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Stati Genderali & Disability: l’incontro nazionale a Torino su diritti LGBTQIA+ e disabilità

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Il 21 e 22 gennaio si terrà a Torino l’incontro nazionale di Stati Genderali & Disability, piattaforma per i diritti LGBTQIA+ e sulle disabilità e neurodivergenze in connessione ad essi. 
Stati Genderali & Disability: l’incontro nazionale a Torino su diritti LGBTQIA+ e disabilità
Da una lettura intersezionale del quotidiano, il movimento apre un’importante riflessione sull’autodeterminazione nei luoghi di lavoro, nello spazio pubblico e in ambito istituzionale. Ne abbiamo parlato con Babs Mazzotti del Laboratorio Smaschieramenti, una delle realtà orgnanizzatrici:
Babs, che cos’è Stati Genderali & Disability?
E’ una piattaforma di associazioni, collettivi e singole attiviste e attivisti che si occupano di temi LGBTQIA+, disabilità e neurodivergenze. La prospettiva politica è transfemminista e partiamo dalla constatazione fondamentale che le nostre battaglie non sono separabili dai diritti sociali, ma riguardano strettamente il lavoro, la salute, l’educazione, il diritto di famiglia, il razzismo e le leggi su disabilità e neurodivergenze.  
L’intenzione è anche fare pressione a livello istituzionale?
Si, Stati Genderali nasce dalle mobilitazioni intorno all’affossamento del Ddl Zan: i metodi di negoziazione degli ultimi 20 anni sono stati poco efficaci, come in quel caso, in cui abbiamo dovuto difendere una proposta di legge per la quale la comunità LGBTQIA+ non era stata interpellata. Crediamo sia fondamentale creare una base larga e forte di persone impegnate nel sostegno o nel contrasto delle proposte legislative, perché le nostre voci contino e chi si prende la responsabilità di negoziare lo faccia da una riflessione il più possibile allargata e orizzontale. 
In che modo le disabilità sono connesse con questo percorso?
L’identità LGBTQIA+ non finisce con l’orientamento sessuale o l’identità di genere che incarniamo, ma siamo anche lavoratrici e lavoratori, con disabilità e neurodivergenze. Cerchiamo di portare alla luce come le discriminazioni agiscano in modo intersezionale e riteniamo che il punto di vista delle soggettività marginalizzate sia prioritario quando vogliamo delineare nuovi mondi possibili. 
Uno dei temi è uscire dalla patologizzazione…
La critica radicale alla normatività e quindi al concetto di normalità è un aspetto fondamentale nella prospettiva di rimettere i margini al centro e decostruire un approccio di stampo assistenzialista. Crediamo che le persone debbano avere i diritti che permettano l’autodeterminazione: non ci deve essere una dipendenza dallo Stato, ma delle opportunità.  
Il movimento transfemminista si batte anche per una rappresentazione diversa di chi vive fuori dal modello dominante, dandogli potere e per questo generando anche delle paure. Cosa ne pensi?
Noi monitoriamo e denunciamo il modo rivittimizzante, pietistico e discriminatorio con cui le persone con disabilità e le persone trans vengono rappresentate, sia dalla politica istituzionale che dalla comunicazione mediatica, in cui spesso vengono usati termini desueti, misgendering e deadnaming. C’è una forte incomprensione rispetto all’identità di genere che deriva da una cultura mancante su questi temi. Se si comprende che la matrice della violenza è patriarcale, colonialista e capitalista non dovremmo temere di perdere dei diritti nel momento in cui vengono estesi a più persone, ma sappiamo come la paura sia difficile da sradicare, in quanto utilizzata dalle destre per creare dei nemici pubblici. Credo però che le giovani generazioni siano più aperte, lo vediamo con l’attenzione verso queste tematiche che ha per esempio il movimento studentesco.    
Cosa si prevede per l’incontro di Torino? 
Si confronteranno tante realtà. Dalle grandi associazioni LGBT nazionali ai piccoli collettivi che lavorano soprattutto sui territori e questo per noi è molto importante, perché è un momento di scambio inedito rispetto agli ultimi decenni. É un esperimento necessario perché cominci un percorso di contaminazione, in cui tutta la comunità abbia la possibilità di dire la sua e interrogarsi sul presente. 

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