Gli antidepressivi potrebbero più che triplicare il rischio di sviluppare una forma di demenza in futuro. Lo suggerisce uno studio che ha coinvolto quasi 72 mila persone, pubblicato su The American Journal of Geriatric Psychiatry.
Gli antidepressivi potrebbero più che triplicare il rischio di sviluppare una forma di demenza in futuro. Lo suggerisce uno studio che ha coinvolto quasi 72 mila persone, pubblicato su
The American Journal of Geriatric Psychiatry. I partecipanti sono stati monitorati per parecchi anni di seguito e i ricercatori dell’Università di Haifa dove è stato condotto il lavoro hanno registrato l’uso di antidepressivi nel campione.
Nel corso del tempo 2.175 persone hanno sviluppato una forma di demenza. La quota di coloro che hanno preso antidepressivi e si sono ammalati in seguito di demenza è dell’11% contro appena il 2,6% delle persone che non hanno usato quei farmaci negli anni precedenti. Quindi l’uso di antidepressivi si associa ad un rischio di demenza di 3,4 volte maggiore.
Potrebbe essere auspicabile, scrivono gli autori del lavoro, che clinici e pazienti tenessero conto delle conseguenze potenzialmente negative dell’esposizione agli antidepressivi, allo scopo di bilanciare i costi e i benefici della terapia.
Allarme anche per gli psicofarmaci ai bambini
«Il ricorso a prescrizioni di
psicofarmaci per bambini e adolescenti è in crescita nel mondo: la rivista scientifica
“Pediatrics” ha denunciato un incremento nella prescrizione di metanfetamine ai bambini distratti e agitati in ragione del
46% nell’ultimo decennio, mentre sul fronte della depressione adolescenziale l’Organizzazione Mondiale della Sanità si è detta preoccupata, in quanto uno studio dell’
European Journal of Neuropsychopharmacology ha confermato che il numero di psicofarmaci antidepressivi prescritti ai minorenni
è cresciuto negli ultimi 7 anni in Gran Bretagna del 54 per cento, del 60 per cento in Danimarca, del 49 per cento in Germania, del 26 per cento negli Stati Uniti e del 17 per cento in Olanda»: è la denuncia della campagna “Giù le mani dai bambini” per bocca del portavoce nazionale, il giornalista
Luca Poma.
Luca Poma è anche autore del libro-inchiesta
“Salviamo Gian Burrasca” (Terra Nuova Edizioni), che tramite documenti e testimonianze dirette, svela i meccanismi di un
mercato miliardario che ha tutti gli interessi ad amplificare i problemi psicologici, comportamentali e di apprendimento dei minori.
Il libro è anche la storia di uomini e di donne che hanno deciso di rompere il velo di omertà su questa pericolosa tendenza. Un invito raccolto da oltre duecento realtà associative in tutto il paese, centinaia di migliaia di medici, psicologi, pedagogisti e altri addetti ai lavori del mondo della salute, nonché da alcuni protagonisti nel mondo dello spettacolo che partecipano alla campagna
Giù le mani dai bambini®, nata per evitare che i nostri ragazzi vengano etichettati sin dai primi anni di vita per ipotetici disturbi che nella maggior parte dei casi nascondono una semplice richiesta di ascolto.
Con una prefazione del candidato al Premio Nobel
Ervin Laszlo.