La Procura di Torino ha avviato un’indagine contro ignoti per «somministrazione di farmaci imperfetti» dopo avere rilevato la presenza di microparticelle di tungsteno nel vaccino esavalente. La notizia è stata data anche da alcuni quotidiani nazionali mainstream.
Le microparticelle di tungsteno sono emerse dagli accertamenti ordinati dal procuratore aggiunto di Torino
Vincenzo Pacileo sui
vaccini esavalenti della Glaxo (come hanno riportato anche i quotidiani La Stampa e Il Corriere). L’inchiesta arriva a pochi mesi dalla legge sostenuta dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin che ha introdotto l’obbligo per dieci vaccini da 0 a 16 anni.
Nella primavera 2017, la Procura aveva ricevuto un esposto del Codacons basato sugli esami di laboratorio fatti da Antonietta Gatti e Stefano Montanari, specialisti in nanotecnologie. I risultati delle analisi rivelavano «una contaminazione da micro e nanoparticelle».
La ricerca di Gatti e Montanari era stata pubblicata dall’
International Journal of Vaccines and Vaccination e ne erano seguite critiche e polemiche. Secondo la ricostruzione de La Stampa, con l’aiuto dei carabinieri del Nas, il pm Pacileo aveva cercato uno specialista per le analisi. Il primo nominativo era di un docente universitario del Centro Italia, che ha accettato l’incarico con qualche riserva. Salvo, poi, rimangiarsi la disponibilità a causa della mancanza di strumentazione.
«Così, la Procura ha trovato un esperto della facoltà di Biotecnologie molecolari dell’Università di Torino. Lo specialista ha già completato la consulenza sulla composizione chimica: nel vaccino ci sono tracce di tungsteno, oltre a sostanze come alluminio, rame, zinco, manganese e piombo (seppure in minima parte), presenti anche nell’acqua – scrive La Stampa- Per il docente, comunque, in quella concentrazione le sostanze non sono un pericolo per la salute. Il pm Pacileo ha chiesto lo stesso un supplemento di perizia. Il quesito: l’esperto deve chiarire l’origine di quelle tracce di tungsteno. Tra le varie possibilità, c’è quella di una «limatura» causata dall’attrito dell’ago con il meccanismo di scorrimento della siringa al momento dell’apertura per l’iniezione».
«Siamo lieti di questi sviluppi, in un’indagine avviata in seguito a esposti del Codacons inviati da tempo», dice l’avvocato Sorriento, che ha studiato la questione per conto dell’associazione di consumatori. Ancora: «A fine 2017, abbiamo chiesto alle varie procure destinatarie degli esposti di avviare indagini tecniche sui vaccini somministrati ai bambini. Anche in considerazione dei risultati acquisiti da ciascuna Regione».
«Ma soltanto sei regioni su 20 ci hanno messo a disposizione i dati. Le altre amministrazioni locali hanno deciso di negarci l’accesso», aggiunge l’avvocato Sorriento. Con una punta di amarezza, tutta torinese: «Tra le Regioni che hanno negato l’accesso ai dati c’è anche il Piemonte».
E così, «valuteremo un ricorso al Tar». Ma Codacons lavora anche sul «possibile conflitto d’interessi. Già un gip di Torino aveva scritto in un’ordinanza nel 2014 che occorreva fare chiarezza sulla possibilità che ci siano interessi “altri” rispetto alla salute pubblica a determinare le scelte di profilassi». Materia finita all’attenzione dell’Anticorruzione.