E’ tempo di dichiarazione dei redditi e chi si ritrova alle prese con i moduli può scegliere a chi destinare l’8 per mille e il 5 per mille. Per l’8 per mille, alle opzioni tra cui scegliere sono state aggiunte quest’anno per la prima volta anche l’Unione Buddista e l’Unione Induista (nell’articolo sull’8 e 5 per mille uscito sul numero di maggio non troverete citate queste due opzioni poiché gli elenchi aggiornati per il 2014 sono stati resi noti quando il numero della rivista era già in stampa). Capiamo meglio come fare.
E’ tempo di dichiarazione dei redditi e chi si ritrova alle prese con i moduli può scegliere a chi destinare l’8 per mille e il 5 per mille. Con l’8 per mille lo Stato ripartisce, sulla base delle scelte dei contribuenti, l’8‰ dell’intero gettito fiscale Irpef tra se stesso e le diverse confessioni religiose con le quali sono state stipulate le apposite convenzioni. Con il 5 per mille si possono finanziare enti che promuovono attività solidaristiche. Ogni contribuente destina così il 5 per mille della propria Irpef e può indicare una sola scelta apponendo anche il codice fiscale dell’ente prescelto. Se il contribuente non firma alcun riquadro, la parte non optata del 5 per mille viene trattenuta dallo Stato per la spesa corrente. Nel caso dell’8 per mille, invece, la parte non destinata viene distribuita tra i partecipanti proporzionatamente alle scelte ricevute. Se si è esonerati dall’obbligo di presentazione della dichiarazione dei redditi, è possibile effettuare comunque le scelte per la destinazione dell’8 e del 5 per mille dell’Irpef utilizzando l’apposita scheda allegata al Cud.
L’8 per mille
Alle opzioni tra cui scegliere sono state aggiunte quest’anno per la prima volta anche l’Unione Buddista e l’Unione Induista (nell’articolo sull’8 e 5 per mille uscito sul numero di maggio non troverete citate queste due opzioni poiché gli elenchi aggiornati per il 2014 sono stati resi noti quando il numero della rivista era già in stampa). Ecco le scelte:
. Lo Stato (a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario);
. la Chiesa cattolica (a scopi di carattere religioso o caritativo,
www.8xmille.it);
. le Assemblee di Dio in Italia (per interventi sociali e umanitari anche a favore dei Paesi del terzo mondo,
www.assembleedidio.org);
. la Chiesa valdese, Unione delle chiese metodiste e valdesi (a scopi di carattere sociale, assistenziale, umanitario o culturale,
www.ottopermillevaldese.org);
. la Chiesa evangelica luterana in Italia (per interventi sociali, assistenziali, umanitari o culturali in Italia e all’estero, direttamente o attraverso le Comunità ad essa collegate,
www.chiesaluterana.it/);
. l’Unione delle Comunità ebraiche italiane (per la tutela degli interessi religiosi degli Ebrei in Italia, per la promozione della conservazione delle tradizioni e dei beni culturali ebraici, con particolare riguardo alle attività culturali, alla salvaguardia del patrimonio storico, artistico e culturale, nonché a interventi sociali e umanitari in particolare volti alla tutela delle minoranze, contro il razzismo e l’antisemitismo);
. la Sacra arcidiocesi ortodossa d’Italia ed esarcato per l’Europa meridionale (per il mantenimento dei ministri di culto, la realizzazione e manutenzione degli edifici di culto e di monasteri, scopi filantropici, assistenziali, scientifici e culturali da realizzarsi anche in paesi esteri); la Chiesa apostolica in Italia (per interventi sociali, culturali ed umanitari, anche a favore di altri Paesi esteri,
www.apostolica.it);
. l’Unione Cristana Evangelica Battista d’Italia (per interventi sociali, assistenziali, umanitari e culturali in Italia e all’estero,
www.ucebi.it).
. l’Unione Buddista
. Unione Induista
Il 5 per mille
In Italia sono decine di migliaia le associazioni e gli enti no profit che hanno ottenuto di poter accedere alla ripartizione dei fondi del 5 per mille, il cui meccanismo però fa acqua da tutte le parti come ha affermato chiaramente la Corte dei Conti nella delibera del dicembre dell’anno scorso (3). Si legge infatti nella relazione: «La mancata stabilizzazione dell’istituto del 5 per mille attraverso una legge organica – in grado di garantire la certezza delle risorse nel corso di un arco temporale ragionevole e la definizione di tempi certi per l’erogazione dei fondi – ha prodotto inefficienze ed inutili appesantimenti burocratici. Il quadro normativo dell’istituto risulta confuso e inadeguato. Le attività di coordinamento, controllo e garanzia delle amministrazioni interessate appaiono insufficienti. Il tetto di spesa annuo è in contrasto con le determinazioni dei contribuenti, riducendo, di fatto, la percentuale del contributo». E ancora: «I ritardi nelle erogazioni – dovuti alla pluralità di amministrazioni coinvolte, con scarso coordinamento tra loro, e a disfunzioni interne a ciascuna di esse – sono causa dell’incertezza sulla disponibilità delle risorse per i beneficiari.Il ricorso alle convenzioni fra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e l’Agenzia delle entrate appare un modello organizzativo dispendioso, motivo di conflittualità e di allungamento dei tempi. L’analisi delle rendicontazioni procede lentamente ed in maniera assai laboriosa, anche a causa dello scarso raccordo e dell’assenza di flussi informativi essenziali per il suo svolgimento tra i Ministeri e l’Agenzia delle entrate». Poi vengono rimproverate sproporzioni nella destinazione del denaro, indebita eliminazione di determinati enti, mancanza di trasparenza. Insomma, rispetto alle intenzioni iniziali e teoriche, nella realtà si è di fronte ad un altro pasticcio all’italiana.
Come scegliere?
Ma, volendo comunque fare la differenza e destinare il denaro a chi si ritiene meritevole, come orientarsi nella scelta tra migliaia di soggetti?
Un criterio potrebbe essere quello della “vicinanza” dell’ente, ossia la scelta di un ente che opera sul territorio dove si vive, che si conosce direttamente, di cui si conoscono i membri, l’attività e i risultati ottenuti. Poi la trasparenza, irrinunciabile. Controllate che i bilanci siano a disposizione, siano aggiornati, chiari e leggibili; se le informazioni non sono accessibili, domandatele e se non vi vengono fornite, allora diffidate. Spesso anche gli enti che per legge non sono tenuti alla presentazione del bilancio, lo redigono comunque in segno di trasparenza; un buon segnale. Un altro criterio è quello dell’onestà: utilizzate i motori di ricerca per capire se l’ente prescelto (o i vertici che lo rappresentano) ha avuto in passato o ha nel presente guai giudiziari o è stato oggetto di segnalazioni e indagini che hanno a che fare con la gestione dei fondi. E ancora la sostenibilità e l’eticità: verificate che con le sue attività non comprometta l’ambiente e non abbia ricadute sulla salute umana ma anzi rispetti e mostri sensibilità sia verso l’uno che verso l’altra, che non sfrutti categorie più deboli di persone, che si basi su una “filiera” solidale, che non finanzi attività impattanti.