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Zanzare. Un’altra estate al veleno

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Malgrado sia ormai documentato che le disinfestazioni chimiche non sono la strada migliore e più efficace per combattere le zanzare, «si continua con le disinfestazioni a base di prodotti tossici»: è l’allarme lanciato dal dottor Pietro Massimiliano Bianco di Ispra.
«Sono anni che le autorità europee e nazionali spiegano che le disinfestazioni chimiche per le zanzare negli spazi privati e pubblici non sono la strada giusta per controllare questi insetti molesti. Eppure si continua, senza tregua…». È sconsolato il dottor Pietro Massimiliano Bianco mentre prende atto che sarà un’altra estate, «l’ennesima» dice, al veleno.
Bianco è responsabile del Comitato Scientifico di European Consumers, tecnologo ricercatore all’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e membro del direttivo di Pesticide Action Network-Italia. Da anni si occupa di sensibilizzazione di enti e opinione pubblica sul tema delle disinfestazioni chimiche, in particolar modo contro le zanzare, che ormai sono diventate una prassi, «spesso invocata dagli stessi cittadini, purtroppo disinformati» aggiunge.
«In questo modo, si mettono costantemente in circolo nell’ambiente sostanze la cui tossicità per la salute e l’ambiente è ormai comprovata ed è una cattiva abitudine da fermare» spiega Bianco.

Le norme vigenti

Le linee guida dell’Unione Europea e dello stesso Stato italiano tendono a favorire metodi di lotta integrata a minor impatto, sia in agricoltura che nelle aree urbane.
«Nel decreto legislativo del 3 aprile 2006(1) si legge che l’attività della pubblica amministrazione deve dare prioritaria considerazione alla tutela ambientale» prosegue il ricercatore. «E in uno degli allegati della Direttiva comunitaria numero 128 del 2009 si dichiara ai metodi chimici devono essere preferiti metodi biologici sostenibili, mezzi fisici e altri metodi non chimici se consentono un adeguato controllo degli organismi nocivi.
Seguendo queste linee, il Piano di azione nazionale per l’uso sostenibile dei pesticidi, Pan(2), del Ministero dell’Ambiente, impone misure specifiche da adottare nelle aree frequentate dalla popolazione e da gruppi vulnerabili, tra cui parchi e giardini pubblici, campi sportivi, aree ricreative, cortili e aree verdi delle scuole o con esse confinanti. In particolare, in queste aree è espressamente vietato l’utilizzo di pesticidi pericolosi per la salute pubblica. Eppure, l’azione di molti enti locali è ben lungi dal seguire strategie di diminuzione dell’impatto dei pesticidi in area urbana. Quasi tutti i Comuni italiani prevedono l’uso di sostanze sintetiche per la lotta alle zanzare adulte, anche dove sono possibili pratiche alternative, e lasciano liberi i privati di decidere dove e quando impiegarli. Le pratiche adulticide, a differenza delle larvicide, hanno scarsissima selettività ed elevato impatto ambientale e non risolvono il problema, dovuto anche a cattivi comportamenti e abitudini e alla pessima gestione delle acque reflue urbane e degli spazi pubblici e privati».
Sono pochi i Comuni che prevedono campagne di monitoraggio, «che costituirebbero la base per mettere in atto un’efficace lotta integrata e biologica, con interventi solo laddove necessario», aggiunge Bianco, e non tutti hanno avviato adeguate campagne di informazione dei cittadini.
Inoltre, raramente sono valutate le reazioni sinergiche tra le sostanze impiegate nelle disinfestazioni e altri inquinanti presenti nelle aree urbane, «reazioni che potrebbero avere conseguenze ben più nefaste delle malattie che si intendono prevenire e che hanno peraltro scarsissima frequenza e mortalità». Inoltre, solo alcuni Comuni prevedono il rispetto delle distanze da persone chimicamente sensibili.

Le cattive abitudini

Sapendo che le disinfestazioni chimiche per le zanzare adulte sono tossiche e per lo più inutili, come intervenire per evitare le invasioni di questi insetti? «Innanzi tutto, va sottolineato che la presenza di zanzare dipende innanzitutto da una cattiva gestione degli spazi, dove magari ci sono sottovasi, contenitori, tombini e pneumatici in cui l’acqua ristagna e le larve proliferano, aree umide prive di predatori naturali quali pesci e anfibi e quindi da risanare dal punto di vista ambientale» spiega il tecnologo di Ispra. «Il cittadino deve agire sulla zona interessata e su quelle confinanti, poiché la zanzara Tigre, per esempio, si sposta di soli 250 metri rispetto al luogo in cui è nata. Dovrebbe anche essere cura del Comune coinvolgere i cittadini in sistemi di segnalazione delle fonti di infestazione».

