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Appalti socio-sostenibili in Toscana

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La valutazione degli aspetti sociali ed economici entra nei criteri per gli acquisti della Pubblica Amministrazione. Formulata in Regione Toscana una proposta di legge che recepisce le indicazioni nazionali.
La commissione Affari istituzionali del Consiglio Regionale Toscano ha licenziato una proposta di legge d’iniziativa consiliare che modifica la disciplina regionale sugli appalti. In sintesi, nelle procedure di gara si introduce la valutazione degli aspetti sociali connessi all’acquisto di beni e servizi.
L’iniziativa recepisce il decreto del 6 giugno scorso, “Guida per l’integrazione degli aspetti sociali negli appalti pubblici”, pubblicato nella G.U. n. 159 del 10/7/2012 dal Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, che introduce la valutazione sociale tra quelle già previste nei bandi di gara per acquisto di beni e servizi da parte della Pubblica Amministrazione (PA).  
Il decreto si colloca nell’ambito del “Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione” (PAN GPP) adottato con il decreto interministeriale dell’11 aprile 2008 sul disposto della L. 296/06.
Tale Piano Nazionale definisce i “Criteri Ambientali Minimi” ( CAM) da tenere presenti nei bandi che, attualmente, interessano 11 categorie merceologiche. Si tratta di indicazioni operative per la razionalizzazione dei consumi e degli acquisti, che includono le valutazioni ambientali relative alle diverse fasi delle procedure di gara tre le quali: “oggetto dell’appalto, specifiche tecniche, caratteristiche tecniche premianti collegati alla modalità di aggiudicazione all’offerta economicamente più vantaggiosa, condizioni di esecuzione dell’appalto”. I CAM, fino ad oggi, hanno orientato la PA verso i cosiddetti acquisti verdi, sostenibili cioè dal punto di vista ambientale, ma nel corso del tempo il concetto di sostenibilità ha acquisito significati e svelato connessioni che vanno oltre il tema della protezione delle risorse e dell’ambiente, più volte richiamati a livello mondiale e ribaditi in molti documenti UE.
Nel mondo globalizzato la produzione e libera circolazione delle merci, dei prodotti e dei servizi non sempre si basa su criteri di equità sociale e rispetto dei diritti. Per questo il concetto di sostenibilità deve includere altri aspetti correlati, tra i quali quelli economici e sociali.  Nei bandi per appalti pubblici si dovrà dunque essere considerare anche il “grado di rischio” di violazione dei diritti umani che possono interessare le varie fasi della catena di produzione e delle forniture, in particolare nei settori tessile e agro-alimentare, dove i rischi sono potenzialmente maggiori.  Le indicazioni della Guida per la tracciabilità e la trasparenza dell’intero processo, intendono sviluppare un “dialogo strutturato” tra PA e fornitori in modo da introdurre la dimensione della responsabilità sociale nel settore degli approvvigionamenti pubblici e migliorare la conoscenza relativa alle condizioni di lavoro e al rispetto dei diritti  umani lungo la catena di fornitura e consentire anche l’attivazione di eventuali meccanismi correttivi. Le diverse esperienze di introduzione dei criteri sociali negli acquisti della PA, realizzate sia in ambito internazionale che in Europa, hanno contribuito a sensibilizzare sempre di più l’opinione pubblica sugli effetti perversi che il mancato rispetto di regole e controlli provoca sulla qualità della vita e sulla dignità delle persone, ma anche sul mercato. È opinione condivisa che la loro ampia applicazione possa promuovere il rispetto degli standard sociali sui diritti umani e le condizioni  di lavoro riconosciuti a livello internazionale, per esempio, dalle Convenzioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro su salute e sicurezza dei luoghi di lavoro, sui salari minimi, il lavoro minorile, ecc., e favorisca lo sviluppo di quei mercati che rispettano tali diritti.Ci si attende quindi che il  Sustainable Public Procurement diventi uno strumento sempre più diffuso per contrastare fenomeni di sfruttamento della forza lavoro (fenomeni di dumping basati su pratiche illegali; azioni di concorrenza sleale; diffusione di sacche di povertà e degrado, ecc.) e per riequilibrare i mercati.  

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