All’inizio degli anni 2000 il morbo della Mucca Pazza ha imperversato sui media e nei pensieri della gente; nel 2003 la Sars ha sconvolto mezzo pianeta con il bombardamento quotidiano di immagini di persone che a migliaia si muovevano e vivevano con una mascherina bianca sempre sulla faccia; poi c’è stata l’aviaria pandemica, poi l’influenza suina pandemica con il virus H1N1. Oggi è il turno di un altro virus aviario, l’H7N9, che si trasmette dai polli all’uomo; dei primi casi si è iniziato a parlare in sordina a marzo, poi a fine agosto è cominciato il tam tam irrefrenabile di tv e giornali…alla vigilia dell’inizio della campagna stagionale per la vaccinazione antinfluenzale.
Ma i dati raccolti su quelle che erano state definite pandemie o allarmi planetari ci raccontano qualcos’altro, non “fotografano” pandemie, che, stando alla parola, dovrebbe significare epidemie di dimensioni planetarie preoccupanti.
Sars: l’Oms riporta i casi che definisce “probabili” di Sars manifestatisi dall’1 novembre 2002 al 31 luglio 2003, 8096 casi nel mondo, di cui 774 mortali (1).
I dati sull’aviaria H5N1: dal 2003 al 2013 ci sono stati nel mondo, in totale, 637 casi nell’uomo di infezione, tra cui 378 morti (2).
Per la febbre suina, al 2009 l’Oms dichiarava 94.512 casi con 429 morti, quindi mortalità estremamente più bassa rispetto alla morbilità (3).
Qualche dato per avere un parametro di confronto: le infezioni ospedaliere, contratte dai pazienti mentre sono ricoverati, sono 1,7 milioni ogni anno nei soli Stati Uniti, comprendendo tutti i microrganismi, anche i batteri (4).
I dati sulla pandemica “Spagnola” del 1918-1919 non esistono in quanto non esistevano sistemi certi di rilevazione, ma l’Oms stima che morirono circa 40 milioni di persone.
Oggi l’H7N9 è di nuovo un pericolo pandemico. Si tratta di un altro virus che viene dagli animali, che per ora ha mostrato di non trasmettersi da persona a persona ma da animale a uomo, in quanto il virus si adatta ai mammiferi (5). E, come in tanti altri casi, ha origine in Cina o nei paesi asiatici, indicando anche la presenza di problemi strutturali che riguardano gli allevamenti e i sistemi di allevamento.
I virologi ci dicono che solo nei mammiferi potrebbero albergare la bellezza di 320.000 virus la maggior parte dei quali peraltro ancora non scoperti (mi sono sempre chiesto come si fa a stimare la presenza di qualcosa che nessuno ha ancora scoperto…comunque…), quindi figuriamoci quanti potrebbero essere i virus se consideriamo gli esseri viventi nel loro complesso! Ebbene, abbiamo di che preoccuparci per il resto dell’eternità…
L’Oms era venuta in soccorso per discernere in quali casi la diffusione di un virus potesse essere definita epidemica o pandemica e quindi in quali casi valesse la pena preoccuparsi. Ma poi la definizione di pandemia è stata modificata.
A spiegarlo è stato il dottor Tom Jefferson della Cochrane Collaboration. “Nel periodo fra il primo e il 9 maggio 2009 l’OMS ha cambiato (e poi negato tassativamente di averlo fatto) la definizione di pandemia” (6 e 7). Dalla nuova definizione sono spariti accenni a morbilità (casi anche gravi) e mortalità elevate, si parlava solo di ‘ampia diffusione di un sottotipo di virus novello’. “Ciò rende indistinguibile una pandemia influenzale da una epidemia di influenza stagionale – aveva aggiunto Jefferson – In altre parole, se non si risolve tale ambiguità rischieremo di essere in pandemia perenne”.
