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Rete Disarmo: «Basta fornire armi a zone di guerra, si proteggano i civili»

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«Porre fine alla fornitura di armi alle zone di conflitto è essenziale per proteggere i civili e sostenere il diritto internazionale»: lo afferma la Rete Italiana Pace e Disarmo mentre è in corso la decima conferenza degli Stati Parti del Trattato ATT (Arms Trade Treaty) che regola il commercio e i trasferimenti internazionali di armi, incontro che si concluderà il 23 agosto a Ginevra.
Rete Disarmo: «Basta fornire armi a zone di guerra, si proteggano i civili»

E’ iniziata il 19 agosto e si concluderà il 23 agosto la Decima conferenza degli Stati Parti del Trattato ATT (Arms Trade Treaty) che regola il commercio e i trasferimenti internazionali di armi.
«Approvato nel 2103 grazie all’enorme lavoro di informazione e pressione della società civile internazionale riunita nella campagna “Control arms” (di cui anche Rete Pace Disarmo fa parte), il Trattato è poi entrato in vigore la vigilia di Natale del 2014 – spiega la Rete Disarmo –  Si tratta di una pietra miliare della normativa internazionale ispirata al cosiddetto “disarmo umanitario” poiché prima di quel momento non esisteva alcuna norma globale che regolasse i trasferimenti di sistemi d’arma convenzionali, lasciata invece completamente in balia delle decisioni specifiche di ogni singolo Stato, oltre che agli interessi del complesso militare-industriale-finanziario».
«Ponendo fine alla fornitura di armi, munizioni, parti e componenti di armi in contesti in cui potrebbe esserci un rischio eccessivo di commettere violazioni del diritto umanitario internazionale e dei diritti umani gli Stati non solo adempirebbero agli obblighi previsti dalle Convenzioni di Ginevra e dal diritto consuetudinario internazionale, ma potrebbero aiutare a prevenire le sofferenze dei civili. Porre fine alla fornitura di armi alle zone di conflitto è essenziale per proteggere i civili e sostenere il diritto internazionale» prosegue la Rete.
«Il Trattato ATT richiede agli Stati parti (attualmente 115) e ai firmatari (al momento 27, mentre 53 Paesi non hanno ancora aderito in alcun modo) di proibire i trasferimenti di armi convenzionali se sono a conoscenza del fatto che verrebbero utilizzate in attacchi diretti contro obiettivi civili o usate per commettere o facilitare altri crimini di guerra – prosegue la Rete – Prima di autorizzare qualsiasi trasferimento di armi, l’ATT – che l’Italia ha ratificato – richiede anche agli Stati parte e ai firmatari di valutare il rischio che le esportazioni di armi convenzionali possano minare la pace e la sicurezza, o essere usate per commettere o facilitare gravi violazioni del diritto internazionale umanitario o dei diritti umani. Se esiste un rischio sostanziale di queste conseguenze negative, lo Stato parte non deve autorizzare l’esportazione».
Hine-Wai Loose, direttrice di Control Arms ha sottolineato: «Il primo decennio del Trattato sul commercio delle armi è stato oscurato da persistenti e gravi violazioni delle sue disposizioni, in quanto gli Stati parte hanno troppo spesso dato priorità alle alleanze politiche e ai profitti rispetto alle vite umane. Senza il rispetto e la responsabilità, qual è il valore del diritto internazionale?». 
La Rete ricorda poi il caso del «Governo italiano che ha chiesto al Parlamento di discutere una modifica della Legge 185/90 che ridurrebbe drasticamente controllo e trasparenza sull’export di armi italiane. Una scelta errata contro cui si è schierata una vasta coalizione della società civile italiana che ha  promosso la mobilitazione “Basta favori ai mercanti di armi”».
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LETTURE UTILI

Pensato come un vero e proprio atlante, dove ogni conflitto ha pari dignità, è un annuario aggiornato delle guerre in atto sul Pianeta. Vengono analizzate e spiegate le ragioni di tutti gli scontri armati in corso: chi combatte e perché, qual è la posta in gioco e le ragioni che muovono al conflitto.

Senza prendere posizione a favore di qualcuna delle parti in causa, l’Atlante è uno strumento fondamentale di informazione e di costruzione di una coscienza civile.
La XII edizione dell’Atlante ha il suo focus sui conflitti tra Israele e Palestina e tra Russia e Ucraina.
Contiene dossier tematici su:
• La recrudescenza del conflitto Israele-Palestina
• Gli sviluppi più recenti del conflitto Russia-Ucraina
• Riarmo e nuovo pericolo nucleare
• Il dramma dei civili in zone di guerra
• Cina e nuovi equilibri
• Guerra e beni artistici
• Guerra e finanza
• Peacebuilding
• Donne e diritti
Con schede conflitto e infografiche generali.
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Sono oltre 30 le guerre in corso sul Pianeta. Gli Stati si affidano alle armi per trovare soluzioni, mentre sarebbe urgente investire sull’emergenza climatica, sui diritti umani, sulla democrazia.

Crocco e Giordana invitano a guardare il Mondo con occhi differenti, abbandonando le logiche armate della geopolitica a favore di una “geografia dei diritti umani”, che ponga al centro delle relazioni tra Stati la cooperazione e il rispetto dei diritti. 
Non si tratta di un approccio teorico o ideale, è semplicemente realistico, forse l’unico che può fermare questa pericolosa corsa alle armi.
Gli autori
Raffaele Crocco è direttore responsabile dell’ Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, dei siti atlanteguerre.it, atlasofwars.com, ed è direttore editoriale di Unimondo. È stato giornalista RAI, collaboratore delle trasmissioni Est Ovest e Mediterraneo. Ha lavorato come inviato di guerra, è autore di libri e documentari.
Emanuele Giordana, giornalista e asiatista, già docente di Cultura indonesiana, direttore di Ecoradio e del mensile Terra, insegna giornalismo ed è cofondatore di Lettera 22. È presidente dell’associazione Afgana e ha scritto saggi, curato collettanee di geopolitica. Scrive per diverse testate ed è direttore editoriale del sito atlanteguerre.it.

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