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Cooperativa di Comunità, una risposta alla crisi economica e sociale

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Il nome è già il programma: “Cooperativa di Comunità”. Si trova a Melpignano, dove i protagonisti sono i cittadini, per dare risposte ai bisogni comuni, creare occasioni di lavoro per i giovani e sfruttare potenzialità di sviluppo locale.
Melpignano è un borgo della Grecia salentina che conta non più di 2.300 abitanti, noto per il Festival popolare della “Notte della Taranta”. Qui, ogni anno, da sedici anni, 300mila persone arrivano da tutte le parti d’Italia per ballare e sudare la pizzica. Ma Melpignano non è solo questo; è anche esempio indiscusso di come impegno comune, attenzione per l’ambiente  ed  economia sociale possano dare forma ad una Cooperativa di Comunità. A parlarne per spiegare come nasce questo progetto è Maria Cristina Schirinzi, presidente della Cooperativa di Comunità  che conta ad oggi 180 soci.
Cos’è e com’è nata la Cooperativa di Comunità?
E’ una cooperativa di cittadini che ha come socio “privilegiato” l’Amministrazione Comunale ed è anche una comunità che si unisce per decidere del proprio futuro e per creare nuove opportunità di lavoro. Il Comune di Melpignano ha sottoscritto un protocollo d’intesa con LegaCoop Nazionale e Borghi autentici d’Italia con l’intento di sperimentare  una “comunità cooperativa”. I piccoli Comuni che costituiscono più del 70% delle amministrazioni e governano oltre il 55% del territorio nazionale, sono custodi di patrimoni straordinari, quali beni culturali e ambientali, tradizioni e abilità manifatturiere, saperi e culture. Ma i piccoli paesi si stanno spopolando a causa principalmente della mancanza dei servizi pubblici essenziali e l’unico modo per arrestare tutto ciò è far in modo che gli stessi cittadini  autogestiscano la propria comunità. Un progetto voluto, non solo, per contrastare una crisi economica, elaborando un piano di economia sociale, ma anche per combattere una crisi della collettività. Le persone hanno smesso di condividere progetti, di occupare luoghi e spazi pubblici, di sentirsi parte di un tutto. Ed è un disagio che non conosce confini e ceti sociali perché spazia da Nord a Sud lungo tutto lo stivale. 
Tra i primi progetti che avete pensato e realizzato c’è il fotovoltaico sui tetti; di che cosa si tratta?
L’idea di base è molto semplice e mossa dalla volontà di non voler vedere deturpati i terreni agricoli, altrimenti invasi dai pannelli delle multinazionali. Dopo aver affidato a una piccola cooperativa locale e al Dipartimento di ingegneria dell’innovazione dell’Università il compito di effettuare uno studio di fattibilità, il progetto prende forma: installare impianti fotovoltaici da 3 Kw sulle case dei residenti disposti ad affittare il proprio tetto in cambio di energia gratis. A fronte di un investimento di circa 400.000 euro sono stati realizzati i primi 33 impianti, per un totale di 179,67 kW installati, che producono energia pulita.  Si è creata, poi,  un’economia virtuosa grazie al coinvolgimento di maestranze e professionisti locali: 5 ingegneri per i progetti e la direzione dei lavori, 2 fabbri per la realizzazione dei telai, 7 elettricisti per il montaggio degli impianti. Il cittadino avrà l’energia gratis per 20 anni e inoltre il riconoscimento del surplus da parte di GSE. L’incentivo, sempre da parte del GSE, che serve in parte a coprire l’esposizione del prestito concesso da Banca Etica, attraverso una cessione del credito, va all’intestatario del contatore, il socio che ospita l’impianto alla Cooperativa di Comunità.
Quali sono i vantaggi del progetto?
