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Stop 5G: mozione parlamentare per la moratoria e petizione nazionale

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Cinque deputati hanno presentato una mozione parlamentare per chiedere al Governo che si impegni per una moratoria del contestatissimo 5G, i cui pericoli per la salute appaiono tutt’altro che insignificanti. Intanto è stata anche lanciata una petizione nazionale per chiedere lo stop, appoggiata dalla dottoressa Fiorella Belpoggi dell’Istituto Ramazzini, autrice di un’analisi approfondita delle problematiche che questa tecnologia porta con sé.
Cinque deputati (Sara Cunial prima firmataria insieme a Silvia Benedetti Gloria Vizzini, Veronica Giannone e Schullian Manfred) hanno depositato una mozione parlamentare che punta a impegnare il Governo in una moratoria nazionale sul 5G e a non modificare al rialzo i limiti delle esposizioni della popolazione all’alettrosmog.
QUI il testo completo della mozione, che cita gli studi nazionali e internazionali che attestano una mancanza di sicurezza e una possibile esposizione della popolazione a pericoli con questa nuova tecnologia.
È stata promossa anche una petizione nazionale che riafferma la richiesta di moratorie e di non innalzamento delle soglie limite di esposizione, petizione lanciata dal giornalista Murizio Martucci e appoggiata dalla dottoressa Fiorella Belpoggi dell’Istituto Ramazzini.

Importante in proposito è il monito lanciato proprio dalla dottoressa Belpoggi in occasione della sua audizione in Parlamento nel febbraio scorso ( QUI il resoconto dettagliato): «Se i piani del settore delle telecomunicazioni per il 5G si realizzeranno, nessuna persona, nessun animale e nessuna pianta sulla Terra sarà in grado di evitare l’esposizione, 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno, a livelli di radiazione a radiofrequenza (RFR) maggiori di quelli esistenti oggi. Saremo sempre più esposti, involontariamente».

Belpoggi: «I governi sono responsabili»

«Con il 5G affrontiamo il problema delle radiazioni a frequenze ancora poco studiate (onde millimetriche), verosimilmente sospette di creare gli stessi problemi delle frequenze oggi utilizzate – ha aggiunto belpoggi – Questa situazione, che riguarderà tutto il globo, richiama la responsabilità dei governi che agevolano la messa in atto di questa nuova generazione delle telecomunicazioni senza alcun approccio critico, sia sanitario che sociale, riducendo il problema ad una questione di aggiudicazione delle frequenze da parte delle compagnie, con introiti per i governi molto rilevanti».
«Sebbene l’evidenza sia quella di un agente cancerogeno di bassa potenza, il numero di esposti è tale (miliardi di persone) da rappresentare un enorme problema di salute pubblica: molte migliaia, se non milioni, potrebbero essere le persone suscettibili a danni biologici da radiofrequenze – è ancora Belpoggi – L’introduzione senza cautela del 5G, nonostante gli allarmi, sembra non aver insegnato nulla ai governi rispetto alle lezioni del passato: amianto, fumo di tabacco, benzene, formaldeide, ed altri, la cui cancerogenicità è risultata evidente in studi sperimentali decenni prima che le agenzie regolatorie prendessero provvedimenti restrittivi, fino al bando».

«Occorrono valutazioni accurate»

Prosegue Belpoggi: «I governi dovrebbero prendere tempo prima di avviare la diffusione delle onde millimetriche del 5G, in attesa di valutazioni accurate sulla pericolosità di questa tecnologia sicuramente innovativa e dalle applicazioni straordinarie, ma sospetta di comportare problemi per la salute. Così come l’industria chimica produce corposi dossier di valutazione del rischio delle nuove sostanze immesse sul mercato, altrettanto bisognerebbe fare per le radiofrequenze. D’altra parte anche l’industria automobilistica oggi è soggetta a valutazioni sulla sicurezza delle emissioni, perché no la telefonia mobile?».

«Disponibili a collaborare a uno studio con l’ISS»

«L’Istituto Ramazzini ha ancora in essere l’apparato espositivo utilizzato per studiare le frequenze del 3G, facilmente adattabili al 5G, e si rende disponibile a condividere la propria struttura con le parti interessate, cittadini, istituzioni e industria. L’Istituto Superiore di Sanità potrebbe essere il partner ideale per uno studio così complesso, e auspichiamo che non venga ignorato questo appello. Si tratta a questo punto solo di volontà politica, agire per garantire la salute pubblica sarebbe solo un fatto di democrazia».
Anche lo scienziato Ernesto Burgio, dell’Istituto europeo sul cancro di Bruxelles, è intervenuto per illustrare i pericoli del 5G

Il manuale per difendersi dall’elettrosmog

Il libro “Manuale di autodifesa per elettrosensibili” (Terra Nuova Edizioni) è un manuale di inchiesta fondamentale per una corretta informazione e per chiedere ai cittadini e alle istituzione una presa di coscienza dei rischi dell’elettrosmog in nome del Principio di Precauzione.L’elettrosmog è un pericolo per la salute? «Non ci sono sufficienti evidenze scientifiche per dimostrarlo». Il libro confuta quest’assioma stereotipato, fondato su ricerche superate di dubbia indipendenza, e offre una panoramica dei rischi prodotti dai campi elettromagnetici dei più moderni strumenti tecnologici.
L’autore indica i confini e le linee guida dell’elettrosensibilità, una nuova forma di malattia ambientale altamente invalidante e tipica dell’Era Elettromagnetica, patita da un numero sempre più grande di cittadini invisibili, costretti alla fuga da città e modernità.

Nel libro sono raccolte le testimonianze dei malati, le storie di suicidi e dell’insorgenza di patologie tumorali, e le sentenze shock che stabiliscono il nesso telefonino=cancro; vengono raccontati i lati oscuri dell’elettrosmog e svelate le incongruenze, le distorsioni metodologiche e i conflitti d’interesse alla base del cosiddetto fronte negazionista. Capitoli molto importanti sono inoltre dedicati alle più efficaci terapie elettrodesensibilizzanti, che vengono in aiuto per cercare di ridurre l’impatto dei campi elettromagnetici sugli esseri umani.

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