Pesante tossicità

«È grave che si continuino a usare prodotti contenenti sostanze particolarmente tossiche e nocive, quali i piretroidi in sinergia con il piperonil-butossido e gli organofosforici, che, reagendo tra loro o degradandosi, possono produrne altre anche più nocive» è ancora Bianco. «Tali sostanze e i loro metaboliti determinano gravi impatti sulla salute dell’ambiente e degli esseri viventi, contribuendo a ridurre le popolazioni di insettivori con il risultato di una sempre maggiore presenza proprio degli insetti fastidiosi che si intende combattere. Solo circa lo 0,1% dei pesticidi usati raggiunge il bersaglio, il resto contribuisce a contaminare e alterare le catene trofiche di terra, acqua e aria(3). Sono tossici per uccelli, pesci e mammiferi, uccidono insetti utili e hanno effetti dannosi sulle api e gli altri impollinatori, provocando gravi perdite della biodiversità e delle stesse rese agricole».
I prodotti in questione hanno un grado tale di tossicità da essere menzionati nel Pan, che ne prevede la sostituzione con altri prodotti a causa del rischio di danni rilevanti per coloro che percorrono le strade o per i passeggeri dei treni; inoltre ne è vietato l’utilizzo in aree agricoli a meno di trenta metri da zone vulnerabili o frequentate.
«Sulla base del principio di precauzione citato nell’articolo 191 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, si ritiene che piretroidi e organofosforici non potrebbero essere utilizzati in ambiti frequentati dalla popolazione» prosegue il dottor Bianco, «anche se risultano avere qualità di biocidi per i quali manca ancora una coerente normativa europea».

Le “giustificazioni” addotte

Come giustificazione per le disinfestazioni chimiche, nelle ordinanze dei Comuni spesso si cita la presenza delle zanzare Aedes albopictus, in quanto potenziale vettore di malattie quali Chikungunya e Dengue, e delle Culex pipiens come vettore del virus West Nile. «Il terrorismo psicologico, ampiamente favorito dai media, è scientificamente immotivato e ha condotto solo a una ulteriore diffusione di sostanze tossiche nell’ambiente, spesso su richiesta della stessa popolazione» spiega Bianco.

«Allarmismi irresponsabili»

«Gli allarmismi sono irresponsabili(4) e sembrano finalizzati a vendere, per uso urbano e domestico, sostanze tossiche e contaminanti che solitamente sono limitate a usi in ambienti extraurbani proprio per la loro pericolosità» prosegue il dottor Bianco.
«Al momento attuale, pur in presenza di una stabile popolazione di zanzare in grado di trasmettere virus, nelle nostre aree geografiche mancano le condizioni ambientali che consentano a questi patogeni virali importati di diffondersi e di infettare efficacemente l’ospite-uomo. L’ultima epidemia di Chikungunya si è verificata nel Lazio, tra Anzio e Roma, e si è rapidamente estinta, come quella precedente in Emilia Romagna nel 2007. Falso allarme invece per lo Zika virus e il suo legame con la microcefalia(4), di cui peraltro non sono note trasmissioni tramite le nostre Aedes, ma da Aedes aegypti, assente in Italia».
In conclusione, come spiega il ricercatore di Ispra, «per quanto riguarda le fastidiose Aedes, presenti ormai da decenni in molte zone europee, si può chiaramente affermare che rappresentano un pericolo solo potenziale e che possono essere facilmente controllate con interventi localizzati e un maggior controllo dei ristagni in area urbana».

West Nile e cavalli

Riguardo al virus West Nile, i focolai sono legati soprattutto ai cavalli. Nel 2018 In Italia sono stati segnalati 285 focolai equini e 576 casi nell’uomo. «Poiché i controlli sono stati effettuati su casi acuti e questi riguardavano soprattutto persone con preesistenti patologie, si deduce che la maggior parte della popolazione sia in grado di contrastare questo patogeno» spiega Bianco.
Le Culex si possono contrastare con zanzariere, repellenti, evitando le zone umide in prossimità di cavalli o evitando che i cavalli sostino in zone umide prive di predatori naturali nei periodi di massimo rischio.
Da ricordare poi che gli interventi generalizzati di disinfestazione «favoriscono la resistenza che le zanzare stanno acquisendo alle sostanze adulticide, rendendone il loro uso spesso inutile in casi epidemici conclamati».

