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Il mercurio del pesce e la sindrome ADHD

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Uno studio americano ha trovato un nesso tra la sindrome da deficit di attenzione e iperattivismo e l’assunzione di mercurio in gravidanza. La maggior parte di mercurio si assume attraverso il consumo di pesce…
Il deficit di attenzione e l’iperattività, classificati entrambe come sindrome Adhd, potrebbero essere collegavate a un’esposizione prenatale al mercurio. Uno studio su 400 bambini condotto dal Brigham and Women’s Hospital di Boston (Stati Uniti) e pubblicato sulla rivista Archives of Pediatrics & Adolescent Medicine è giunto a questa conclusione dopo aver individuato un legame fra l’esposizione in gravidanza a bassi livelli di mercurio, tramite l’assunzione di pesce, e un aumentato rischio di comportamenti di tipo Adhd. Gli autori non hanno voluto criminalizzare il consumo di pesce, che contiene anche preziosi Omega 3. “Questa ricerca sottolinea le difficoltà a cui va incontro una donna in gravidanza quando deve tentare di bilanciare i benefici nutritivi del pesce con il potenziale pericolo di una esposizione a bassi livelli di mercurio” ha spiegato Susan Korrick, uno degli autori.
Poco dopo la nascita, gli scienziati hanno analizzato i livelli di mercurio contenuti in alcuni campioni prelevati dalla madri e accertato il loro consumo di pesce in gravidanza: otto anni dopo, gli scienziati hanno sottoposto ai test per Adhd i bambini. Un maggior rischio era presente nei bambini di madri che avevano i maggiori livelli di mercurio.
L’esposizione principale al mercurio avverrebbe principalmente attraverso il consumo di pesce. Negli Stati Uniti si raccomanda alle donne incinte di non mangiare pesce più di due volte la settimana e di evitare alcuni pesci particolarmente esposti alla contaminazione ambientale (squalo, pesce spada, sgombro e tonno fresco).
i pesci a più elevata concentrazione di mercurio infatti sono i grandi predatori che, essendo ai vertici della catena alimentare, accumulano dosi maggiori della sostanza. I più sicuri, al contrario, sono i pesci di piccola taglia. Per quanto riguarda l’assunzione degli acidi grassi Omega 3 ricordiamo inoltre che esistono fonti vegetali che ne contengono in gran quantità, come semi e olio di lino, noci e cereali.
Fonte: Corriere.it

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