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Rete Disarmo: «Ridurre le spese militari, alimentano le guerre»

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«Il militarismo alimenta guerre e violenze, ma nonostante gli appelli ad abbandonare le armi  per passare a negoziati di pace e disarmo, i governi raddoppiano la ricetta del disastro aumentando significativamente i loro bilanci militari. Bisogna dire basta»: è l’appello della Rete Italiana Pace e Disarmo.

Rete Disarmo: «Ridurre le spese militari, alimentano le guerre»

«Nell’ultimo anno, il mondo ha assistito a un’allarmante escalation di violenza e altri conflitti violenti si profilano all’orizzonte con l’acuirsi delle tensioni globali e la crescente competizione tra le nazioni, mentre il diritto internazionale e gli organismi di mediazione e risoluzione dei conflitti come le Nazioni Unite vengono messi da parte o ignorati – scrive in una nota la Rete Italiana Pace e Disarmo – Il militarismo sta chiaramente alimentando tutte queste guerre e violenze, ma nonostante gli appelli ad abbandonare le armi e la violenza per passare ai negoziati di pace e al disarmo, i governi stanno raddoppiando la ricetta del disastro aumentando significativamente i loro bilanci militari. Invece di cercare percorsi di pace investendo nella diplomazia, negli aiuti umanitari e nella risoluzione dei conflitti, hanno deciso di distribuire sempre più denaro all’industria delle armi. La storia ha ripetutamente dimostrato che la militarizzazione non porta né pace né sicurezza; perpetua cicli di distruzione, sofferenza e ingiustizia e alimenta il collasso climatico. La militarizzazione non è quindi una soluzione, ma una parte del problema. Come si può ottenere un risultato diverso dalla guerra, dalla violenza e dall’ingiustizia?».

«Investire nella guerra e nel riarmo significa distogliere risorse preziose dal nostro benessere – prosegue la Rete – Ogni centesimo speso per gli armamenti è un centesimo non speso per i servizi pubblici essenziali. È essenziale ridurre i bilanci militari e utilizzare queste risorse per salvare le persone e il pianeta. Un’ulteriore militarizzazione e l’aumento delle spese militari comporteranno necessariamente maggiore austerità e tagli ai servizi pubblici essenziali, alimentando al contempo la repressione e la perdita di diritti e libertà, sia in patria che all’estero. È inoltre fondamentale sfatare il mito dell’impatto positivo degli investimenti militari sulle economie nazionali. L’aumento delle spese militari, oltre a rafforzare uno status quo basato sulla violenza e sull’ingiustizia, distoglie risorse da settori civili più produttivi, che producono maggiori benefici, sia a breve che a lungo termine, compresa la creazione di posti di lavoro».

Ecco le richieste della Rete Disarmo:

  • «Chiediamo con urgenza ai governi di ridurre le spese militari e di affrontare invece, attraverso la cooperazione e la diplomazia, le sfide globali del nostro tempo che richiedono tutte le risorse disponibili.
  • Chiediamo un impegno concreto per il disarmo globale, la cessazione del commercio di armi e l’interruzione delle spedizioni di armi verso Paesi in conflitto. Chiediamo ai governi e alle aziende di dare priorità alla pace e alla giustizia rispetto ai profitti derivanti dalla produzione e dal commercio di armi.
  • Chiediamo ai governi (in particolare a quelli degli Stati Uniti e dell’Unione Europea) di cessare la fornitura e l’acquisto di armi da Israele e di utilizzare tutti i mezzi a disposizione, comprese le sanzioni contro il governo israeliano, per spingere verso un vero cessate il fuoco e la fine del genocidio a Gaza.
  • Chiediamo una discussione sincera e attiva su architetture di sicurezza internazionali e regionali nuove e reattive, basate sulle idee condivise di sicurezza comune, disarmo e giustizia globale. Chiediamo ai governi di rispettare il diritto internazionale e i trattati internazionali sul disarmo, di sostenere il quadro internazionale di risoluzione dei conflitti delle Nazioni Unite, di attuare gli impegni assunti nel Patto delle Nazioni Unite per il futuro e di preparare attivamente una quarta sessione speciale sul disarmo all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
  • Chiediamo ai governi di affrontare subito la crisi climatica. Un aumento delle spese militari significa un aumento delle emissioni di gas serra».

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