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Antispecisti in festa: «Ogni essere vivente ha i suoi diritti»

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Una festa per tutti, nel segno di una società libera e liberante, costruita sull’uguaglianza e sulla giustizia, nella quale ogni sfruttamento ed ogni schiavitù siano definitivamente aboliti. Per tutti gli animali, umani e non. E’ questo il motto di Oltre la Specie che ha festeggiato la sua dodicesima festa a Milano negli spazi di Macao.
Si è svolta dal 15 al 17 settembre la Festa Antispecista (ex Veganch’io), l’iniziativa promossa dalla onlus Oltre la Specie che per l’edizione di quest’anno ha scelto gli spazi del centro culturale Macao a Milano, un posto significativo per la città che in questi anni ha visto un cospicuo gruppo di artisti e cittadini rivendicare un luogo indipendente che fosse autonomo di creare, produrre e realizzare nuove idee di libertà.
Un terreno fertile per gli animalisti che hanno scelto il palazzo liberty di Via Molise 68 anche perché un tempo era la borsa del mattatoio dove si concludevano gli affari sulla pelle di chi aspettava di essere smembrato.
Dibattiti, conferenze, incontri, musica e cibo cruelty free, la festa antispecista ha proposto tre giorni di grande interesse ad animalisti, passanti curiosi, cani scodinzolanti ma anche a tante realtà sociali come Non una di meno e l’associazione studentesca La Sfinge. L’antispecismo si è intrecciato così ad altre questioni politiche e sociali con il comune denominatore di mettere in discussione una società tanto antropocentrica e ripiegata su se stessa da non ammettere in alcun modo critiche e men che meno revisioni.
“Qui a Macao è stato possibile incontrare un pubblico più ampio, impegnato in diverse lotte sociali che come associazione antispecista condividiamo e appoggiamo. In questi anni il movimento animalista ha trascurato troppo i temi politici diventando spesso il veicolo di discorsi declinati più sull’alimentazione e sul cibo vegano che non sulla sofferenza degli animali. Questa festa ha rappresentato un bel momento di incontro e confronto” spiega Alessandra Galbiati, tra i responsabili di Oltre la Specie. “E’ dal 2002 che come associazione cerchiamo di proporre un dibattito più approfondito di tipo etico, filosofico ma soprattutto politico su temi come l’allevamento e la vivisezione che sono vere e proprie violenze istituzionalizzate. Crediamo che gli animali, al pari degli umani, siano esseri senzienti e, come tali, meritino di essere rispettati nella loro dignità e nel loro desiderio di vivere liberi”.
Quella degli antispecisti è una lotta di giustizia contro una cultura e un modus vivendi ormai consolidati ma, come ribadisce Oltre la Specie, insostenibili.
“Lo specismo ha avuto modo di radicarsi nel corso di diversi millenni, permeando le nostre strutture economiche, sociali e culturali. Quello che sosteniamo è più che evidente: gli animali nascono, vivono, soffrono e muoiono esattamente come noi umani. Il loro sfruttamento, al pari del nostro, è quindi indifendibile e intollerabile.”
Tentare di abbattere quel muro di confine eretto ormai da secoli fra l’uomo e gli altri animali diventa, quindi, una lotta politica per la liberazione animale.
Non è certo una passeggiata se si pensa ai contrasti e alle opposizioni provenienti dai diversi ambienti a partire da quello scientifico dove la maggior parte dei ricercatori sostiene che la vivisezione sia imprescindibile per il progresso della medicina.
“La vera evoluzione consiste nel superare il paradigma fondato solo sugli interessi degli umani e abbandonare il linguaggio che separa e divide noi da loro. Perpetrare anche in campo scientifico la logica del più forte, il concetto mors tua vita mea per intenderci, non è un argomento accettabile ed equivale a dire che il diritto si fonda sulla forza.”
Nonostante il numero di vegani sia in aumento (secondo i dati Eurispes nel nostro paese si è passati dall’1 al 3% dal 2016 al 2017), ridurre il dibattito alla mera scelta del cibo da mettere in tavola rischia di svilire la questione animale rendendo poi quasi impossibile l’azione.”Se la scelta di consumare cibo vegano resta un fatto privato, legato semplicemente a motivi di salute o peggio ancora una scelta di moda fine a se stessa, vale ben poco”, dice Alessandra Galbiati. “Quello che serve è fare una scelta politica e consapevole, un atto di solidarietà nei confronti di altri esseri viventi.” E se di politica si parla non si può trascurare la nascita di veri e propri partiti in nome degli animali come il Movimento Animalista promosso da Michela Vittoria Brambilla.
“La mancanza di consapevolezza e autocritica da parte dei vari gruppi animalisti ha fatto sì che le nostre idee venissero svendute a chi cerca di far fruttare a livello elettorale una sensibilità che per alcuni è più propriamente zoofila. Dovrebbe essere ormai chiaro che considerare l’antispecismo come un’istanza trasversale significa svilirne il significato principale”.
Per chi punta a dissociarsi dal calderone dei partiti in perenne campagna elettorale non resta quindi che distinguersi con giudizio e cognizione di causa: “Sta a noi non farci strumentalizzare e lavorare per promuovere un’idea di liberazione animale che non sia utilizzabile dalle destre per veicolare i loro contenuti nazionalisti, xenofobi e sessisti. Il nostro obiettivo è quello di promuovere un’idea di liberazione animale che sappia parlare di uguaglianza senza distinzioni di specie, denunciando tutte le discriminazioni e tutte le forme di oppressione e indagando il modo in cui esse si rafforzano a vicenda”.
Per chi vuole approfondire

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