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Vaccini. Lorenzin minaccia il Veneto ribelle: «Possiamo commissariare la Regione». Zaia sospende il decreto di moratoria.

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Mai fu più chiaro: quando si tratta di vaccini, anche per la Regione che esercita strumenti giuridici garantiti e riconosciuti ci sono strali, fulmini e saette. In questo caso c’è la minaccia di commissariamento arrivata dal ministro Lorenzin e che ha colpito nel segno, tanto che la Regione Veneto ha deciso di sospendere il decreto di moratoria sottoponendo nel contempo il quesito al Consiglio di Stato.
Il ministro Lorenzin minaccia di commissariare la Regione Veneto. Il motivo? I due ricorsi contro il decreto prima e la legge poi che impone dieci vaccinazioni obbligatorie e il provvedimento-moratoria che dà tempo fino all’anno scolastico 2019-2020 per presentare tutta la documentazione vaccinale per i bimbi da zero a sei anni ed evitare la decadenza dell’iscrizione dagli asili nido e infanzia. La moratoria è prevista dal decreto che predispone le “indicazioni regionali in regime transitorio di applicazione della legge Lorenzin”, firmato dal direttore generale della sanità veneta Domenico Mantoan.
Di fronte al rifiuto della Regione Veneto e del suo presidente Luca Zaia di accettare il diktat del governo, il ministro Lorenzin ha ufficializzato una reazione giuridicamente legittima, cioè il ricorso contro il decreto Mantoan, ma anche un’altra che merita una profonda riflessione da parte dei cittadini che vogliono rendersi conto della situazione in cui si versa: l’ipotesi di esercitare il potere sostitutivo da parte del governo e arrivare a un commissariamento della Regione Veneto motivato dal rischio per la salute. La minaccia ha avuto un grande peso e il Veneto ha deciso di sospendere il decreto di moratoria di due anni per l’applicazione delle norme sui vaccini. Contestualmente la Regione ha richiesto che venga portato al Consiglio di Stato il quesito sollevato riguardo ai tempi di applicazione per le iscrizioni dei non vaccinati da 0 a sei anni negli asili nido e scuole di infanzia. «Nessuna marcia indietro – ha detto Zaia – ma una decisione ponderata visto che sulla questione a breve si esprimerà nella sua autorevolezza il Consiglio di Stato cui abbiamo inviato la richiesta».
Intanto continuano a levarsi durissime critiche sulla legge 119 che sta peraltro creando il caos in Italia per la documentazione da produrre entro il 10 settembre (prima scadenza) e poi entro il 10 marzo 2018.
Autorevolissima la voce del vicepresidente emerito della Corte Costituzione, Paolo Maddalena, che al convegno organizzato a Firenze da Assis e Amcp con la mediapartnership di Terra Nuova ha dichiarato senza mezzi termini che questa legge è incostituzionale, come ripreso anche dal Corriere della Sera.

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