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Ancora troppi cesarei in Italia

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Il 34,2% delle gravidanze in Italia si conclude con un taglio cesareo, percentuale eccessiva rispetto a quanto raccomandato dall’Oms. I dati sono forniti dal Cedap nella pubblicazione diffusa il 7 agosto. I dati sono gli ultimi disponibili, relativi all’anno 2015.
Ancora troppi tagli cesarei in Italia: oltre un bambino su tre nasce cosi’; evidentemente ancora a ben poco servono le raccomandazioni e le linee guida. Rispetto al luogo del parto si registra un’elevata propensione all’uso del taglio cesareo nelle case di cura accreditate, in cui si registra tale procedura in circa il 52,5% dei parti contro il 31,9% negli ospedali pubblici. Il parto cesareo è più frequente nelle donne con cittadinanza italiana rispetto alle donne straniere: si ricorre al taglio cesareo nel 27,7% dei parti di madri straniere e nel 36% dei parti di madri italiane.
L’età media delle madri è di 32,8 anni per le italiane, di 30,1 anni per le cittadine straniere. 

Dove si partorisce

L’ 89,1% dei parti è avvenuto negli Istituti di cura pubblici ed equiparati, il 10,9% nelle case di cura private e solo lo 0,1% altrove (altra struttura di assistenza, domicilio, etc). Nelle Regioni in cui è rilevante la presenza di strutture private accreditate rispetto alle pubbliche, le percentuali sono sostanzialmente diverse. Il 62,2% dei parti si svolge in strutture dove avvengono almeno 1.000 parti annui. Tali strutture, in numero di 172 rappresentano il 34,4% dei punti nascita totali. Il 6,7% dei parti ha luogo invece in strutture che accolgono meno di 500 parti annui.
Nel 2015, dati a cui fa riferimento il rapporto diffuso il 7 agosto 2018, il 20% dei parti è relativo a madri di cittadinanza non italiana. Tale fenomeno è più diffuso nelle aree del Paese con maggiore presenza straniera, ovvero al Centro-Nord, dove più del 25% dei parti avviene da madri non italiane; in Emilia Romagna e Lombardia, il 30% delle nascite è riferito a madri straniere. Le aree geografiche di provenienza più rappresentate, sono quella dell’Africa (25,3%) e dell’Unione Europea (26,1%). Le madri di origine Asiatica e Sud Americana costituiscono rispettivamente il 18,1 % ed il 7,8% delle madri straniere.

Scolarità e occupazione delle madri

Delle donne che hanno partorito nell’anno 2015 il 43,8% ha una scolarità medio alta, il 28,6% medio bassa ed il 27,6% ha conseguito la laurea. Fra le straniere prevale invece una scolarità medio bassa (46,4%).
L’analisi della condizione professionale evidenzia che il 55,4% delle madri ha un’occupazione lavorativa, il 29,6% sono casalinghe ed il 13% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione. La condizione professionale delle straniere che hanno partorito nel 2015 è per il 52,9% quella di casalinga a fronte del 62,2% delle donne italiane che hanno invece un’occupazione lavorativa.

Controlli in gravidanza

Nell’87% delle gravidanze il numero di visite ostetriche effettuate è superiore a 4 mentre nel 73,9% delle gravidanze si effettuano più di 3 ecografie. La percentuale di donne italiane che effettuano la prima visita oltre il primo trimestre di gravidanza è pari al 2,5% mentre tale percentuale sale al 10,1% per le donne straniere. Nell’ambito delle tecniche diagnostiche prenatali invasive, sono state effettuate in media 8,3 amniocentesi ogni 100 parti. A livello nazionale alle madri con più di 40 anni il prelievo del liquido amniotico è stato effettuato nel 25,91% dei casi.
La donna ha accanto a sé al momento del parto (esclusi i cesarei) nel 92,27% dei casi il padre del bambino, nel 6,36% un familiare e nell’1,37% un’altra persona di fiducia. La presenza di una persona di fiducia piuttosto che di un’altra risulta essere influenzata dall’area geografica.
L’1% dei nati ha un peso inferiore a 1.500 grammi e il 6,4% tra 1.500 e 2.500 grammi. Nei test di valutazione della vitalità del neonato tramite indice di Apgar, il 99,4% dei nati ha riportato un punteggio a 5 minuti dalla nascita compreso tra 7 e 10.
Sono stati rilevati 1.391 nati morti corrispondenti a un tasso di mortalità pari a 2,86 nati morti ogni 1.000 nati, e registrati 4.781 casi di malformazioni diagnostiche alla nascita. L’indicazione della diagnosi è presente rispettivamente solo nel 20,6% dei casi di nati morti e nell’81,3% di nati con malformazioni.

La fecondazione artificiale

Il ricorso a una tecnica di procreazione medicalmente assistita (PMA) risulta effettuato in media 1,78 gravidanze ogni 100. Il numero dei nati vivi concepiti mediante tecniche di PMA è pari a 10.363 casi (corrispondenti al 2,14% dei nati vivi totali registrati dal CeDAP). Per l’anno 2015, escludendo i trattamenti “solo farmacologici” che non sono presenti nel Registro della PMA, il flusso informativo del CeDAP evidenzia un numero complessivo dei nati vivi concepiti mediante PMA pari a 9.855 casi. Tale valore risulta inferiore di circa il 23% rispetto al numero dei nati vivi presenti nel Registro della PMA del medesimo anno (12.836 casi). La tecnica più utilizzata è stata la fecondazione in vitro con successivo trasferimento di embrioni nell’utero (FIVET), seguita dal metodo di fecondazione in vitro tramite iniezione di spermatozoo in citoplasma (ICSI).

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