure su direttiva del governo abbiano proibito di manifestare il 5 ottobre. La democrazia si promuove e difende garantendo maggiori spazi democratici, non con la censura politica. Perciò, difendiamo la libertà di manifestare e di esprimere le proprie idee, anche quando non sono le nostre. Proibire di manifestare è ancora più grave di fronte all’estensione del conflitto in Medio Oriente, che vede in Libano l’applicazione della stessa logica distruttiva e di morte che abbiamo visto a Gaza e che prosegue in Ucraina».
Rivedi qui la diretta con Raffaele Crocco, direttore dell’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo