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Elettrosmog. ISDE ai sindaci: «Opponetevi alla norma che ha alzato i limiti». A Lavagna scatta l’ordinanza

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Dal 30 aprile in Italia i limiti di esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici ad alta frequenza sono passati da 6 a 15 Volt/metro. L’Associazione ISDE Medici per l’Ambiente ha indirizzato una lettera aperta ai sindaci d’Italia per chiedere che si oppongano all’applicazione della norma. E il sindaco di Lavagna ha emesso un’ordinanza che vieta l’aumento rispetto ai 6 V/m.
Elettrosmog. ISDE ai sindaci: «Opponetevi alla norma che ha alzato i limiti». A Lavagna scatta l’ordinanza

Isde ha allegato alla lettera un’ampia documentazione scientifica contenente i principali studi epidemiologici e sperimentali disponibili che attestano come le radiazioni a radiofrequenza (RF) non siano affatto innocue; «peraltro l’onere della prova di innocuità spetterebbe al proponente e non a medici, epidemiologi e ricercatori» scrive Isde. 
«Avremmo ormai dovuto imparare ad applicare il principio di precauzione, con azioni cautelative in presenza di dubbi e incertezze sull’innocuità di una tecnologia e di conseguenza non esporre i cittadini a rischi in attesa di acquisire ulteriori dati» scrive ISDE.
Che continua: «Appare del tutto irragionevole la scelta di incrementare l’esposizione della popolazione a un agente classificato dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) come “possibile cancerogeno” (gruppo 2B), sulla base di un incremento del rischio di glioma (un tipo di tumore cerebrale maligno) e di neurinoma vestibolare (cioè tumore del nervo acustico), entrambi associati all’uso del telefono cellulare. A partire dal 2013 sono stati pubblicati due importanti studi sugli animali di laboratorio, uno del National Toxicology Program (NTP) americano e uno dell’Istituto Ramazzini di Bologna. Entrambi, a migliaia di chilometri di distanza ma con procedure sovrapponibili, hanno messo in evidenza l’aumento dei tumori del sistema nervoso centrale e periferico (…). Sino a oggi non sono stati pubblicati studi altrettanto autorevoli che abbiano dimostrato risultati diversi da quelli illustrati negli studi del NTP e dell’Istituto Ramazzini».
«La IARC ha anche pubblicato l’elenco delle sostanze/agenti che rappresentano una priorità di valutazione per la salute pubblica e le RF sono fra le priorità più urgenti – prosegue la lettera – È inoltre da sottolineare che il rischio di tumore non è il solo rischio sanitario possibile e documentato in seguito ad esposizione a RF. Nonostante le numerose evidenze disponibili, l’ampio scenario di rischi sanitari non-oncologici (in particolare di tipo neurologico, riproduttivo e metabolico) è ancora irragionevolmente ignorato dai legislatori a livello sia nazionale che internazionale. Né il fatto che questa classificazione sia riferita al telefono cellulare e non alle antenne deve fuorviare. Si tratta infatti delle stesse radiazioni, chiaramente più concentrate sulla testa nel caso del telefono cellulare. Le stesse onde elettromagnetiche vengono emesse dalle stazioni radio-base e da altri dispositivi ormai ubiquitari quali WiFi urbani e domestici, varchi magnetici, bluetooth etc. ai quali le persone vengono esposte contemporaneamente e con effetti biologici sommatori. Bisogna anche considerare che questo tipo di inquinamento va ad aggiungersi ad altri (come inquinamento atmosferico, contaminanti chimici delle bevande e degli alimenti, effetti del cambiamento climatico), che oggi abbiamo difficoltà a ridurre proprio perché non siamo stati capaci di agire adeguatamente in fase preventiva».
«Come suggerisce l’Oms, i rischi ambientali, non si presentano uno alla volta – scrive ISDE – La compartimentazione e il focus sui singoli fattori di rischio è oggi un approccio inadeguato in medicina, proprio in considerazione della molteplicità e della variabilità dei fattori di rischio (esposizioni cumulative o concetto di esposoma), che si presentano simultaneamente e i cui effetti possono sommarsi ed essere sinergici, con il risultato di un grave pregiudizio per la salute».
«In questo scenario non appare certamente saggia la scelta di creare nuovi problemi di esposizione ad agenti pericolosi per la salute mentre non riusciamo neppure a ridurre quelli già presenti! E non è finita, perché di fronte al fatto che nuove generazioni di tecnologie delle telecomunicazioni avanzeranno, l’intensità dei CEMRF verrà aumentata con inevitabili richieste di ulteriore innalzamento dei limiti di esposizione ed incremento progressivo del rischio per la salute pubblica, in particolare delle fasce più vulnerabili della popolazione (donne in gravidanza, embrioni e feti, bambini e anziani) – si legge ancora – (…) È certamente necessario che vengano condotti ulteriori studi epidemiologici caratterizzati da una definizione dell’esposizione che tenga conto del contributo di tutte le fonti di RF ed anche degli effetti non oncologici. Nell’attesa che questo avvenga, è a nostro avviso necessario continuare ad adottare un approccio cautelativo». 
«Il DPCM del 2003 ha stabilito un valore di attenzione ai fini della protezione da possibili effetti a lungo termine e obiettivi di qualità tesi alla minimizzazione dell’esposizione. In totale contrapposizione con questa norma» scrive ISDE, l’attuale governo ha disposto «un innalzamento del valore di attenzione vigente, per quanto riguarda il campo elettrico, di quasi tre volte, che comporta però in termini di densità di potenza del campo elettromagnetico, un aumento di quasi 6 volte». Peraltro l’innalzamento dei limiti non sarebbe nemmeno necessario per il 5G, ma consente «un forte risparmio economico per le compagnie (4 miliardi di euro). Le stesse Agenzie per l’Ambiente ritengono che “la realizzazione del 5G possa avvenire con il mantenimento degli attuali limiti di legge attraverso la definizione di criteri progettuali efficienti come, ad esempio, il corretto dimensionamento e posizionamento degli impianti sul territorio”».
ISDE chiede quindi che si sindaci si rifiutino «di esporre i cittadini a valori più alti di quelli che la normativa aveva sino ad ora stabilito (6V/m), opponendosi alla ingiustificata proposta di innalzamento dei limiti da parte del governo mediante invio di una nota motivata di dissenso». 
Infine ISDE fornisce alcuni consigli ai sindaci stessi:
-Accertare in via preliminare la congruità dei dati edilizi/urbanistici di un progetto SRB, come ad esempio le altezze degli edifici più esposti (questi controlli non sono di competenza di ARPA/AUSL). Questi dati sono fondamentali per una corretta valutazione previsionale dei CEM da parte delle ARPA. 
-Stabilire, tramite un’istruttoria tecnico-scientifica, calata sulla realtà di ogni singolo Comune, criteri precauzionali per i siti sensibili;
-Individuare eventuali aree comunali alternative a basso impatto elettromagnetico per l’insediamento di impianti da offrire al gestore in cambio di siti non idonei per una adeguata minimizzazione delle esposizioni;
-Potenziare le campagne di monitoraggio comunali in continuo, dotandosi anche di strumentazione autonoma, opportunamente certificata, data in gestione alle ARPA tramite apposita convenzione. I piccoli Comuni possono ammortizzare i costi della strumentazione e delle tarature periodiche, associandosi fra loro in condivisione di spesa;
-Avviare progetti di educazione ambientale negli istituti scolastici sul corretto utilizzo dei dispositivi elettronici per minimizzare i rischi legati all’esposizione ai campi elettromagnetici;
-Predisporre spazi WiFi free per evitare esposizioni passive di chi non utilizza tecnologie wireless e ha problemi di elettrosensibilità;
-Infine, considerando che in media viene introdotta una nuova tecnologia ogni 10 anni, i regolamenti vanno intesi in “senso dinamico”, ossia monitorati/aggiornati ogni 5 anni per una verifica a regime di metà periodo ed in previsione degli apparati di nuova generazione.
Intanto il sindaco di Lavagna, Comune in provincia di Genova, ha emesso un’ordinanza con la quale si vieta: «su tutto il territorio del Comune di Lavagna qualsivoglia aumento dei limiti dei campi elettromagnetici ad oggi vigenti pari a 6 V/m e che nessuna ragione tecnica, tecnologica o economica potrà giustificare un aumento di tale limite con rischio alla salute per la popolazione».
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Letture utili

“È tempo di comprendere di più, così possiamo temere di meno”. Fiorella Belpoggi ha preso in carico le parole di Marie Curie e le ha fatte sue, diventando una scienziata di fama mondiale senza perdere misura, né gentilezza.
Raccontare la sua storia significa ripercorrere la specificità di una ricerca indipendente, unica in Italia per il semplice fatto di essere finanziata non dall’industria o da qualche università, ma da oltre 30.000 soci, tra semplici cittadini, associazioni ed enti vari. Sono questi, infatti, i finanziatori dell’Istituto Ramazzini di Bologna, di cui la Belpoggi è direttrice. Un ente di ricerca autonomo, libero da qualsiasi pressione, nato per evidenziare le strette connessioni tra ambiente e salute e disvelare i guai provocati da un’idea malsana di progresso, con tutte le sue conseguenze. Un percorso, quello della Belpoggi, faticoso, accidentato, per molti versi complicato, ma anche ricco di scoperte esaltanti, incontri stupefacenti e riconoscimenti internazionali.
Il libro, scritto a quattro mani da Fiorella Belpoggi e dalla giornalista Licia Granello, è la storia dell’utopia realizzata di una ricerca scientifica dal basso, orientata al bene comune e non agli interessi di parte, i cui studi, condotti nel corso di oltre 40 anni su oltre 200 agenti chimici, hanno costituito la base scientifica normativa a livello nazionale e internazionale.
Parte dei proventi di questo libro andranno a sostegno delle attività dell’Istituto Ramazzini –  www.istitutoramazzini.it   

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Il libro offre una panoramica dei rischi prodotti dai campi elettromagnetici dei più moderni strumenti tecnologici.
L’autore indica i confini e le linee guida dell’elettrosensibilità, una nuova forma di malattia ambientale altamente invalidante e tipica dell’Era Elettromagnetica, patita da un numero sempre più grande di cittadini invisibili, costretti alla fuga da città e modernità. Nel libro sono raccolte le testimonianze dei malati e le sentenze che stabiliscono il nesso telefonino=patologie; vengono raccontati i lati oscuri dell’elettrosmog e svelate le incongruenze, le distorsioni metodologiche e i conflitti d’interesse. Capitoli molto importanti sono inoltre dedicati alle più efficaci terapie elettrodesensibilizzanti, che vengono in aiuto per cercare di ridurre l’impatto dei campi elettromagnetici sugli esseri umani.
Un libro inchiesta fondamentale per una corretta informazione e per chiedere ai cittadini e alle istituzione una presa di coscienza dei rischi dell’elettrosmog in nome del Principio di Precauzione.
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Cosa sappiamo davvero del 5G e dei suoi effetti? Smart city, intelligenza artificiale, wi-fi irradiato dai satelliti, robotica e automazione, raccolta e controllo dei nostri dati… tutto questo verso quale futuro ci sta traghettando? L’autore, passando in rassegna documenti inediti, studi e dichiarazioni ricostruisce le origini, le relazioni, i conflitti d’interesse e i pericoli del presente e del futuro ipertecnologico.
Un libro-inchiesta di stringente attualità che dà voce ai cittadini, agli esperti, ai medici e agli scienziati che si sono impegnati per evidenziare i lati oscuri del wireless di quinta generazione.
Nessuno è poi in grado di prevedere quali saranno gli effetti dell’accumulo così elevato di radiofrequenze sull’ambiente e la salute dell’uomo e degli animali. Allora perché non far valere il principio di precauzione, che dovrebbe essere applicato a ogni nuovo prodotto per limitarne la diffusione fino a quando non ci sono prove certe della sua innocuità?
Purtroppo con il 5G questo non sta accadendo.

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