Ha percorso, per provarne il significato e il prezzo sulla sua pelle, il lungo viaggio che dal Guatemala lo ha portato, attraverso il Messico, negli Stati Uniti, il sogno proibito di tanti “migrantes”. E così si intitola il libro in cui Flaviano Bianchini racconta ciò che ha vissuto.
Flaviano Bianchini è direttore e fondatore di Source International, organizzazione che collabora con comunità che affrontano casi di inquinamento ambientale e danni alla salute specialmente legati ad industrie estrattive. Ora è uscito il suo libro-testimonianza “Migrantes” nel quale racconta il suo viaggio verso il sogno americano.
Per ventuno giorni ha affrontato quello che ogni anno affrontano decine di migliaia di immigrati, il viaggio della speranza. E’ partito dal Guatemala, ha attraversato tutto il Messico camminando per 4000 chilometri per poi raggiungere infine l’America, il sogno proibito di ogni clandestino sudamericano. Giorno dopo giorno si è confrontato con la drammatica e difficile realtà di ogni immigrato. Ha rischiato la vita ad ogni passo.
«I 4000 chilometri che ti dividono dalla libertà (o presunta tale) sono costellati di bande locali, narcotrafficanti, polizia corrotta, ostacoli geografici e climatici come il deserto, la foresta, cime montuose che toccano addirittura i 4000 metri di altitudine, il caldo e il freddo – spiega Flaviano – La polizia locale è pagata dagli Usa per gestire e ostacolare il viaggio dei clandestini, ma sostanzialmente solo la polizia di frontiera ha la facoltà di trattenerli, lasciando gli altri 3000 chilometri di strada in mano a uomini che arrestano per qualche giorno quei disperati per derubarli, sfruttarli e demotivarli nelle loro intenzioni. Solo il 20% delle persone che intraprendono il viaggio arriva poi a destinazione: molti abbandonano, molti muoiono, di altri non si conosce il destino. Come se non bastassero la polizia e i generali che raccolgono tutto il denaro rubato agli immigrati in viaggio, altri pericoli si nascondono dietro alle bande e al narcotraffico: moltissime persone vengono uccise, rapite, obbligate al trasporto di stupefacenti oltre frontiera, venduti al mercato della prostituzione, una donna su sei viene violentata».
«Si calcola che ci siano ben 150.000 perdidos all’anno – prosegue Flaviano – Giunti nella zona di frontiera, ci si trova a dover affrontare l’ultima, forse la più pericolosa delle prove: attraversare il deserto, unica zona di confine priva del muro che divide fisicamente l’America centrale dall’America del nord. Si tratta di un viaggio nel viaggio, proprio per la sua pericolosità, quasi una scena di un film, purtroppo fattosi realtà: tre giorni e tre notti di fuga, di corsa nel deserto, seguendo una guida che porterà al di là del confine solo chi riuscirà a mantenere il passo e a non perdere la via».
Il gruppo di Flaviano era composto da 25 persone, lui compreso, e solo 19 sono giunte a Tucson, dall’altra parte del confine. «Oltre ai pericoli del deserto, si sono appostati sul confine i cosiddetti “Minute Man” – prosegue ancora Flaviano nel suo racconto – fondamentalisti esaltati che grazie ad un inghippo legislativo hanno la legale facoltà di sparare a vista alle persone che tentano di attraversare il confine, facilitando in fin dei conti il lavoro della polizia di frontiera. Un incubo nell’incubo, una scena che potremmo immaginare solo all’interno di un videogioco e che invece la follia umana fa diventare realtà, per di più non condannabile neppure dalla giustizia civile di quei paesi che riteniamo “liberi” e sviluppati. Proprio quei paesi verso cui gli immigrati corrono, nella speranza di un futuro migliore, democratico e giusto».
La storia di Flaviano è una testimonianza che accende nuovamente i riflettori sui paradossi umani, sul concetto di libertà, che si divide tra ciò che riteniamo sia la nostra libertà e ciò che invece ci è concesso dalla cultura, dalla politica o dalla religione del paese in cui nasciamo. Libertà non è un concetto uguale per tutti, non è un diritto accessibile a tutti, e sicuramente molte persone danno la vita alla ricerca di essa.
Flaviano Bianchini, “Migrantes. Clandestino verso il sogno americano”, Ed. Bfs