Intanto alcuni ricercatori hanno inviato una lettera alla rivista scientifica Nature (8), lettera che è stata pubblicata, nella quale affermano la necessità che li si lasci effettuare esperimenti con l’H7N9 in modo da far mutare il virus rendendolo più facilmente trasmissibile da persona a persona e poterlo quindi meglio studiare anche per produrre farmaci o vaccini. La proposta ha incontrato qualche resistenza.
“Negli ultimi anni è stato un continuo susseguirsi di preannunciate catastrofi planetarie dovute all’influenza, dopo le quali abbiamo constatato che oltre il 99 % della popolazione mondiale era sopravvissuta” spiega il dottor Eugenio Serravalle, medico pediatra e autore di diversi libri. Serravalle fornisce un esempio assai interessante: “Nel 2006 è uscitoInfluenza Report 2006(9), rapporto sull’influenza scritto con il contributo di numerosi autori, ma curato da tre medici tedeschi: Bernd Sebastian Kamps, Wolfgang Preiser e Christian Hoffmann. Ciascuno di questi presenta un lungo e rispettabile curriculum scientifico”.
“Ai vaccini è dedicato oltre il 50 % del testo. Riporto un passo dello scritto: Nei seguenti paragrafi daremo uno sguardo alle varie facce della guerra contro l’influenza: l’impatto globale ed individuale della malattia, il virus in sè, e la gestione individuale e globale di ciò che un giorno potrebbe risultare una delle peggiori crisi sanitarie nella storia della medicina. La cosa più importante da ricordare quando si parla di influenza pandemica è che la sua forma grave ha ben poco in comune con l’influenza stagionale. L’influenza pandemica non è l’influenza comune. Mettetevelo in testa. Voi non dite che una tigre è un gatto.
Con questi toni teatralmente drammatici e lontani da qualsiasi stile scientifico, contrasta in modo stridente, nellaPrefazione,una singolare ammissione:
Il tempo e l’entità della prossima pandemia sono tutto tranne che certi, ma è saggio essere preparati.
All’incirca come dire: potrebbe in futuro scatenarsi una guerra, meglio fare scorte di viveri e acquistare più cibo possibile nei supermercati. Scientificamente scorretto, ma commercialmente utile”. Poi c’è un testo in caratteri piccoli, si legge:Dati i rapidi cambiamenti che intervengono nella scienza medica, nella prevenzione e nella politica sanitaria, inclusa la possibilità di un errore umano, questo sito può contenere delle inesattezze tecniche, tipografiche o altri errori.
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In questo scenario, ci si muove somministrando spesso farmaci antivirali e vaccini.
Sui vaccini antinfluenzali interviene ancora Serravalle con una precisazione:
“Il vaccino antinfluenzale contiene differenti sierotipi decisi dall’OMS non in base al virus responsabile dell’epidemia in atto, ma sul virus responsabile dell’epidemia dell’anno precedente. Esiste un margine di errore, perché si devono prevedere con largo anticipo quelli che saranno i più probabili virus responsabili dell’epidemia influenzale. I virus possono mutare, rendendo in tal modo poco efficace la vaccinazione. La scarsa corrispondenza tra i ceppi virali circolanti e quelli contenuti nel vaccino è anche stata dimostrata in uno studio”.
Sugli antivirali, basti ricordare il caso del Tamiflu (10). Ecco le conclusioni pubblicate sul British Medical Journal:
– L’OMS raccomanda il Tamiflu, ma non ha controllato a fondo i dati del Tamiflu
– L’Agenzia Europea del Farmaco ha approvato il Tamiflu ma non ha esaminato l’intero dataset del Tamiflu.
– CDC e ECDC hanno incoraggiato l’uso e l’accumulo di scorte di Tamiflu, ma non hanno controllato a fondo i dati del Tamiflu.
– La gran parte della sperimentazione di fase III del farmaco non è stata pubblicata a distanza di 10 anni dalla sua conclusione.
– Nel dicembre 2009 Roche promise di concedere a scienziati indipendenti l’accesso all’intera documentazione della ricerca (“full study reports”), ma la compagnia finora non ha mantenuto l’impegno.