“Un ponte per…” i profughi siriani
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“Difficile anche la situazione in Turchia, con migliaia di arrivi – spiegano dall’associazione – In Iraq migliaia di siriani curdi hanno raggiunto le aree amministrate dal governo regionale di Erbil. Infine non va dimentica la situazione disperata dei palestinesi in Siria, rifiutati da tutti i paesi confinanti. Un ponte per… – e il suo partner locale Public Aid Organization (PAO) – lavorerà nei prossimi 6 mesi per fornire assistenza psico-sociale ed orientamento alle famiglie rifugiate nel campo e fuori. Si prevede di assistere circa 1000 famiglie e di fornire kit igienici e sanitari di base per favorire l’igiene e la prevenzione delle patologie diffuse nel campo. Un percorso di formazione servirà anche a insegnare ai minori presenti nel campo le regole minime di sicurezza da rispettare per evitare pericoli. Il progetto prevede inoltre che un team di due operatori sia impegnato al confine con la Siria per monitorare i casi più urgenti da assistere, in modo da orientare le persone in arrivo verso i servizi disponibili nel paese. Contro l’ordinaria follia della guerra, vogliamo costruire un’altra “normalità”, fatta di scuola e lavoro. E’ nata anche una “radio-emergenza” per aiutare i profughi siriani in Giordania. Il programma va in onda due volte a settimana e la conduzione è affidata a una redazione di aspriranti giornalisti, due ragazze di 18 anni e due giovani di 21 e 27 anni. Trasmesso da Radio Yarmouk, l’emittente dell’Università di Irbid, città nel nord della Giordania, tra le principali coinvolte nell’emergenza, questo progetto radiofonico prevede 16 trasmissioni e il coinvolgimento di esperti, medici e operatori di organizzazioni umanitarie per parlare di sfruttamento minorile, tratta di esseri umani, educazione ed accesso scolastico, servizi sanitari e violenze su donne e bambini. In ogni puntata, oltre alle interviste agli attori dell’emergenza, sono previsti spazi musicali scelti dagli stessi autori che forniscono informazioni pratiche ai loro connazionali su come accedere ai servizi disponibili per i rifugiati siriani in Giordania”.