«I poveri? Come dice Seneca, sono quelli che hanno bisogno di molto. Ma, badate, io non faccio un’apologia della povertà, io faccio un’apologia della libertà». Ed è la sobrietà la chiave per essere liberi. Così Pepe Mujica, il “presidente povero”, alla guida dell’Uruguay fino al 2015, in Italia per presentare il libro di cui è protagonista, “Una pecora nera al potere”.
Mujica è in Italia per presentare il libro di cui è protagonista, curato da due giornalisti uruguaiani, Andrés Danza ed Ernesto Tulbovitz. “Una pecora nera al potere” è una raccolta di conversazioni tenute dall’ex presidente dell’Uruguay in occasioni istituzionali e informali, oltre cento ore di discorsi, confronti e interventi che ben permettono di comprendere lo spessore e le posizioni dell’ex guerrigliero convertito poi al parlamentarismo.
Nel 2012, durante la sua presidenza in Uruguay, ha tenuto un discorso al summit di Rio che è entrato nella storia, un monito sui pericoli del consumismo e sulla follia dell’uomo che devasta il pianeta e vive schiavo del lavoro. Da allora, anche dopo la fine del suo mandato nel 2015, è divenuto l’emblema della sobrietà, il simbolo di scelte di vita controcorrente, ma uniche oggi a poter garantire un futuro per l’umanità.
Di madre genovese e padre basco, Josè Pepe Mujica, ha oggi 81 anni e, con la stessa forza e convinzione del guerrigliero di un tempo, divulga il suo messaggio sperando «che arrivi ai giovani, perché sono loro che si trovano nel bel mezzo di una rivoluzione sociale e del mondo del lavoro».
Il tour italiano comprende diverse tappe e Mujica non si risparmia mai, dialoga, si confronta, risponde alle domande.
Ha incontrato il Papa più volte, «il primo Papa – dice – che si preoccupa dei poveri e di dove sta andando l’umanità, perché comprende dove ci sta conducendo l’egoismo. Io non sono credente, ma mi considero amico politico di Papa Francesco perchè anche lui combatte contro l’ingiustizia».
E di Barack Obama dice: «Persona formidabile, per il solo fatto di essere riuscito a diventare il primo presidente degli Stati Uniti dalla pelle nera. Ma è un presidente limitato, oppresso dai poteri forti che ci sono e lo sovrastano, anche se restano nascosti. Gli Usa vivono contraddizioni forti, hanno università prestigiose, movimenti culturali d’avanguardia ma anche oscuri interessi reazionari e in queste elezioni vediamo la parte peggiore del paese».
Sul pianeta in pieno stato di emergenza ambientale e sociale, Mujica propone la sua chiara analisi: «L’uomo vive ancora nella preistoria e ne uscirà quando dirà addio alle armi e alla guerra. Ogni minuto nel mondo due milioni di dollari vanno in fumo per spese militari; basterebbe la metà del denaro per risolvere il problema della povertà». «Ricordiamoci che le guerre non hanno mai portato risultati positivi, le vittime non hanno nulla a che fare con esse, muoiono da innocenti. E laddove la guerra è stata portata, in Iraq, in Libia, in Siria, ora le condizioni sono peggiori rispetto a prima. Non dobbiamo intervenire nella vita di nessuno perché spesso sono gli interessi a governare le decisioni».
Il Sud America? «Se non ritroviamo un’unità tra gli Stati siamo come foglie al vento, schiacciati dall’economia americana che ci vede come satelliti e risorsa umana da sfruttare».
I politici italiani? «Alcuni sono un pessimo esempio, ma è così dappertutto. Le nuove generazioni comunque non sono tonte…».
E infine la sobrietà e il tempo per vivere una vita di affetti, non votata al lavoro. «Lo sostengo da sempre. Bisogna lavorare per vivere, non vivere per lavorare. Bisogna preservare il nostro tempo per fare le cose che ci piacciono, che ci danno gioia, coltivare gli affetti, le amicizie, l’amore, sennò la vita perde di senso».