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Aumentano i morti per analgesici

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Aumentano, negli Stati Uniti, le morti causate da overdose di analgesici oppioidi, al punto da essere
quadruplicate negli ultimi dieci anni. In Italia, secondo gli ultimi dati del Ministero della Salute, l’utilizzo è triplicato. 
I medici raccomandano «di distinguere tra uso terapeutico e abuso». Che sia per overdose accidentale o intenzionale, per una somministrazione sbagliata o perchè assunti inavvertitamente, secondo il National Centre for Health Statistics (NCHS), le morti dovute a eccesso di farmaci oppiacei, tra cui idrocodone, morfina, ossicodone, sono passate da 2.749 nel 1999 a 11.693 nel 2011. Il tasso, secondo lo studio, è ancora in crescita (+3% annuo), anche se tale crescita resta inferiore a quella registrata tra il 2000 e il 2006 (+18%). Tra i decessi da antidolorifici oppioidi registrati nel 2011, l’80% erano non intenzionali, il 13% intenzionali, 7% dovuti a cause indeterminate. A farne le spese, soprattutto adulti di età compresa tra 55 e 64 anni. In particolare, i derivati da oppioidi naturali e semisintetici, come idrocodone, morfina e ossicodone, sono stati causa del 70% delle morti. «Il decesso sopraggiunge per paralisi respiratoria», spiega Pierluigi Navarra, ordinario di Farmacologia presso la facoltà di Medicina dell’Università Cattolica di Roma. In Italia, farmaci di questo tipo, specifica Navarra, «utilizzati da pazienti oncologici o da chi è affetto da dolori cronici invalidanti, come forti mal di schiena, sono molto meno diffusi che in altri Paesi europei come la Germania». E questo «sia per ostacoli dal punto di vista normativo, dovuti alla difficoltà di ricettazione in vigore fino a pochi anni fa, che per tradizione culturale». Comunque, sottolinea, «non è il caso di creare allarme». «Non dobbiamo fare confusione su due aspetti: una cosa è il sovradosaggio e un’altra è l’uso terapeutico, che, in Italia, è una conquista importante a lungo ritardata». Perciò «è importante far sì che chi ne ha realmente bisogno non sia dissuaso dal farne uso», prosegue. I medici, conclude l’esperto, «sono ovviamente bene a conoscenza del profilo di rischio di questi farmaci ed è importante che comunichino bene anche ai pazienti i possibili eventi avversi. In particolare, i cronici, senza essere sufficientemente
consapevoli dei rischi, potrebbero esser portati ad aumentare spontaneamente le dosi, perchè il dolore aumenta e non trovano più benefici dalle dosi consuete».

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