Processo proteste in Val Susa, chiesti 7 milioni ai No Tav

La Presidenza del Consiglio dei Ministri e i Ministeri dell’Interno e della Difesa, parte civile nel processo per le proteste in Val Susa, hanno chiesto 7 milioni di risarcimento agli attivisti No Tav.

La richiesta è indirizzata agli esponenti del Movimento No Tav e attivisti del centro sociale Askatasuna e dello Spazio Popolare Neruda, lo fa sapere lo stesso Movimento No Tav in una nota, coinvolti nel processo: 28 persone, di cui 16 con l’accusa di associazione a delinquere. La richiesta di risarcimento, spiegano i No Tav, riguarda «il danno patrimoniale per le persone infortunate», «i mezzi e il vestiario danneggiati», «il costo delle attività investigative della Questura, gli straordinari, l’indennità di ordine pubblico» e «il danno non patrimoniale». 

I No Tav informano anche riguardo «la prima parte dell’arringa difensiva dell’avvocato Novaro in merito al capo 1 incentrata sull’inconsistenza delle accuse dell’associazione a delinquere. Viene smontata quindi pezzo pezzo la memoria della Procura evidenziando tutte le forzature, i pregiudizi e l’inconsistenza di un teorema accusatorio che vuole negare la politicità dell’agire degli imputati, relegando la storia dei movimenti a espressioni deliquenziali, complotti criminali e nient’altro». 

«É evidente che non sia razionale né possibile pensare che si potranno pagare tali somme, ma che l’obiettivo è quello di intimorire e spaventare tutto un movimento e fare da monito per chi pensa di organizzarsi e lottare» spiegano i No Tav. 

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