Sono oltre centomila secondo l’Istituto sindacale europeo i lavoratori che muoiono di tumori legati al lavoro. Sotto accusa l’esposizione a sostanze inquinanti e i prodotti chimici altamente tossici. L’Europa deve fare di più!
Sono più di centomila a lavorare una vita per sbarcare il lunario e guadagnarsi la pensione, e poi a morire per malattie professionali. Secondo gli ultimi dati dell’Istituto sindacale europeo (Etui), già ora almeno 100mila lavoratori muoiono ogni anno a causa di tumori legati al lavoro e all’inadeguatezza delle misure in vigore all’interno dell’Unione europea. Una cifra impressionante, contenuta in un documento ufficiale dell’Agenzia europea per la salute e la sicurezza del lavoro, con sede a Bilbao, in Spagna. “Si tratta di una stima ottimista: il numero reale di decessi è senza dubbio superiore – ha spiegato Laurent Vogel dell’Etui – poiché le cifre dell’Agenzia di Bilbao non includono i casi di tumore causati dalle sostanze che alterano la funzionalità del sistema endocrino, i cosiddetti perturbatori endocrini”.
Ma questi numeri potrebbero aumentare, se il progetto della Commissione europea noto come ‘Better regulation’ (legiferare meglio) dovesse diventare legge. Secondo Vogel, quel progetto, che ha come obiettivo di semplificare le regole amministrative che ‘gravano’ sulle imprese, renderà nella realtà inefficaci le misure adottate in questi ultimi anni dall’Ue per proteggere i lavoratori esposti ogni giorno a prodotti chimici altamente tossici. “Sono 10 anni che discutiamo della revisione della direttiva sulle sostanze cancerogene – denuncia – e con il pretesto della semplificazione e del legiferare meglio il processo si è completamente paralizzato. È uno spettacolo cinico, nel quale le lobby industriali pretendono e ottengono dalla Commissione europea analisi infinte d’impatto, che non portano mai da nessuna parte”.
Esempio di questa liaison, la vicenda dei perturbatori endocrini “che – spiega Vogel – causano l’aumento drammatico dei tumori al seno e alla prostata”. Come ricostruito dall’Osservatorio Inca Cgil, nel 2008, nell’ambito del processo di adozione della normativa europea sui pesticidi, la Commissione si era impegnata a presentare entro dicembre 2013 una strategia europea relativa alle sostanze che alterano la funzionalità del sistema endocrino. “Invece di rispettare i suoi impegni – denuncia Vogel –, la Commissione si è limitata ad avviare, nel luglio 2013, uno studio sui potenziali impatti economici connessi ai vari criteri di definizione di queste sostanze”. Due rapporti recenti, realizzati autonomamente da Pesticide Action Network Europe e da Corporate Europe Observatory, dimostrerebbero che sono state le lobby della chimica a bloccare l’iniziatica europea. Secondo Vogel abbiamo bisogno del sistema di registrazione delle sostanze chimiche Reach, così come abbiamo bisogno di un regolamento sui pesticidi e di leggi in difesa dei lavoratori.