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Avorio: la Thailandia mette al bando il commercio

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La Thailandia, il secondo più grande mercato mondiale non regolamentato dell’avorio, ha annunciato la fine del commercio legale del sempre più richiesto ‘oro bianco’.
In alcuni paesi come la Cina è diventato un vero e proprio status symbol: pur di aggiudicarsi un oggetto in avorio, i ‘nuovi ricchi’ sono disposti a pagare oltre 800 dollari al chilo nel mercato illegale. Ma a farne le spese sono migliaia di elefanti, uccisi ogni anno per le loro preziosissime zanne. Da Bangkok, dove si è aperta la conferenza mondiale del Cites, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna in via di estinzione, giunge però una notizia che segna un’inversione di rotta: la Thailandia, il secondo più grande mercato mondiale non regolamentato dell’avorio, ha annunciato la fine del commercio legale del sempre più richiesto ‘oro bianco’.  Una decisione sulla quale hanno probabilmente pesato anche le voci di un milione e mezzo di persone che, da tutto il mondo, hanno aderito alla petizione lanciata dal Wwf per chiedere la messa al bando del commercio d’avorio. “Come prossimo passo riformeremo la legislazione nazionale con l’obiettivo di porre fine al commercio dell’avorio e allinearci con le normative internazionali – ha annunciato intervenendo al Cites il primo ministro thailandese Yingluck Shinawatra, come reso noto dal Wwf -. Questo ci aiuterà a proteggere tutte le specie di elefanti, da quelli africani a quelli tailandesi selvatici o domestici”. Una decisione cruciale perchè, spiega l’associazione ambientalista, “porre fine a ogni forma di commercio dell’avorio in Thailandia avrà un ruolo determinante nell’arginare un drammatico bracconaggio globale che sta causando la strage di decine di migliaia di elefanti ogni anno e che alimenta un’attività criminale internazionale legata al commercio di parti di animali, un traffico illegale secondo solo a quello di armi e droga”.  Oggi la Thailandia è il più grande mercato illegale dell’avorio dopo la Cina. Tuttavia, sottolinea Massimiliano Rocco, responsabile Specie, TRAFFIC e foreste del WWF Italia, “ora il primo ministro Shinawatra deve fornire delle scadenze precise per questo divieto e garantire che venga attuato con urgenza, perchè la strage di elefanti continua. E anche il resto del mondo deve fare la propria parte, a partire dai paesi consumatori come l’Italia: siamo tra i più importanti mercati al mondo per prodotti come il legname tropicale e le pelli di rettile e questo attira i commercianti illegali”. Perchè l’annuncio dello stop al commercio di avorio in Thailandia possa però portare frutti concreti, commentano Wwf e Traffic (il network che effettua il monitoraggio di questo commercio illegale di natura), è necessaria una ‘collaborazione’ mondiale. Da qui una richiesta precisa ai governi riuniti alla conferenza: promuovere finalmente giuste sanzioni per quei Paesi che continuano ad alimentare il commercio illegale di specie selvatiche.

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