Non si esclude nemmeno che il piccolo possa avere contratto il morbillo in reparto, dove si erano verificati casi, così come in altri ambienti e da altre fasce di età. Guglielmo Pepe, giornalista, da tempo impegnato sul fronte della libertà di scelta, propone il suo graffiante editoriale.
Per imporre un punto di vista politico/sanitario si è scritta una delle pagine più orribili della storia italiana degli ultimi anni. E solo quando il danno era ormai fatto, chi poteva evitarlo ha chiarito cos’era veramente accaduto. Ma per 24 ore, dal pomeriggio di giovedì a ieri pomeriggio, l’intera famiglia di un piccolo malato di leucemia, morto per cause ancora da chiarire del tutto, è stata criminalizzata: la madre e il padre trattati come pazzi fanatici e assassini, i fratellini come untori. E per 24 ore politici spregiudicati, medici in cerca di notorietà, responsabili di istituzioni sanitarie, società mediche, blogger diffusori di falsità, mass media appiattiti sulle tesi ufficiali, e tutto quel mondo web che vive dentro una bolla rabbiosa e distruttiva, hanno usato una bufala come mezzo per attaccare chi critica il decreto sui vaccini, sul quale si discute in Parlamento. Di più: persone senza scrupoli hanno accusato chi propone politiche vaccinali meno coercitive, di essere corresponsabili della morte del bimbo leucemico.
Devo essere sincero: ho passato ore infernali, sia per l’angoscia della morte del bambino, già gravemente malato che aveva contratto il morbillo, sia perché questa vicenda riproponeva la questione dei bimbi immuno depressi che non possono vaccinarsi, sia perché vedevo una strumentalizzazione feroce di una tragedia familiare. Ora che una parte della storia è stata chiarita ed emergono tanti spicchi di verità nascoste per un giorno intero, l’unico sollievo è dovuto al fatto che la famiglia del bimbo non sarà più vittima di un tale, virulento accanimento.
A questa famiglia il Paese intero dovrebbe chiedere scusa.
A cominciare però da qualcuno che ha sicuramente più responsabilità di altri. E il primo è l’assessore al Welfare della Lombardia, Gallera, il quale, inusitatamente, ha dato lui la notizia del bimbo leucemico morto all’ospedale San Gerardo di Monza, in seguito alle complicanze causate dall’aver contratto il morbillo. A mia memoria, l’annuncio di una morte per malattia in ospedale non viene dato da un politico, ma dal personale sanitario. Solo che Gallera non aspettava altro per ribadire la necessità dell’obbligo vaccinale. E lo ha fatto. Senza scrupoli. E senza bloccare subito la falsa notizia del contagio di morbillo provocato di fratellini del bimbo, non vaccinati. La bufala delle bufale nel corso delle ore ha preso piede, si è ingigantita, è diventata un caso nazionale sul quale tutti si sono esercitati – anche giornalisti attenti come Gramellini che, sul Corriere della Sera di ieri mattina, ha accusato di fanatismo i genitori senza neanche attendere la verifica della “notizia” (si scuserà?) – per condannare una famiglia, per mettere con le spalle al muro chi è contro l’obbligo vaccinale, per creare un fossato tra la vita (vaccinazioni di massa, senza se e ma) e la morte (quella del piccolo leucemico).
La ministra Lorenzin ovviamente prendeva subito posizione per rilanciare il suo decreto, lasciando che la bufala – bimbo leucemico morto perché contagiato dai fratellini non vaccinati – circolasse. Però poteva smentirla: perché sapeva, come lei stessa ha detto, del caso del bimbo leucemico. Sapeva che la causa del contagio non erano i fratellini, ma non è intervenuta per spiegare che era una tremenda e violenta bugia. Sapeva perché le era stato detto tutto – come scrisse il Corriere.it del 17/18 maggio – dal responsabile della clinica pediatrica dell’Università Bicocca, con sede al San Gerardo di Monza, Andrea Biondi: “L’ho voluto raccontare al ministro della Salute Beatrice Lorenzin ed è rimasta molto impressionata” spiegò alla intervistatrice, “ormai da due mesi purtroppo vedo combattere tutti i giorni per la vita un bambino di sette anni ricoverato in rianimazione, colpito dal morbillo perché venuto in contatto con un altro bimbo che l’ha contagiato”.
