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Come accogliere ed aiutare i profughi

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L’appello del Papa ha raggiunto tutte le parrocchie: “Ospitate le famiglie di profughi”. Intanto da tempo è attivo il progetto della Caritas “Un rifugiato a casa mia” e in questi mesi si è attivato anche il network Refugees Welcome
Migliaia e migliaia di profughi continuano ad arrivare via mare e via terra in fuga dalle zone di guerra e di bombardamento. Giovani, anziani, famiglie con bambini, tutti cercano un luogo dove poter vivere senza il terrore negli occhi ogni giorno. Per far fronte a questa vera e propria emergenza umanitaria si sono attivate varie reti di solidarietà e chiunque può mettersi a disposizione.
E’ arrivato anche il monito del Papa: “Ogni parrocchia accolga una famiglia di profughi”. E molte diocesi hanno già iniziato a convocare i parroci per verificare come poter procedere. E’ bene, quindi, per chi frequenta una parrocchia informarsi presso il proprio parroco per verificare se si mettono in moto gli aiuti.
La Caritas italiana nel 2014 aveva avviato il progetto “Un rifugiato a casa mia” che aveva coinvolto 9 Caritas diocesane (Milano, Volterra, Savona, Aversa, Cagliari, Biella, Faenza, Teggiano Policastro e Genova) per favorire l’inserimento – nelle famiglie – di rifugiati e persone titolari di protezione internazionale. Chi lo desidera, può mettersi in contatto con le Caritas coinvolte o con la sede nazionale per verificare la possibilità di attivare nuovamente il programma: tel 06 661771 – E-mail: segreteria@caritas.it
Caritas Italiana ha realizzato anche  un dossier che fa il quadro della situazione nei vari contesti, dai Balcani al Mediterraneo, scaricabile dall’allegato Pdf.
E’ poi attivo anche il network Refugees Welcome, sito nato in Germania per permettere a chiunque di mettere a disposizione la propria casa per ospitare i profughi. Il sistema è semplice: dopo essersi registrati fornendo informazioni sulla casa che si intende mettere a disposizione, Refugees Welcome si occuperà di mettere in contatto l’ospite con chi ha bisogno di un tetto sopra la testa attraverso una delle organizzazioni umanitarie che operano sul territorio. Il tutto assicurando il massimo supporto possibile per far fronte alle spese, attraverso raccolte fondi e finanziamenti pubblici. Al momento, è attivo in Germania e Austria ma è possibile sostenere il progetto contattando lo staff per  offrire nuove sistemazioni anche in altri Paesi. Alcuni referenti dell’organizzazione sono già attivi in Belgio, Francia, Italia, Polonia, Portogallo, Svizzera, Grecia, Paesi Bassi, Norvegia, Australia, Irlanda, Regno Unito, Stati Uniti, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Spagna e Svezia. 
Poi si può fare molto anche se non si ospitano i profughi a casa propria. Ad esempio, le prefetture stanno sistemando i rifugiati in alloggi messi a disposizione da enti pubblici e da privati (se si vuole mettere a disposizione un proprio alloggio occorre contattare la locale prefettura) nelle diverse città che hanno dato disponibilità all’accoglienza. Se un gruppo o una famiglia di profughi diventano i vostri vicini, si può far scattare la solidarietà: la condivisione del cibo, un aiuto per il vestiario, uno scambio di lavori utili che possano gratificare entrambe le parti e soprattutto comprensione per situazioni che spesso fatichiamo persino ad immaginare.

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