«I l 25 dicembre non è il compleanno di Gesù»: è provocatorio il sottotitolo del libretto di Elena Savino Le radici pagane del Natale, edito da Jubal. Effettivamente, mettere in dubbio una certezza che ci accompagna fin da tenera età, può sembrare solo l’ennesima polemica, blasfema per alcuni, comunque inutile per altri. In realtà, riflettere sulle origini del Natale si rivela una straordinaria opportunità per recuperare il significato originario di questa festa, diffusa in tutto il mondo ben prima della nascita del cristianesimo. Una festa che parte dallo stretto rapporto dell’uomo coi cicli naturali e che di certo non contraddice, ma bensì arricchisce, il significato simbolico della nascita del Figlio di Dio. Ad affermarlo è la stessa Nuova enciclopedia cattolica dell’Ordine Francescano: «Per inspiegabile che sembri, la data di nascita di Cristo non è nota. I vangeli non ne indicano né il giorno né l’anno […]. Fu assegnata la data del solstizio d’inverno perché in quel giorno in cui il sole comincia il suo ritorno nei cieli boreali, i pagani che adoravano Mitra celebravano il Dies Natalis Solis Invicti (giorno della nascita del Sole invincibile).»
La data del 25 dicembre, afferma Savino, prima di diventare celebre come «compleanno di Gesù», è stata giorno di celebrazione per i popoli di culture e religioni molto distanti tra loro, nel tempo e nello spazio. Le origini di questi antichi culti vanno ricercate in ciò che è «principio» della vita sulla terra e che «dal principio» è stato oggetto di culto e di venerazione: il sole. Nel periodo primitivo della propria esistenza, la nostra specie era intimamente legata al ciclo della natura, poiché da questo dipendeva la sua stessa sopravvivenza. Al tempo, la vita naturale appariva indecifrabile, incombente, potente espressione di forze da accattivarsi; era un mondo magico. L’uomo antico si sentiva parte di quella natura, ma in posizione di debolezza. Per questo, attraverso il rito, cercava di «fare amicizia» con questa o quella forza insita in essa.
Al centro di questo ciclo c’era l’astro che scandiva il ritmo della giornata, la «stella del mattino» che determinava i ritmi della fruttificazione e che condizionava tutta la vita dell’uomo. Per quest’ultimo, temere che il sole non sorgesse più, vederlo perdere forza d’inverno riducendo sempre più il suo corso nel cielo, era un’esperienza tragica che minacciava la sua stessa vita. Perciò, doveva essere esorcizzata con riti che avessero lo scopo di evitare che il sole non si innalzasse più o di aiutarlo nel momento di minor forza. Durante queste feste venivano accesi dei fuochi che, con il loro calore e la loro luce, avevano la funzione di ridare forza al sole indebolito. Subito dopo il solstizio, la luce del giorno torna gradualmente ad aumentare e il buio della notte a ridursi, fino ad arrivare al solstizio d’estate.
Il giorno del solstizio cade generalmente il 21, ma per l’inversione apparente del moto solare diventa visibile il terzo/quarto giorno successivo. E proprio il 25 dicembre sembra rinascere, ha cioè un nuovo «Natale». Questa interpretazione «astronomica» può spiegare perché il 25 dicembre sia una data celebrativa presente in culture e paesi così distanti tra loro. Il 25 dicembre è associato al giorno di nascita o di festeggiamento di molteplici divinità risalenti anche a secoli prima di Cristo. Dall’egizio Horus al dio indo-persiano Mitra, dal «nostro» Dionisio al dio sole inca Wiracocha. Il libro della Savino sottolinea le strane coincidenze temporali che uniscono le celebrazioni di queste divinità: Horus. I mosaici e gli affreschi raffiguranti immagini del dio egizio Horus in braccio a Iside ricordano l’iconografia cristiana della Madonna col bambino, tanto da indurci a credere che in epoca cristiana, per ovvi motivi, alcune rappresentazioni di Iside e Horus, spesso raffigurato come un bambino con la corona solare sul capo, furono probabilmente «riciclate».
Mitra.Quello di Mitra fu il culto più concorrenziale al cristianesimo e col quale il cristianesimo si fuse sincreticamente. A proposito, anche Mitra era stato partorito da una vergine, aveva dodici discepoli e veniva soprannominato «il Salvatore». Gli dei babilonesi Tammuz e Shamas. Nel giorno corrispondente al 25 dicembre odierno, nel 3000 a.C. circa, veniva festeggiato il dio Sole babilonese Shamash. Il dio solare veniva chiamato Utu in sumerico e Shamash in accadico. Era il dio del Sole, della giustizia e della predizione, in quanto il sole vede tutto: passato, presente e futuro. In Babilonia successivamente comparve il culto della dea Ishtar e di suo figlio Tammuz, che veniva considerato l’incarnazione del Sole. Allo stesso modo di Iside, anche Ishtar veniva rappresentata con il suo bambino tra le braccia. Attorno alla testa di Tammuz si rappresentava un’aureola di dodici stelle che simboleggiavano i dodici segni zodiacali. È interessante aggiungere che anche in questo culto il dio Tammuz muore per risorgere dopo tre giorni.
Dioniso.Nei giorni del solstizio d’inverno, si svolgeva in onore di Dioniso una festa rituale chiamata Lenaea, «la festa delle donne selvagge». Veniva celebrato il dio che «rinasceva» bambino dopo essere stato fatto a pezzi.
Bacab.Era il dio Sole nello Yucatan; si credeva che fosse stato messo al mondo dalla vergine Chiribirias.
Il dio Sole inca Wiracocha.Il dio sole inca veniva celebrato nella festa del solstizio d’inverno Inti Raymi, festeggiata il 24 giugno perché nell’emisfero sud, essendo le stagioni rovesciate, il solstizio d’inverno cade appunto in giugno.
Ma quando si è iniziato a celebrare il Natale cristiano, quello che conosciamo noi? Fu l’imperatore romano Costantino, cultore del Sole, che nel 330 d.C., dopo aver abbracciato la fede cristiana, trasformò in festa cristiana la festa del Sol Invictus del 25 dicembre, che aveva già unificato tutti i culti solari dell’Impero. Il 7 marzo del 321 Costantino aveva già cambiato nome al giorno festivo della settimana: da Dies Solis («giorno del Sole») a Dies Domini («giorno del Signore»).
Nei paesi di cultura anglosassone e germanica, invece, questo cambiamento non venne gradito e rimase il nome originario (Sunday per gli anglosassoni e Sontag per i germanici). Nel 337 d.C. Papa Giulio I rese poi ufficiale la data del Natale da parte della Chiesa cattolica, come riferisce San Cristomomo nel 390 d.C.: «In questo giorno, 25 dicembre, anche la natività di Cristo fu ultimamente fissata in Roma».
Ovviamente in questa sede non c’è spazio per uno studio comparato delle religioni del mondo, tuttavia riscoprire la dimensione universale di questa ricorrenza può non solo motivare ognuno a saperne di più, ma anche a vivere un Natale più consapevole. Un Natale, insomma, che attraverso i cicli della natura, unisca tutta l’umanità e tutte le tradizioni spirituali.
Per gentile concessione di Jubal Editore. Il libro Le radici pagane del Natale di Elena Savino si può ordinare direttamente online su
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