Quattro mesi dopo l’arrivo del virus che ha messo in allarme il mondo intero, «la ricerca di un vaccino ha assunto una intensità mai vista prima (…) con implicazioni enormi per la salute pubblica, l’economia mondiale e la politica». Così scrivono i cinque autori dell’articolo pubblicato sul
New York Times, sottolineando come «la compressione in 10 mesi di un processo che può richiedere 10 anni» sollevi dubbi circa la sicurezza del vaccino stesso e come sia diffusa l’incertezza sulla possibilità che si riveli efficace.
Sette dei circa 90 progetti che sono stati portati avanti da governi, case farmaceutiche, ambienti del biotech e laboratori accademici hanno raggiunto la fase degli studi clinici, si legge sul New York Times. «Con i leader politici che premono sempre di più per vedere progressi e con grandi profitti potenziali in ballo per l’industria, le case farmaceutiche e i ricercatori hanno fatto intendere che stanno procedendo a velocità inaudita». «Ma su questa impresa grava l’incertezza»: potrà mai, qualsivoglia vaccino per il coronavirus, risultare efficace? Quanto velocemente si potrebbe rendere disponibile per milioni o miliardi di persone? E la fretta che sta comprimendo a 10 mesi un processo che può richiedere 10 anni sacrificherà la sicurezza?
Nel loro articolo David Sanger, David Kikrkpatrick, Carl Zimmer, Katie Thomas e Sui-Lee Wee pongono anche questi interrogativi.
«Alcuni esperti – proseguono – affermano che il campo più promettente nell’immediato è quello dello sviluppo di trattamenti che accelerino la guarigione da Covid-19, un approccio che ha generato qualche ottimismo grazie a risultati di ricerche che paiono inizialmente incoraggianti sul remdesivir, un farmaco antivirale precedentemente provato per l’Ebola».
Nell’articolo del New York Times si menziona anche l’aumento dei test sull’uomo per accelerare il processo, «test in cui ai volontari viene iniettato il potenziale vaccino e che vengono poi esposti intenzionalmente al coronavirus» e che dal punto di vista etico hanno comportato confronti e discussioni.
Inoltre, data la proliferazione dei progetti sul vaccino, potrebbe anche accadere che nessuno di essi emerga come «un chiaro vincitore».
Gli autori dell’articolo scrivono anche che alcuni dei «leading contenders for a coronavirus vaccine» stanno «combinando trials che di solito sono effettuati uno dopo l’altro. Stanno spingendo le loro formulazioni per metterle in produzione, malgrado il rischio che i trials falliscano, lasciando milioni di dosi inutilizzate».
E menzionano il fatto che alcuni scienziati, riguardo i volontari che partecipano ai test, mettano in guardia sul fatto che «un vero consenso informato potrebbe non essere possibile. Anche i medici non conoscono ancora tutti gli effetti del virus».
E ancora: «L’accelerazione dei test potrebbe far correre il rischio di non accorgersi di potenziali effetti collaterali».
L’articolo del New York Times fornisce poi molte altre informazioni anche sulle diverse tipologie di vaccini in fase di studio e sulle dinamiche tra le varie nazioni coinvolte.
Gli autori:
David E. Sanger è a Washington
David D. Kirkpatrick a London
Carl Zimmer and Katie Thomas a New York
Sui-Lee Wee a Singapore
Hanno fornito il loro contributo anche Denise Grady and Maggie Haberman