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Sindrome di Quirra: si svelano i segreti

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Una svolta nell’inchiesta sulla “Sindrome di Quirra”. A poche settimane dalla conclusione della prima fase delle indagini sull’ inquinamento ambientale nella base militare, il procuratore della Repubblica di Lanusei, Domenico Fiordalisi, ha disposto la riesumazione delle salme di 15 persone morte per patologie tumorali, pastori e militari.
LANUSEI. Una nuova, clamorosa svolta nell’inchiesta sulla “Sindrome di Quirra”. A poche settimane dalla conclusione della prima fase delle indagini sull’ inquinamento ambientale nella base militare, il procuratore della Repubblica di Lanusei, Domenico Fiordalisi, ha disposto la riesumazione delle salme di 15 persone morte per patologie tumorali, pastori e militari, tumulati nei cimiteri di San Vito e Villaputzu. Le riesumazioni, che sono iniziate il 6 dicembre, sono state disposte nell’ambito della seconda tranche dell’inchiesta avviata dalla magistratura sulla possibile correlazione fra le esercitazioni militari e le altre attività sperimentali svolte nel Poligono sperimentale interforze del Salto di Quirra, i decessi e le malformazioni di animali allevati nei pressi della base militare a cavallo tra Ogliastra e Sarrabus.
Già nel maggio scorso Fiordalisi aveva affermato: “La Sindrome di Quirra oggi non è più un fatto misterioso, perché finalmente si conoscono le fonti del pericolo per la pubblica incolumità che sono rimaste coperte da un alone di mistero per tanto tempo”. Non sembra aver dubbi il procuratore. La Procura di Lanusei ha ricostruito “un quadro di evidente contaminazione da attività militari e di sperimentazione” svolte per decenni all’interno del Poligono del Salto di Quirra. Il tutto senza che militari o civili impegnati nel poligono siano stati adeguatamente informati o protetti verso gravi rischi sanitari che potevano correre in determinate aree. “La fonte di questo pericolo”, spiega ancora il magistrato, supportando le sue argomentazioni con le conclusioni dei consulenti scientifici, “è costituita da una o più sostanze radioattive che creano, specialmente per le emissioni di radiazioni alfa, una pericolosità così lunga nel tempo che sono necessari 30/35 anni per esprimere tutta la loro potenzialità nociva. Significa che negli anni 2000 stiamo subendo i possibili effetti negativi in termini di danni al DNA delle persone viventi e degli animali, per condotte poste in essere negli anni 1970/1980”.
Al professor Evandro Lodi Rizzini, fisico del Cern di Ginevra e direttore del Dipartimento di Chimica e Fisica dell’Università di Brescia, il compito di stabilire se esiste un legame fra le morti verificatesi fra il 1995 e il 2010 e l’inquinamento nella zona del Poligono.

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