Nonostante i recenti tentativi di ridimensionarne le proprietà terapeutiche, l’aloe continua ad essere ritenuta da molti medici e ricercatori un valido rimedio contro numerosi disturbi e patologie
Aloe: tra pregiudizi e ricerca
Le proprietà terapeutiche dell’aloe sono note sin dall’antichità. Già nell’Antico testamento, nel Vangelo di Giovanni (19,39) si parla di una mistura a base di aloe utilizzata per cicatrizzare le ferite del corpo di Gesù dopo la sua morte. Ippocrate (460-377 a. C.) ne decantava le proprietà disinfettanti, antinfiammatorie e rigeneranti. La medicina popolare l’ha sempre impiegata contro le ustioni, il mal di testa e l’ittero.
Quella ufficiale ne riconosce il potere antisettico, cicatrizzante, antinfiammatorio e nutriente
In tempi recenti, si sono scoperte le proprietà antitumorali e i preparati a base di Aloe arborescens e vera sono diventati tra i prodotti più richiesti nel mercato dei rimedi naturali, tanto da urtare gli interessi dell’industria farmaceutica. Come risposta al grande successo di mercato dell’aloe, negli ultimi tempi, l’aloe e i suoi promotori sono stati oggetto di un violento attacco da parte dei media. L’accusa è la solita: imbonitori, venditori di beveroni privi di fondamento scientifico.
Ma è proprio così?
Il primo distinguo da fare è che quello dell’aloe è un genere molto variegato a cui appartengono oltre 250 specie: A. arborescens, A. barbadensis (o Aloe vera), A. ferox, A. humilis, A. ciliaris, A. ristata, ecc), delle quali solo le prime due sono utilizzate in fitoterapia per la ricchezza di principi attivi. Va anche detto che spesso sul mercato si trovano formulati ottenuti con altre specie di aloe o addirittura con piante simili dal punto di vista botanico come la ben nota “Aloe del Natal”, ma che non presentano nessuna proprietà terapeutica e pertanto il loro impiego rappresenta una vera e propria frode. Una volta definita con precisione la materia base più valida e il criterio di preparazione dei prodotti a base di aloe, si tratta di verificare ora cosa dice la letteratura medica internazionale a proposito degli effetti terapeutici.
L’acemannano
Tra i numerosi costituenti dell’aloe, l’acemannano è il componente che più di tutti ha attirato l’interesse dei ricercatori. Si tratta di un polisaccaride complesso finora riscontrato soltanto nell’aloe, nel ginseng, nei funghi shiitake, nella polvere di cartilagine di squalo, nell’astragalo e nell’eleuterococco. L’acemannano si formerebbe nell’essere umano fino all’età della pubertà, mentre, dopo la crescita, andrebbe integrato con l’alimentazione. Secondo recenti studi, l’acemannano rinforzerebbe il sistema immunitario attivando i fagociti, anticorpi e cellule natural killer. Inoltre, questo polisaccaride sembra facilitare la disgregazione di alcune proteine nell’intestino spesso responsabili delle allergie. Quest’attività costituisce il punto di partenza per rinforzare il sistema immunitario partendo dal nucleo cellulare.
Ricercatori americani stanno studiando l’acemannano da diverso tempo per capire il suo eventuale campo d’azione sulle proteine cancerose. Le proprietà terapeutiche riconosciute Secondo il dottor Pietro Mascheri, del Centro Nazionale Studi e Ricerche di Fitoterapia e Medicina Naturale, le proprietà farmacologiche dell’aloe si possono così sintetizzare:
1. Azione antisettica. Il gel di aloe possiede una azione battericida nei confronti degli Staphilococchi (compreso S. aureus) per tale motivo è impiegato nel trattamento dell’acne. Inoltre, manifesta un’azione batteriostatica verso numerosi altri batteri e risulta essere attivo contro numerosi funghi e virus.
2. Azione immunostimolante. Tale azione, messa in luce da ricercatori russi, è dovuta alla presenza della frazione polisaccarcidica, in particolare dell’Acemannano, che funziona come un antigene esplicando un reale aumento delle difese immunitarie, utili per contrastare l’insorgenza di numerosi processi patogeni, e degenerativi legati a difetti del sistema immunitario.
3. Azione cicatrizzante riepitelizzante. Stimola direttamente l’attività dei macrofagi e dei fibroblasti accelerando la riparazione tissutale e favorendo la produzione di collagene e proteoglica.
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