La resistenza agli antibiotici, soprattutto negli enterobatteri, continua ad aumentare in tutta Europa, con l’Italia in prima fila insieme alla Grecia, seguite da Cipro e Romania.
La resistenza agli antibiotici, soprattutto negli enterobatteri, continua ad aumentare in tutta Europa, con l’Italia in prima fila insieme alla Grecia, seguite da Cipro e Romania. In particolare, continua a crescere la resistenza ai fluorochinoloni e alle cefalosporine di 3° generazione da parte del batterio Escherichia coli e la resistenza alle cefalosporine di 3a generazione nella Klebsiella pneumoniae (responsabile di numerose e differenti infezioni che colpiscono i pazienti ricoverati in ospedale). A scattare la fotografia dell’andamento della resistenza agli antibiotici in Europa è, come ogni anno, il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle malattie (ECDC). L’antibiotico-resistenza è ormai un fenomeno in aumento ed è ormai globale, dato che interessa sia paesi industrializzati che paesi in via di sviluppo, come evidenziato anche da un recente rapporto dell’Organizzazione mondiale della Sanità. Il batterio della klebsiella, inoltre, risulta sempre più resistente anche ai carbapenemi, come dimostrano i dati relativi al nostro Paese dove nel 2008 meno dell’1% di tali batteri era resistente, mentre la tale percentuale è arrivata al 15% nel 2010, al 29% nel 2012 e al 35% nel 2013. I carpabeni, ricordano gli esperti dell’Istituto superiore di sanità (che fornisce all’ECDC i dati relativi all’Italia), sono antibiotici di ultima risorsa, dei veri salvavita per infezioni già resistenti alla maggior parte degli antibiotici disponibili. La resistenza a tali farmaci, dunque, può accrescere la mortalità di almeno il 30%, percentuale che sale in caso di pazienti particolarmente fragili. Questi batteri, resistenti a tutti o quasi gli antibiotici disponibili, sono presenti in tutte le aree geografiche del nostro paese e in tutti i tipi di strutture di degenza, sia ospedali per acuti che lungo degenti e residenze assistenziali per anziani.
La resistenza agli antibiotici, sottolineano dall’Iss, è divenuta ormai un’emergenza di sanità pubblica, che determina aumento della spesa sanitaria, allungamento dei tempi di degenza, fallimenti terapeutici e aumento della mortalità.