Indubbiamente una produzione di energia pulita nel rispetto del contesto urbano, senza devastare i terreni agricoli. Il denaro speso per la realizzazione degli impianti rimane all’interno della comunità poiché  le maestranze e professionisti sono cittadini della comunità stessa, inoltre l’utile ricavato sarà utilizzato per migliorare la qualità della vita della comunità attuando lavori come la sistemazione di strade, manutenzione dei parchi urbani, illuminazione pubblica, ecc..;  oppure per creare altre opportunità di lavoro nella comunità stessa. Coloro che ospitano gli impianti avranno quasi a costo zero l’energia per il fabbisogno familiare per i prossimi venti anni usufruendo dello scambio sul posto. I cittadini diventano operatori attivi dello sviluppo del borgo poiché contribuiscono alla crescita economica, culturale e sociale della comunità stessa con l’obiettivo di generare gioia e benessere individuale e collettivo.
Un altro virtuoso progetto è l’installazione delle Case dell’acqua. Ce ne parli?
Si voleva incentivare il consumo di acqua pubblica, la più controllata in assoluto. Inoltre il progetto ha un particolare forza soprattutto da un punto di vista ambientale, tenuto conto che, da stime fatte, ogni cittadino consuma in media 194 litri l’anno, può contribuire a risolvere il problema dello smaltimento delle bottiglie di plastica e l’inquinamento dovuto al trasporto. Per esempio: 1.000 litri di acqua erogati ogni giorno equivalgono a circa 660 bottiglie in plastica da un litro e mezzo; in un anno prelevando l’acqua dal distributore installato, eviteremo l’utilizzo di oltre 240.000 bottiglie e almeno 30 tir in meno sulle strade. Se lo stesso progetto fosse adottato in tutti i Comuni d’Italia, vi sarebbero vantaggi considerevoli per l’ambiente e per tutti noi.
Quante case dell’acqua sono state installate?
Oggi la cooperativa ha installato 50 case dell’acqua in altrettanti comuni della provincia. Il progetto costituisce un percorso educativo sotto il profilo ecologico, economico e sociale: riduzione dell’impatto ambientale, attenzione alla salute, dovuto alla presenza nelle bottiglie di plastica del bisfenolo A, e la possibilità di riavvicinare la cittadinanza all’acquedotto quale bene pubblico, oltre che luogo di centralità e di incontro sociale, alternativo al centro commerciale.
Quali altri servizi per il sociale e la collettività avete sviluppato?
C’è sempre molto da fare. Quest’anno siamo riusciti a realizzare il Summer Camp 2015, un centro estivo,  che ha coinvolto 6 ragazzi e ragazze con varie professionalità e ha dato la possibilità a 47 bambini di frequentare, rendendo un servizio alla comunità. Ora stiamo lavorando sul progetto di una struttura che fornirà un servizio di baby parking, doposcuola, corsi per adulti e laboratori coinvolgendo i nonni che insegneranno ai bambini antichi mestieri e tradizioni.
Sviluppare dei progetti che mirino a utilizzare risorse locali e maestranze del posto è sicuramente un punto fondamentale per migliorare l’economia e il benessere della comunità. Quanto si può fare a tal proposito?
La cooperativa di comunità deve avere come esplicito obiettivo quello di produrre vantaggi a favore di una comunità alla quale i soci promotori appartengono o eleggono come propria. Questo obiettivo deve essere perseguito attraverso la produzione di beni e servizi per incidere in modo stabile su aspetti fondamentali della qualità della vita sociale ed economica. Non conta tanto, dunque, la tipologia delle attività quanto la finalità di migliorare le condizioni e di valorizzare la comunità di riferimento, promuovendo anche occasioni di lavoro in particolare per i giovani. E’ chiaro quindi che il progetto delle cooperative di comunità deve riconoscere la centralità del capitale umano, il che significa impostare modelli organizzativi e gestionali che favoriscano la partecipazione di tutti i soci. Nel contempo, non bisogna trascurare l’aspetto finanziario necessario al conseguimento degli obiettivi sociali, nell’ambito del quale assumono importanza le risorse messe a disposizione dalle Istituzioni della Comunità.
COMUNITA’ COOPERATIVA MELPIGNANO Soc. Coop.
Via Della Libertà, 113
73020 MELPIGNANO
Tel. +39.0836.439690
Cell. +39.320.2337882
info@coopcomunitamelpignano.it

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