Cereali da prima colazione: non sempre una scelta salutare
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Il mercato è in pratica in mano al duopolio Kellogg’s – Nestlé, i quali coprono ben l’87% del mercato, assieme a «nuove» marche come Jordans, Weetabix e marchi privati registrati da ipermercati come Label. Anche se le due principali multinazionali confermano e garantiscono il loro impegno a non utilizzare ingredienti o derivati geneticamente modificati, in realtà niente è specificato sulle confezioni circa la provenienza delle farine e il metodo di coltivazione.
Numerose ricerche svolte negli ultimi anni da Environmental Working Group e Which? hanno sollevato un autentico polverone in merito a questo alimento. Certo, non tutti i prodotti sono da demonizzare, ma molti, a una lettura più attenta delle etichette, sono decisamente troppo ricchi di zuccheri, con un indice glicemico tra i più alti. Altri contengono acidi grassi idrogenati o trans, molto nocivi per la salute, spesso indicati sulla confezione con termini apparentemente inoffensivi come «olio di palma» o «grassi vegetali». Altri
ancora sono eccessivamente ricchi di sale, specialmente quelli destinati agli adulti. La domanda quindi sorge spontanea: che fine ha fatto il cereale? In molti casi quello che consumiamo è un sottoprodotto, sottoposto a lavorazioni ad altissime temperature, di cui non resta più traccia né di fibre né di principi nutritivi.
Si parte nella maggior parte dei casi da farine (non da cereali in chicco), che vengono miscelate e precondizionate attraverso processi di omogeneizzazione, preumidificazione e precottura. Al termine di questa fase, le farine ottenute vengono impastate con acqua a 80-100° C; ciò consente la gelatinizzazione dell’amido, aumentando la viscosità dell’impasto.
Segue poi la cottura a oltre 200° C in un apposito apparecchio estrusore formato da un cilindro con una vite all’interno, con cui l’impasto può avanzare a diverse pressioni. In questa fase le proteine conoscono una completa denaturazione, con formazione del glutine che dà elasticità e plasticità al prodotto finito. L’impasto viene quindi modellato attraverso una trafila, che può creare forme sferiche, dritte o cilindriche, e infine tagliato. Il passaggio repentino da una temperatura e pressione molto elevata a una temperatura e pressione ambiente determina, per rapida evaporazione, l’espansione del prodotto e la successiva solidificazione. Al termine di questo processo, gli estrusi vengono raffreddati ed essiccati. Solo a questo punto subiscono l’aggiunta di additivi come grassi, aromi e conservanti. In pratica, la maggior parte dei valori nutrizionali del cereale sparisce completamente.
Un indice glicemico elevato inoltre favorisce l’aumento di peso e predispone a deficit di attenzione, per una reazione di ipoglicemia reattiva dell’organismo.
Un recente studio pubblicato sul British Journal of Nutrition4 sostiene che un bambino che fa una colazione a basso indice glicemico ha migliori capacità di attenzione e un miglior rendimento scolastico rispetto a chi fa colazione con alti livelli glicemici o chi addirittura salta la colazione.
Attenzione alle diciture: lo zucchero si cela sotto diversi nomi: melassa, sciroppo di melassa, miele, zucchero di canna, malto d’orzo, sciroppo di malto, saccarosio, lattosio, sciroppo di glucosio, sciroppo di mais.
Un altro problema è costituito poi dalla presenza di grassi: in media i cereali ne contengono circa il 4-5%, anche se alcuni prodotti possono raggiungere il 6-7%. Ciò che dobbiamo tener d’occhio in realtà è la qualità dei grassi, e soprattutto la quantità di quelli saturi, riscontrabili nelle tabelle che riportano il contenuto di grassi saturi e insaturi, trans o idrogenati. Rispetto a paesi come Polonia, Portogallo o Regno Unito, dove i grassi si aggirano attorno al 9%, l’Italia si mantiene per fortuna ancora al di sotto, anche se è ben lontana dai cereali destinati all’India, in cui la percentuale si aggira attorno allo 0,6%.
Una notazione importante merita infine l’eccessiva presenza di sale nascosto, soprattutto nei cereali cosiddetti «light» destinati al pubblico adulto, dove il contenuto Centers for Disease Control and Prevention sfiora ben l’1% e il cui unico scopo è quello di esaltare il sapore. Studi recenti hanno messo in evidenza come l’eccesso di sale metta a rischio bimbi obesi e in sovrappeso, predisponendoli a problematiche cardiocircolatorie fin dalla giovane età. Zucchero e sale di fatto tendono a rendere tutti i cereali monosapore, appiattendo il senso del gusto, aspetto deleterio e comunque poco educativo, specie nei confronti dei più piccoli.
zucchero ed edulcoranti e con una buona dose di fibre (almeno 6 g). Pretendiamo infine di conoscere sempre la provenienza dei cereali che consumiamo, ricercando prodotti italiani a filiera corta, certificati biologici e ogm free.