Come difendersi

Come può, dunque, il cittadino evitare, contenere o segnalare le disinfestazioni chimiche e tossiche contro le zanzare?
Innanzi tutto, è bene sapere cosa recita l’articolo 674 del codice civile: «Chiunque getta o versa, in un luogo di pubblico transito o in un luogo privato ma di comune o di altrui uso, cose atte a offendere o imbrattare o molestare persone, ovvero, nei casi non consentiti dalla legge, provoca emissioni di gas, di vapori o di fumo, atti a cagionare tali effetti, è punito con l’arresto fino a un mese o con l’ammenda fino a duecentosei euro».
La Cassazione negli ultimi anni ha rielaborato l’interpretazione e l’applicazione dell’articolo 674 che, insieme ad altre norme, è stato utilizzato anche nell’ambito della tutela dell’ambiente e della salute pubblica.
«Quindi, nei casi in cui un privato cittadino diventi indirettamente destinatario di irrorazioni da parte di confinanti, ha il diritto di controllare se vi è violazione delle norme e dei regolamenti dettati dagli enti preposti» spiega Bianco. «Chi effettua spargimento di sostanze nell’aria raggiungendo anche i terreni confinanti si potrebbe trovare di fronte a un’ipotesi di reato se l’irrorazione è molesta, tossica, nociva e al di sopra dei limiti minimi previsti. Non è necessario che il soggetto vittima dell’irrorazione dimostri una lesione o una conseguenza clinica, ma se riesce anche a dimostrare che sussiste un pericolo potenziale di tossicità per la salute pubblica o comunque un danno per le proprie coltivazioni o per l’ambiente di vita quotidiana, il reato viene a maggior ragione integrato. Se l’irrorazione indiretta avviene in modo seriale, continuativo, sistematico e si può dimostrare che il soggetto sia consapevole delle conseguenze o sia stato preventivamente e ripetutamente diffidato a cessare tali azioni, si può ipotizzare anche il dolo eventuale(6)».
Inoltre, le autorità competenti hanno l’obbligo di informare le popolazioni e promuovere lo sviluppo dei prodotti biologici e delle attività preventive a tutela della salute.
«I sindaci, nel loro ruolo di tutori della salute dei cittadini residenti, devono assumere ogni misura cautelare volte a ridurre significativamente e, dove possibile, eliminare l’inquinamento da emissioni chimiche e i rischi per la popolazione attraverso buone pratiche» aggiunge il dottor Bianco.

Lotta integrata

Un piano di lotta integrata alle zanzare si dovrebbe, quindi, comporre essenzialmente delle seguenti azioni:
  • censimento e mappatura dei focolai larvali e dei siti sensibili;
  • lotta alle larve (eliminazione dei focolai esistenti e prevenzione dei nuovi, uso dei predatori delle larve o altre forme di lotta biologica);
  • lotta agli adulti con metodi di protezione meccanici, elettronici e personali;
  • monitoraggio quantitativo dei livelli di infestazione;
  • divulgazione, educazione, sensibilizzazione rivolta alla cittadinanza, istituzione di un call center, regolamenti, ordinanze e sanzioni;
  • utilizzo di tecniche innovative per prevenire la diffusione delle zanzare;
  • piantumazione e diffusione di specie vegetali ornamentali repellenti.
Quando però sussistono condizioni particolari o casi speciali, non esiste una norma che vieti a privati o enti locali di attuare cosiddetti interventi di “bonifica”. «È perciò necessario che questi casi speciali siano chiaramente definiti e motivati» spiega Bianco. «Non ci sono trattamenti chimici o biologici che non provochino inquinamento o non creino resistenze, e sono sempre costosi. Quindi, chi ritiene di dover affrontare un “caso speciale” deve spiegare quali obiettivi si propone, con quali mezzi li otterrà e deve assumersi la responsabilità delle conseguenze di fronte ai cittadini coinvolti che debbono essere chiaramente informati e preliminarmente consenzienti».
Note:
1 Decreto legislativo 152, 3 aprile 2006, in Gazzetta Ufficiale 88, 14 aprile 2006, Suppl. 96, www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/06152dl.htm.
2 Decreto 22 gennaio 2014, in Gazzetta Ufficiale 35 del 12 febbraio 2014, www.minambiente.it/pagina/piano-dazione-nazionale-sulluso-sostenibile-dei-pesticidi#sthash.mQwPp3pl.dpuf
3 Grace Communication Foundation, 2014, Pesticides, www.sustainabletable.org/263/pesticides.
6 Santoloci M., in Veleni usati in agricoltura sparsi nelle aree circostanti:come difendersi?, www.dirittoambiente.net/file/vari_domande_18.pdf.

 Bibliografia per approfondire

-Bianco P., Bellucci V., Jacomini C., (2017), Il problema dei piretroidi nelle aree urbane, https://www.researchgate.net/publication/321133959_Il_problema_dei_piretroidi_nelle_aree_urbane
– Ronchetti R. et al, (2016), Perché dire NO alla “lotta” alle zanzare www.researchgate.net/publication/311318293_Perche_dire_NO_alla_lotta_alle_zanzare
– Bianco P., Lotta biologica alla zanzara Tigre – Vademecum sintetico per le amministrazioni comunali, www.researchgate.net/publication/301214042_Lotta_biologica_alla_zanzara_Tigra_-_Vademecum_sintetico_per_le_amministrazioni_comunali
– Ronchetti R. et al, La lotta alle zanzare è inutile, controproducente, inquinante e costosa, https://drive.google.com/file/d/0B4OC4zlEJ7yPUEtueHhIcVVfcEk/view
– Ronchetti R. et al, Zika virus: allarmismo irresponsabile, www.researchgate.net/publication/303664174_Zika_virus_allarmismo_irresponsabile
– Ronchetti MP., Il virus Zyka è davvero la causa dell’epidemia di microcefalia congenita?, www.medicoebambino.com/?id=CV1801_20.html

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