Qualche mese fa la Commissione Affari Sociali della Camera dei deputati aveva organizzato un’audizione1 con i rappresentanti della Conferenza delle Regioni, esponenti di Cittadinanzattiva ed esperti selezionati. La ragione? Provare a capire come arrivare a una proposta di legge organica sul parto fisiologico che permetta di superare le nove proposte eterogenee, e a tratti anche in contrasto, depositate in questi anni.
La proposta di legge dovrà garantire diritti inviolabili, quali ad esempio la libera scelta del luogo del parto, quindi anche l’opzione al proprio domicilio e in Casa maternità potrà essere parte integrante del futuro testo. Ne è convinta Marta Campiotti, ostetrica professionista impegnata da anni accanto alle donne e presidente dell’Associazione nazionale ostetriche Parto a Domicilio e Case Maternità2. Porta avanti da anni il progetto “Nascere a casa” ed era tra gli esperti convocati alla Camera.
«In Italia si sta muovendo tantissimo su questo fronte e le istituzioni devono prenderne atto» spiega Marta. «Dal 1990, anno in cui venni sentita in Commissione parlamentare per la prima volta in occasione di un progetto di legge dei Verdi, nel paese reale sono cambiate tante cose. Sono state aperte le Case maternità e un numero significativo di donne chiede di partorire a domicilio, benché il nostro paese sia ancora molto lontano dai numeri che si registrano in altre nazioni, europee e non. Queste donne, che vedono nella nascita non solo la componente sanitaria, ma anche culturale, biologica e spirituale, vogliono poter contare su un’assistenza appropriata. Lo dice chiaramente anche l’Oms: le donne devono avere il diritto di scegliere il luogo del parto. Quindi hanno diritto anche al sostegno di ostetriche extraospedaliere competenti».
Il parto a casa è sicuro
D’altra parte ormai la letteratura scientifica ha attestato la sicurezza della nascita a domicilio in caso di gravidanza fisiologica a basso rischio.
Le linee guida del National Institute for Health and Care Excellence, pubblicate nel 2014 e aggiornate a novembre 20163, affermano che le donne che rientrano nei criteri di fisiologia devono essere sostenute e incoraggiate a partorire a domicilio o presso centri nascita gestiti da ostetriche, «in cui vi è maggior probabilità di avere un parto spontaneo senza interventi dannosi, mentre l’ospedale è associato a una maggiore probabilità di parti operativi con ventosa o forcipe, episiotomie e tagli cesarei» ha spiegato Elisabetta Colciago, ostetrica, nella lettera pubblicata da Quotidiano Sanità4 in risposta alla Società italiana di neonatologia che aveva sconsigliato la nascita a domicilio definendola non sicura.
I Collegi americani delle ostetriche e dei ginecologi supportano il domicilio come un luogo sicuro in cui partorire poiché gli esiti di salute per donne e neonati evidenziati in numerosi studi sono stati equiparabili o migliori di quelli di nascite avvenute in ospedale, ha aggiunto Colciago.
«I dati raccolti da uno studio danese pubblicato nel 20125 dimostrano che il parto a casa, assistito da ostetriche competenti, è associato a un’incidenza di mortalità perinatale comparabile a quella dei parti in ospedale e a una riduzione dei tassi di interventi ostetrici e di alcuni esiti avversi materni e neonatali» aggiunge Marta Campiotti. «E già nel 1996 il British Medical Journal6 pubblicava studi in cui si affermava che in una gravidanza a basso rischio il parto in ospedale non è più sicuro di quello in casa o casa maternità».
Uno scontro culturale
Eppure permangono resistenze culturali e una buona parte del mondo medico si ostina a irrigidirsi su posizioni che faticano a trovare supporto nella letteratura scientifica.
«Sì, ci sono resistenze di alcune categorie a un cambiamento che si sta imponendo» spiega Verena Schmid, una delle prime ostetriche in Italia ad assistere donne che partorivano nella loro casa, fondatrice della
Scuola elementale di arte ostetrica7 e autrice del libro
Partorire dopo un cesareo (Terra Nuova Edizioni). «Il parto a domicilio è diventato una realtà, è stato esplorato dalla ricerca che ha messo in evidenza i suoi
ottimi risultati. È entrato come raccomandazione nelle autorevoli linee guida
Nice e anche le istituzioni sanitarie cominciano a considerarlo come un’opzione da offrire alle donne e da raccomandare».
«Assistiamo a uno scontro culturale tra paradigmi» prosegue Verena, «tra un sistema convenzionale di assistenza alla maternità che vuole mantenere il controllo sulla donna, sul bambino, che si basa sul rischio, ovvero su un concetto astratto, e tratta tutte le partorienti come malate o potenzialmente malate. È sotto gli occhi di tutti che questo approccio ha prodotto un altissimo e non giustificato interventismo, un eccessivo ricorso al parto chirurgico e alla tanto discussa violenza ostetrica; troppe donne escono traumatizzate dal parto. Per contro, il parto a domicilio fa parte di un paradigma salutogenico, che riconosce la donna con il suo bambino esperta di se stessa e propone un’assistenza che la accompagni, ne rinforzi le risorse e favorisca la salute. In questo paradigma la donna mantiene il controllo su se stessa, esce rafforzata dal parto e questo ancora non piace a molti nella nostra società, a chi ancora soggiace a una sorta di populismo medico. Anche se a porre ostacoli è solo una piccola parte della comunità medica, si tratta di quella che tiene saldo il potere, legata ai politici e che occupa i media. Ma la comunità scientifica internazionale ha riconosciuto la validità del parto domiciliare e i recalcitranti dovranno aggiornarsi. Sono gli esponenti di una cultura che per fortuna sta invecchiando, sono patriarcali, vorrebbero sottomettere la donna, derubarla della sua forza perché se ne sentono minacciati. È difficile per questa parte della comunità medica misurarsi con il fatto che il modello dell’ostetrica porta a migliori esiti di quello medico. Spesso, quando vengono pubblicati i risultati ottimi del parto extraospedaliero, i centri vengono chiusi o improvvisamente parte una politica contro le ostetriche; succede un po’ dappertutto nel mondo».
