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Il pioppo cipressino

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Il pioppo nero è chiamato anche pioppo cipressino per la sua forma slanciata e affusolata, che ricorda quella del cipresso. L’analogia però non si ferma qui.
Nell’antichità anche questo albero, come il cipresso, era infatti considerato pianta funeraria. Il suo mito lo collega ad una morte e ad un lutto: Fetonte, figlio di Elio, il dio Sole, si era impadronito del suo carro e guidandolo in modo sconsiderato aveva rischiato di bruciare la Terra. Giove, preoccupato per questo pericolo, lo aveva sbalzato dal carro con un fulmine precipitandolo nel Po. Le sue sorelle, le Eliadi che lo piangevano disperate sulla riva del fiume, furono trasformate in pioppi che, da allora, popolano le rive dei corsi d’acqua.
Il pioppo nero continua a stillare le lacrime delle Eliadi in forma di resine che proteggono dal freddo e dai parassiti le sue gemme. Sotto il cielo del Capricorno, nella morsa del gelo di gennaio, tutto tende  contrarsi, a restringersi; così come si restringono al tronco, puntando verso l’alto, i rami del cipresso e del pioppo cipressino.
Queste resine, questi balsami, così come quelli del cipresso, hanno poteri batteriostatici, limitano il proliferare dei batteri, così come tutto si limita e si contrae, in natura, nella stasi invernale.
Saturno, governatore di questo segno, dio della contrazione, della stasi e del gelo invernale, ha impregnato di sé anche gli umori di queste piante. Se ne sono accorte per prime le api, che utilizzano da sempre le resine del pioppo nero per fabbricare la propoli, la sostanza con cui difendono gli alveari da germi, funghi e parassiti. In un certo senso abbiamo imparato da loro le virtù medicinali di questa pianta.
Fin dall’antichità la medicina popolare utilizza i suoi balsami per «sbarrare le porte» del nostro organismo ad ospiti indesiderati: gli estratti ottenuti dalle gemme sono ricchi di proprietà medicamentose utili per la cura delle affezioni delle vie respiratorie e urinarie e per quelle della pelle. Inoltre i principi salicilici di cui il pioppo nero è ricco, al pari di altre piante della sua famiglia, le Salicacee, gli consentono virtù curative anche nei confronti di artriti e reumatismi.
Uno dei più antichi preparati medicamentosi ottenuto dalle resine e dai tannini del pioppo nero è l’unguento populeo, che deriva dalla macerazione in olio delle sue gemme. È un unguento famoso per la cura delle emorroidi, quella sorta di «dighe» riccamente vascolarizzate poste alla fine del retto, la nostra «porta in uscita», per regolare il contenimento e l’evacuazione delle feci. Qui le qualità tipicamente saturnine di questa pianta si manifestano attraverso un’azione che tende a costringere le emorroidi nella loro sede naturale e, contemporaneamente, a sfiammarle, disinfettarle e cicatrizzarle.
Scheda sintetica: Pioppo nero (Populus nigra)
Famiglia: Salicacee.
Simbologia planetaria: Saturno.
Parti utili: le gemme raccolte all’inizio della primavera, quando stanno per schiudersi.
Principali costituenti: olio essenziale, resine, tannini, salicina, populina, acido gallico e malico.
Proprietà medicamentose: antisettiche, antinfiammatorie, decongestionanti ed espettoranti,
diuretiche, depurative, cicatrizzanti.
Impiego terapeutico: laringiti, tosse, bronchiti croniche, affezioni urinarie ed emorroidarie, iperuricemia, reumatismi, gotta e artritismo, stipsi, ritenzione idrica, dermatosi e ulcere della pelle.
Insufficienza arteriosa degli arti inferiori (gemmoderivato).
Come si usa
Infuso: due cucchiai da minestra di gemme in mezzo litro d’acqua; lasciare riposare per 15 minuti. Berne tre tazze al dì.
Tintura madre: 40 gocce in mezzo bicchiere d’acqua, 3 volte al dì.
Gemmoderivato: Populus nigra MG 1DH, 50 gocce al dì in un po’ d’acqua.
Uso esterno: unguento populeo.
Avvertenza: le informazioni e le indicazioni di cui sopra non intendono fornire diagnosi e prescrizioni per casi specifici, né possono sostituire la consultazione medica.
Tratto dal Mensile Terra Nuova

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