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Monsanto a processo nell’ottobre 2016

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Si chiama Fondazione Tribunal Monsanto, conterà su giudici internazionali e a ottobre 2016 metterà sotto processo la multinazionale Monsanto per i danni provocati all’ambiente e alla salute umana.
La Fondazione Tribunal Monsanto si riunirà all’Aja dal 12 al 16 ottobre 2016. Creata con il sostegno di movimenti civici come Via Campesina, di ong e di personalità internazionali – tra cui l’ecologista indiana Vandana Shiva, e l’australiano Andre Leu, presidente della Federazione internazionale dei movimenti d’agricoltura biologica – la fondazione intende “giudicare i crimini di cui è imputata la multinazionale nei settori ambientali e sanitari e contribuire al riconoscimento del crimine di ecocidio nel diritto internazionale”.
L’intenzione è quella di creare un “processo esemplare” per denunciare “tutte le multinazionali e le aziende mosse unicamente dalla ricerca del profitto e che, per questo motivo, minacciano la salute degli esseri umani e la sicurezza del pianeta”. Il tribunal Monsanto non è solo un tribunale d’opinione ma un vero tribunale con giudici e avvocati in toga che esamineranno veri e propri capi d’imputazione tramite gli strumenti del diritto internazionale. Tuttavia, non godrà di un riconoscimento internazionale.
Per giudicare il comportamento di Monsanto ci si baserà sui princìpi guida sulle imprese e i diritti umani approvati nel 2011 dal consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite. Il belga Olivier de Schutter, ex relatore speciale dell’Onu per il diritto all’alimentazione e professore di diritto internazionale all’Università cattolica di Lovanio, ha per compito, insieme all’avvocato ed ex eurodeputata francese Corinne Lepage, di mettere insieme giuristi di alto livello, magistrati, avvocati e giudici provenienti dai cinque continenti.
Il tribunale intende ascoltare al massimo un centinaio di querelanti provenienti da America, Europa, Asia e Africa e la multinazionale sarà invitata a far valere le proprie ragioni. Contattata da Libération (che ha annunciato l’iniziativa), la multinazionale ritiene che le “accuse ripropongano luoghi comuni, inesatti e deformati, che non riflettono minimamente la realtà”.
Contro la multinazionale è stato avviato un altro procedimento a settembre, a Los Angeles e a New York, da alcuni lavoratori agricoli che si sono ammalati di cancro alle ossa o di leucemia a causa dell’utilizzo di Roundup, l’erbicida più diffuso di Monsanto. O ancora il caso dell’agricoltore francese vittima di un’intossicazione dovuta al Lasso, un erbicida di Monsanto oggi vietato; per questo caso Monsanto è stata condannata in primo grado e in appello e ha fatto ricorso in Cassazione. “Guardate quello che succede con il glifosato – dice Lepage – la sostanza attiva di Roundup presente negli ogm dell’azienda. Tutto indica che ci troviamo di fronte a un gigantesco scandalo sanitario, ben più grande di quello dell’amianto. Eppure, come ha già fatto per i policlorobifenili o per la diossina, Monsanto continua a sostenere che non c’è pericolo, quando sa che è falso!”.
Per lo svizzero Hans Herren, presidente del Millennium institute di Washington, Monsanto “è di gran lunga una delle aziende peggiori”, quando si tratta d’influenzare le autorità pubbliche con “informazioni erronee” sulla sicurezza dei prodotti. Anche se anche altri gruppi del settore agrochimico “come Syngenta, Bayer o Basf” non stanno con le mani in mano.
Ogni anno Monsanto mette da parte somme colossali per affrontare i processi che potrebbero intentarle le vittime dei suoi prodotti. Il che però non la spinge a modificare le sue pratiche. “Finché per gli azionisti rimarrà più conveniente far correre dei rischi alla collettività, anche se questo obbliga a versare di tanto in tanto dei risarcimenti alle vittime, queste pratiche continueranno a esistere”, conclude Olivier de Schutter. “Delle azioni giudiziarie avviate caso per caso non possono sostituire un intervento dei poteri pubblici”.
Ma chi finanzierà tribunal Monsanto, il cui costo stimato è di un milione di euro? Tutti, sperano i suoi promotori. Il 3 dicembre è stato lanciato un appello “a tutti i cittadini e le cittadine del mondo” affinché partecipino “attraverso la più vasta operazione di crowdfunding internazionale mai realizzata fino a oggi”.

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