Numeri in crescita
«Per ora l’apertura istituzionale è davvero timida, troppo timida, anche se almeno c’è. Comunque, il parto a domicilio sta crescendo in Italia, anche se non risulta dai dati, perché la loro raccolta è ancora difficoltosa. Ci sono sempre più ostetriche che lo offrono, ci sono sempre più piccole case maternità che nascono, ci sono sempre più donne che vogliono vivere il parto e la nascita in prima persona, senza delegare questa importante esperienza che le segna per tutta la vita».
Ostetriche formate
«Oggi si parla del parto rispettato e per avere un parto rispettato occorrono ostetriche women-friendly» prosegue Verena Schmid. «Sicuramente è urgente definire modalità, criteri di qualità e sicurezza affinché il parto a domicilio non venga contaminato dal modello medico patogenico e non rimanga neanche all’improvvisazione. Per questo occorre anche formare la figura dell’ostetrica, che per vocazione professionale sta accanto alla donna e che può e dovrebbe essere il suo “avvocato”».
Note
7 www.marsupioscuola.it/
Studio italiano su 600 parti
Sono estremamente interessanti i dati raccolti da uno studio condotto dall’Associazione nazionale ostetriche parto a domicilio insieme all’Istituto Mario Negri, che ha preso in esame 600 parti in Italia seguiti con il modello ostetrico non medicalizzato dal 2014 al 2016, di cui circa 440 avvenuti a domicilio. I risultati sono stati presentati al convegno nazionale Nascere in casa si può tenutosi a Milano; il team dei ricercatori, guidato dal dottor Maurizio Bonati, ne sta valutando la pubblicazione. «Emerge che le complicanze sono estremamente basse e che in caso di gravidanza fisiologica a basso rischio con assistenza domiciliare appropriata, donna e bambino sono al sicuro» spiega Marta Campiotti, presidente dell’associazione che ha collaborato alla ricerca. «Le donne che optano per la casa come luogo del parto rappresentano ancora numeri piuttosto bassi, la scelta viene a ragione definita di nicchia, ma l’esperienza italiana è radicata e di qualità». Gli Atti del Convegno sono visibili sul canale YouTube “Nascere in casa”.
Le leggi regionali
Finora solo in alcune Regioni sono state varate leggi apposite per il parto a domicilio. In Piemonte, Emilia Romagna, Marche e Lazio, oltre che nelle province di Trento e Bolzano, la donna può rivolgersi a operatrici libere professioniste ed è previsto un parziale rimborso delle spese sostenute. A Torino, a Parma e Reggio Emilia il parto in casa è assistito da ostetriche del servizio sanitario nazionale. Nel resto dell’Italia la donna può rivolgersi a ostetriche che assistono al parto in casa come libere professioniste ma deve farsi carico dei costi.
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Il
parto a domicilio è circondato da tanto fascino che sa di antico, ma anche da infiniti pregiudizi del tutto irrazionali, che impediscono di comprenderlo fino in fondo. Ma su quali principi e regole basare la scelta di partorire in casa o in
Casa maternità, opzioni ormai ritenute valide al pari delle altre? Gli studi e il modello scientifico definiscono il
parto extraospedaliero allo stesso livello di sicurezza del parto in ospedale, ma in grado di offrire una maggiore qualità dell’assistenza e dell’esperienza di partoriente e nascituro.
In questo libro Verena Schmid illustra magistralmente la modernità e la praticabilità oggi del parto a domicilio, a patto che sia eseguito con criteri certi di qualità e sicurezza. Nello stesso tempo l’autrice spiega il profondo conflitto tra i diversi paradigmi della nascita, che contemplano da un lato nuove modalità assistenziali più vicine alla donna e al bambino, dall’altro l’estrema medicalizzazione che assegna all’Italia il triste primato dei cesari in Europa.
Verena Schmid si rivolge alle ostetriche, alle studentesse, alle donne e alle coppie in attesa; a ciascun gruppo offre gli strumenti specifici per comprendere i numerosi vantaggi di un parto fisiologico, realizzabile in tutti i contesti di nascita. Lettrici e lettori, pagina dopo pagina, impareranno a valutare la qualità delle proposte assistenziali a domicilio e in Casa maternità e sapranno così come mettere in pratica le proprie scelte in sicurezza.
In Italia avvengono più
parti cesarei che nel resto d’Europa.
Partorire naturalmente dopo un cesareo è quindi un tema attualissimo, ma spesso questa possibilità è gravata da paure e pregiudizi, oppure non viene neppure presa in considerazione.
Al contrario, questo libro sostiene che una donna precesarizzata sana e motivata, se
assistita in modo fisiologico, ha più possibilità di partorire normalmente rispetto a una primipara.
A partire dalla propria esperienza e da numerosi studi scientifici, le autrici – ostetriche, medici, avvocate e filosofe – smontano i luoghi comuni e offrono molteplici strumenti per conoscere e per contrattare i propri diritti, e per decidere come scegliere una nascita ben assistita e ben vissuta.
Un volume rivolto alle ostetriche, ai medici e alle future mamme e papà che vogliono informarsi; perché un parto vissuto con le proprie forze può assumere per la donna un valore di riscatto e di guarigione dal trauma precedente.