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Isde e oncologi: «Radiofrequenze e tumori, il rapporto dell’ISS non protegge la salute pubblica»

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Il presidente di Isde Medici per l’Ambiente, Agostino Di Ciaula, e Benedetto Terracini, già professore di epidemiologia dei tumori all’università di Torino, sono i promotori di una petizione che si rivolge all’Istituto Superiore di Sanità e al Ministero della Salute. «Il rapporto dell’ISS su esposizione a radiofrequenze e tumori non garantisce la salute pubblica» denunciano da Isde.
«Il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità sui rapporti tra esposizione a radiofrequenze e cancro è inadeguato a garantire al meglio la salute pubblica»: è la denuncia con cui esordisce la petizione lanciata su Change.org dal presidente di Isde Medici per l’Ambiente, Agostino Di Ciaula, e Benedetto Terracini, già professore di epidemiologia dei tumori all’università di Torino, e rivolta all’Istituto Superiore di Sanità e al Ministero della Salute
«Il recente rapporto “ISTISAN 19/11” (“Radiazioni a radiofrequenze e tumori: sintesi delle evidenze scientifiche”), conclude che “l’uso comune del cellulare non sia associato all’incremento del rischio di alcun tipo di tumore cerebrale”, pur attribuendo “un certo grado d’incertezza riguardo alle conseguenze di un uso molto intenso… agli effetti a lungo termine dell’uso del cellulare iniziato da bambini e di un’eventuale maggiore vulnerabilità a questi effetti durante l’infanzia”.Gli Autori del rapporto ritengono che le evidenze disponibili “non giustificano modifiche sostanziali all’impostazione corrente degli standard internazionali di prevenzione dei rischi per la salute” – si legge nella raccolta firme che TROVATE QUI.
 
In sintesi, come illustrato da Isde, il rapporto ISTISAN 19/11:
 
– Ai fini della tutela della salute pubblica ritiene adeguati e sufficienti gli standard ICNIRP, basati in modo arbitrario sulla sola possibilità di indurre effetti termici acuti e ignorando i risultati di numerosi studi che suggeriscono effetti biologici non-termici successivi a esposizioni croniche anche inferiori ai limiti attuali. Ai fini di proteggere in maniera adeguata e piena la popolazione dovrebbero essere considerate tutte le evidenze scientifiche disponibili sugli effetti delle radiofrequenze e non solo una parte di esse.
 
– Ignora completamente il documentato rischio di patologie non-oncologiche da esposizione a radiofrequenze e l’ipersensibilità ad esse. 
 
– Nelle conclusioni parla timidamente di incertezze scientifiche ma evita di esplicitare la sostanza di tali incertezze e non propone  quale utilizzo farne a fini di prevenzione primaria, data l’affermata maggiore vulnerabilità dei bambini, alla quale sarebbe da aggiungere quella verosimile delle donne in gravidanza, e dei  soggetti elettrosensibili.
 
– Basa le sue conclusioni su un esame della letteratura incompleto degli studi descrittivi dei trend di incidenza dei tumori de sistema nervoso centrale. Nel riferimento ad alcune meta-analisi, ignora il fatto che in esse sono stati inseriti studi “negativi” con limiti dichiarati dagli stessi Autori. Infine, sono sottovalutate le evidenze sperimentali robuste e  recenti che hanno confermato in maniera diretta la capacità delle radiofrequenze di promuovere la cancerogenesi anche per esposizioni inferiori a quelle dei limiti ICNIRP.  
 
– Afferma che “le evidenze scientifiche correnti, sebbene non consentano di escludere completamente la possibilità di effetti a lungo termine … non giustificano modifiche sostanziali all’impostazione corrente degli standard internazionali di prevenzione dei rischi per la salute” senza specificare quali indicazioni e quali evidenze giustificherebbero modifiche sostanziali.
 
– Riconosce come la normativa nazionale sia in questo momento inadeguata a verificare l’esistenza di livelli di esposizione alle frequenze del 5G certamente sicure per la salute pubblica, che lo sviluppo del 5G avverrà “in un futuro non facilmente prevedibile”, che “al momento, non è possibile formulare una previsione sui livelli di campo elettromagnetico ambientale dovuti allo sviluppo delle reti 5G” e che “sarà dunque necessaria una revisione della normativa nazionale”. Tuttavia, non propone alcuna soluzione immediata finalizzata a garantire la piena tutela sanitaria degli esposti né misure di prevenzione primaria. E’ da ricordare che già attualmente  l’infrastruttura 5G ha  interessato in via “sperimentale” circa 4 milioni di italiani ed è in fase di avanzata implementazione su tutto il territorio nazionale.
 
«Per le motivazioni sinteticamente descritte – prosegue Isde nella petizione – si propone il ritiro del documento da parte dell’Istituto Superiore di Sanità e una sua rielaborazione più ampia (non limitata alle sole patologie oncologiche), che:
·      consideri nel dettaglio gli effetti delle esposizioni che deriveranno dall’integrazione dell’infrastruttura 5G con gli attuali sistemi di radiotelefonia e, preliminarmentei rischi potenziali che queste potrebbero comportare alla luce delle evidenze scientifiche già esistenti (Di Ciaula, Int J Hyg Environ Health. 2018;221:367) e dei limiti della normativa vigente. Ai fini della prevenzione primaria e della tutela della salute pubblica non appare giustificabile ignorare o sottovalutare ciò che già sappiamo e declassificare come irrilevante ciò che ancora non sappiamo. Questo potrebbe trasformarsi in un’inaccettabile rilevazione e quantificazione a posterioridi danni altrimenti evitabili;
·      rivaluti i limiti oggi utilizzati alla luce delle incertezze emergenti dai risultati degli studi epidemiologici e di quelli sperimentali;
·      fornisca indicazioni concrete in termini di prevenzione primaria che tengano soprattutto in considerazione le fasce più vulnerabili della popolazione».

Per saperne di più  

Un libro utilissimo, che illustra ricerche scientifiche e studi sui rischi prodotti dai campi elettromagnetici dei più moderni strumenti tecnologici: è “Manuale di autodifesa per elettrosensibili” (Terra Nuova Edizioni).

L’autore, il giornalista Maurizio Martucci, indica i confini e le linee guida dell’elettrosensibilità, una nuova forma di malattia ambientale altamente invalidante e tipica dell’Era Elettromagnetica, patita da un numero sempre più grande di cittadini invisibili, costretti alla fuga da città e modernità.
Nel libro sono raccolte le testimonianze dei malati, le storie di suicidi e dell’insorgenza di patologie tumorali, e le sentenze shock che stabiliscono il nesso telefonino=cancro; vengono raccontati i lati oscuri dell’elettrosmog e svelate le incongruenze, le distorsioni metodologiche e i conflitti d’interesse alla base del cosiddetto fronte negazionista. Capitoli molto importanti sono inoltre dedicati alle più efficaci terapie elettrodesensibilizzanti, che vengono in aiuto per cercare di ridurre l’impatto dei campi elettromagnetici sugli esseri umani.
Un libro inchiesta fondamentale per una corretta informazione e per chiedere ai cittadini e alle istituzione una presa di coscienza dei rischi dell’elettrosmog in nome del Principio di Precauzione.

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