Dunque, un altro bimbo. Lorenzin era a conoscenza di come stavano le cose, ma ha preferito tacere. Mi chiedo quale sia la responsabilità di un ministro che lascia passare una bugia contro dei bimbi innocenti e i loro genitori. Ma certo, il contagio in famiglia, tra fratellini, faceva più effetto ai fini della strumentalizzazione pro-domo sua, ovvero far passare il decreto. E così ha permesso, agli occhi della comunità nazionale, che dei piccoli innocenti, venissero trattati come untori e i loro genitori come pazzi invasati. Qualcuno chiederà a Lorenzin perché, come madre oltre che come ministro, è stata zitta, pur potendo fermare la canea in corso? Perché ha aspettato che fosse il medico Biondi a spiegare alle tv che i fratellini non c’entravano nulla e che si erano ammalati di morbillo addirittura dieci giorni dopo la morte del fratello?
Qualcuno, nel governo e in Parlamento, chiederà a Lorenzin perché non ha convocato una conferenza stampa, perché non ha emesso un comunicato, per chiarire?
Sorvolo sulle dichiarazioni del responsabile sanità del Pd, Gelli, che dovrebbe chiedere scusa per le parole pesantemente e volgarmente accusatorie verso chi è contrario al decreto (qualcuno, nel partito democratico, domanderà a Gelli perché agisce in modo tanto virulento nei confronti di chi esprime altre posizioni sulla politica vaccinale?). Sorvolo anche sul dottor Burioni, che dà del cretino e dello stupido a chi ha idee diverse dalle sue, ai quali si aggiungono termini usati dai suoi fans, come minorato mentale e demente (offendendo tutti i portatori di handicap), senza che spenda una parola per frenare la vandea del web. E sorvolo anche su Ricciardi, dell’Istituto superiore di sanità – che usa il suo ruolo pubblico per attaccare con i comunicati dell’Iss e con i tweet – chi esprime opinioni ragionate sulla politica vaccinale del governo. Non solo: usa in modo distorto gli stessi dati elaborati dall’Iss: i numeri dicono che i contagi da morbillo sono in fortissimo calo (83 a giugno: non è un calo naturale perché in altri anni a giugno si sono registrati dei picchi del numero dei contagiati). Però lui insiste nel dire che c’è una emergenza, quando una parte della comunità medico-scientifica (tanto per citare, la senatrice Dirindin, di Art.1 , tra le maggiori esperte di politica sanitaria), nega questa situazione: qualcuno gli spiegherà che non si guida una istituzione facendo allarmismo?
Dovrei continuare a lungo, sulla analisi dei fatti accaduti ieri. Ma sarebbe noioso. E soprattutto perché non voglio sottacere due questioni: l’immunità di gregge. Alcuni sostengono che serve il 95 per cento di vaccinati anti-morbillo per garantirla, altri no. Però ammettiamo che questa sia la soglia (mai raggiunta in passato: al massimo il 91 per cento). Ebbene: tra i malati di morbillo registrati finora, 11/12 su cento sono persone vaccinate. Questo significa che anche una copertura al 100 per cento non elimina i rischi di contagio. Resta però aperta la questione degli immunodepressi. Una soluzione si può trovare senza costringere milioni di bambini a ben dodici vaccini obbligatori? Il caso di Monza ripropone uno degli aspetti più delicati del caso vaccini, e richiede una riflessione attenta, non una risposta tranchant.
Ma il morbillo c’è. In tempi non sospetti – pur non essendo convinto della presunta emergenza (come detto, mi fido di più delle tesi della senatrice Dirindin) – ho scritto che introdurrei il vaccino in monodose con un vincolo particolare eppure ineludibile: l’obbligo esteso agli adolescenti e agli adulti, soprattutto a chi lavora nelle scuole di ogni ordine grado e negli ospedali, dove il personale rischia più di altri di essere contagiato e di contagiare.
Resta il decreto. Mi auguro che questa drammatica vicenda vissuta ieri, serva come lezione per ragionare di più e meglio, senza farsi prendere dall’emotività, affinché le decisioni vaccinali di governo e Parlamento possano trovare il più largo consenso attraverso le necessarie mediazioni, che tengano conto delle posizioni espresse anche da chi si batte per la libertà vaccinale. Forse qualcuno non se ne è accorto, però le proteste anti-decreto si moltiplicano, e il numero dei partecipanti aumenta sempre di più. E questi cittadini, in minima parte no vaxx, non sono invisibili.