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Salute e medicina: la tentazione del pensiero unico

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Da qualche tempo si assiste a un processo, sempre più accelerato, di criminalizzazione del pensiero critico e della diversità di opinioni in un campo, quello della salute e della medicina, dove invece è proprio il continuo confronto che può consentire un progresso vero delle idee, delle conoscenze e delle buone pratiche. Riteniamo che il tentativo di imporre un pensiero unico rappresenti una deriva pericolosa, in grado di minare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni sanitarie.
Negli ultimi tempi, una parte della medicina accademica e alcune figure alla guida di enti e istituzioni sanitarie che hanno maggiore influenza e potere decisionale e che hanno anche maggior accesso ai media stanno conducendo una battaglia dai toni molto duri, aggressivi e criminalizzanti nei confronti delle medicine non convenzionali, in particolare l’omeopatia, e del pensiero critico più in generale in materia di salute (si vedano i toni, per esempio, utilizzati in merito alle vaccinazioni di massa, la stretta legislativa e l’innesco di vere e proprie spaccature sociali, pur in assenza di qualsivoglia epidemia). Ciò porta a ritenere che sia in corso il tentativo di imporre un pensiero unico nel campo della salute e della medicina che rischia di introdurre di fatto una sorta di “reato d’opinione” laddove lo stesso giuramento professionale del medico sostiene e promuove ben altro.
Riportiamo qui il giuramento, tratto dal codice di deontologia medica scaricabile QUI
Consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo, giuro:
            –  di esercitare la medicina in autonomia di giudizio e responsabilità di comportamento contrastando ogni indebito condizionamento che limiti la libertà e l’indipendenza della professione;
            –  di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica, il trattamento del dolore e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della dignità e libertà della persona cui con costante impegno scientifico, culturale e sociale ispirerò ogni mio atto professionale;
            –  di curare ogni paziente con scrupolo e impegno, senza discriminazione alcuna, promuovendo l’eliminazione di ogni forma di diseguaglianza nella tutela della salute;
            –  di non compiere mai atti finalizzati a provocare la morte;
            –  di non intraprendere né insistere in procedure diagnostiche e interventi terapeutici clinicamente inappropriati ed eticamente non proporzionati, senza mai abbandonare la cura del malato;
            –  di perseguire con la persona assistita una relazione di cura fondata sulla fiducia e sul rispetto dei valori e dei diritti di ciascuno e su un’informazione, preliminare al consenso, comprensibile e completa;
            –  di attenermi ai principi morali di umanità e solidarietà nonché a quelli civili di rispetto dell’autonomia della persona;
            –  di mettere le mie conoscenze a disposizione del progresso della medicina, fondato sul rigore etico e scientifico della ricerca, i cui fini sono la tutela della salute e della vita;
            –  di affidare la mia reputazione professionale alle mie competenze e al rispetto delle regole deontologiche e di evitare, anche al di fuori dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il decoro e la dignità della professione;
            –  di ispirare la soluzione di ogni divergenza di opinioni al reciproco rispetto;
            –  di prestare soccorso nei casi d’urgenza e di mettermi a disposizione dell’Autorità competente, in caso di pubblica calamità;
            –  di rispettare il segreto professionale e di tutelare la riservatezza su tutto ciò che mi è confidato, che osservo o che ho osservato, inteso o intuito nella mia professione o in ragione del mio stato o ufficio;
            –  di prestare, in scienza e coscienza, la mia opera, con diligenza, perizia e prudenza e secondo equità, osservando le norme deontologiche che regolano l’esercizio della professione.
Si rischia di dimenticare, tra l’altro, che negli anni alcune proposte ritenute “eretiche” dalla medicina ufficiale sono state poi sposate nel tempo dalle istituzioni mediche, come le campagne contro l’abuso di antibiotici e l’eccessivo ricorso alle analisi radiologiche, o l’accresciuta attenzione tra dieta e salute.
Riteniamo dunque utile la raccolta di firme promossa dall’Associazione Medicina Centrata sulla Persona per chiedere al ministro della Salute che venga garantita la libertà di pensiero e di cura per tutti in medicina.  QUI trovate il testo della petizione
Altro episodio preoccupante è il procedimento disciplinare con richiesta di radiazione che ha colpito il dottor Roberto Gava, medico veneto, cardiologo, farmacologo, tossicologo e omeopata, “reo”, secondo l’Ordine dei Medici di Treviso (che ha rinviato la decisione al 12 aprile 2017), «di avere espresso le sue idee, di avere manifestato il suo pensiero in ossequio alla libertà di espressione, di critica, di scienza e di insegnamento della scienza – come spiega anche l’associazione Assis, di cui Gava è vicepresidente – Ha espresso posizioni critiche verso i trattamenti sanitari di massa, sostenendo la necessità di personalizzare qualsiasi terapia, sia preventiva che curativa, compresa la profilassi vaccinale, ha sempre tutelato la salute di ogni paziente nel rispetto del consenso informato e del principio di autodeterminazione».
L’eventuale radiazione creerebbe un precedente gravissimo che metterebbe a tacere ogni voce critica per paura di provvedimenti disciplinari radicali che suonano come una censura senza appello.
Se volete far sentire la vostra voce per sostenere il libero pensiero in medicina e chiedere che non si proceda con la radiazione del medico veneto, potete mandare una mail ai seguenti indirizzi:
  • scrivendo nell’oggetto:
    Sostegno al Dr. Roberto Gava
  • e scrivendo come testo:
    Buongiorno
     io, NOME COGNOME, invio la lettera allegata a sostegno del Dr. Roberto Gava.
     Cordiali saluti
     NOME E COGNOME
  • di allegare alla mail il file PDF scaricabile in fondo all’articolo

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