Oltre due milioni di infezioni ospedaliere
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triennio considerato, secondo l’Istat, sono state 13.052, a fronte dei 22.691 decessi legati alle infezioni ospedaliere. Parallelamente, in tempo di spending review, di tagli alla sanita’, di proclamata attenzione agli sprechi, i costi economici delle infezioni correlate all’assistenza (Ica) rappresentano un vero scandalo”. “Parliamo di una cifra- continua- che nel triennio oscilla tra 4,8 e 11,1 miliardi di euro. Si tratta di costi in larga parte evitabili, se si pensa che circa il 30% delle infezioni e’ potenzialmente prevenibile con l’adozione di misure preventive. Ad esempio uno degli elementi centrali per proteggere il paziente dalla trasmissione di microrganismi e’ l’igiene delle mani. Eppure tra i professionisti sanitari il tasso di adesione a tale semplice pratica raramente supera il 50%”. Il numero di infezioni ospedaliere stimato in Italia, prosegue Messina, “e’ compreso tra il 5 e l’8% dei ricoveri. Ogni anno si verificano circa 450-700 mila infezioni (soprattutto infezioni urinarie, seguite da infezioni della ferita chirurgica, polmoniti e sepsi) e nell’1% dei casi si stima che esse siano la causa diretta del decesso del paziente. Il rischio economico legato alle Ica ricade pesantemente sui vari sistemi sanitari regionali e nazionali, in quanto le infezioni aumentano le giornate di degenza e convalescenza del malato e c’e’ la necessita’, nel caso di infezioni da ferite chirurgiche, di successivi controlli ambulatoriali. Proprio in ragione di tali esorbitanti costi sia in termini di salute che economici- conclude Messina- occorre adoperare procedure standardizzate attraverso l’adozione di pratiche assistenziali sempre piu’ sicure, ed e’ opportuno che anche il nostro paese si doti di un sistema di sorveglianza delle infezioni correlate all’assistenza, poiche’ e’ dimostrato che in assenza di monitoraggio l’incidenza delle Ica tende ad aumentare drasticamente”.