Londra è una delle città più inquinate del mondo, e proprio nei primi giorni delle Olimpiadi è prevista una tempesta di smog. Per chi fa sport i rischi sono elevati, ma anche per i sedentari. Ecco cosa fare per scampare ai pericoli
Fumo di Londra sulle Olimpiadi. La capitale britannica è una delle aree urbane con la peggiore qualità dell’aria in Europa e nei prossimi giorni, in concomitanza con le Olimpiadi, ci potrebbe essere una tempesta di smog con un possibile effetto negativo sulla salute degli atleti, in particolare delle gare di resistenza. Non è una semplice illazione dei soliti ambientalisti. Secondo Keith Prowse della British Lung Foundation “in queste condizioni gli atleti che soffrono di asma possono avere problemi di tosse o dispnea”. A causare l’inquinamento sono i gas tossici, come gli scarichi di auto e motori diesel, ma anche biossido di azoto e particolato (Pm 10 e Pm 2.5).
La notizia suona come un avvertimento a tutti gli sportivi che praticano attività fisiche nei contesti urbani. “Uno studio del 2005 curato dalla University of Edinburgh – spiega Prowse – ha dimostrato che l’esposizione dei vasi sanguigni all’inquinamento durante l’attività fisica ha come conseguenza la diminuzione della produzione di una proteina che rompe i coaguli di sangue nel cuore”. Ma interrompere l’attività fisica e fare una vita da sedentari può avere conseguenze anche peggiori. “Quello che si può fare – ha dichiarato Frank Kelly, del dipartimento di salute ambientale del King’s College di Londra – è prendere le giuste precauzioni, rimanere informati e capire di che tipo di inquinamento si tratta. Si può inoltre “ridurre l’esposizione alle emissioni di particolato semplicemente allontanandosi dalla fonte di inquinamento, evitando le strade trafficate e utilizzando invece le vie laterali o i parchi”. Oppure anticipare o ritardare l’attività fisica durante la giornata “perché questa tipologia di smog diventa pericolosa quando si alzano le temperature”, avverte Kelly.
Il problema è che i morti per smog per l’Unione Europea ufficialmente non esistono, sebbene sia stata comprovata l’azione diretta dei gas di scarico sulla salute umana. E così mentre l’Europa fatica ad attuare norme restrittive a difesa della salute umana, per la ricerca scientifica ormai è un fatto conclamato. L’ultima notizia, che non abbiamo mancato di diffondere circa un mese fa, è che l’International Agency for Research on Cancer (IARC) ha classificato ufficialmente i gas di scarico dei motori diesel come “cancerogeni per l’uomo (Gruppo 1)”, ritenendo che esistano sufficienti prove della correlazione esistente fra l’esposizione a questi inquinanti e l’aumento del rischio di cancro ai polmoni. Mentre prima del giugno di quest’anno, le emissioni diesel erano classificate solo come “probabilmente cancerogene”.