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Capsule di caffè e pericolo furano

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Pratiche, funzionali e dall’aroma standardizzato le capsule sono sempre più diffuse, sia in ambiente domestico che lavorativo. Ma sono poi così sicure?
Una recente ricerca dell’Università di Barcellona, diretta dal professor Javier Santos e pubblicata su Journal Food Chemistry, ha focalizzato l’attenzione sulle dosi di furano presenti alla fine della lavorazione di vari tipi di caffè. Il furano o furfurano o ancora ossido di divinilene, è un composto organico eterociclico aromatico, in pratica si tratta di un ossido tossico e cancerogeno ceh si produce quando cibi e bevande vengono sottoposti a intensi trattamenti termici. Quello che è emerso è che i livelli di furano più alti sono proprio concentrati nella capsule, che ne contengono dai 117 ai 244 nanogrammi a millimetro, seguiti da caffè espresso da bar (da 43 a 146 ng/ml) e caffè moka (da 2 a 78 ng/ml).
Pare che tali differenze siano collegabili ai diversi titpi di confezionamento: essendo il furano una sostanza altamente volatile, più la chiusura della confezione è efficace più resta imprigionato all’interno. Inoltre il caffè in capsule subisce tostature ad alte temperature che innalzano ancora di più le dosi di furano. Non tutti gli scienziati concordano sulla reale pericolosità di questa sostanza, partendo dal presupposto che le dosi di una singola capsula o caffè espresso sono basse (da 0.03 a 0.38 mg per kg di peso corporeo) rispetto alla dose limite di sicurezza di 2 mg/kg.
Come è facile intuire, però, il problema potrebbe risiedere nel progressivo accumulo, anche se al momento non esistono studi specifici in grado di dirci se e in che modo il nostro organismo possa essere in grado di sviluppare resistenza contro la presenza di questa sostanza.
Due parole infine sull’impatto ambientale: nonostante alcune ditte produttrici si stiano impegnando a realizzare capsule di plastica o alluminio riciclabili, resta il fatto che nella maggior parte dei casi finiscono facilmente tra i rifiuti indifferenziati con pesanti ripercussioni ambientali.
Diverso il discorso delle cialde realizzate in cellulosa biodegradabile che, per il loro alto spessore,rendono comunque difficile un buon compostaggio.

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