Continua a crescere il consumo di biomasse legnose, tra legna, cippato e pellet. Purtroppo la produzione nazionale però è insufficiente, compromettendo tutte le buone intenzioni. Ancora troppi camini aperti…
Dieci milioni di Italiani scaldano con la legna, materia prima rinnovabile, sostitutiva dei combustibili fossili per il riscaldamento domestico. La prima distinzione è fra legna e pelte. Per quest’ultimo combustibile si contano quasi 10 milioni di impianti domestici di riscaldamento: 1.630.000 stufe, 200.000 camini e 75.000 cucine.
L’Italia si conferma prima nell’uso del pellet, consumando da sola il 40% del pellet utlizzato in Europa: 3,3 milioni sui 7 milioni di tonnellate totali (4 dei quali certificati ENplus). Non mancano però i soliti paradossi del sistema Italia: la produzione nazionale è minimale, ferma attorno alle 300.000 tonnellate, e ci costringe ad importare pelte da 40 Paesi, tra cui Austria, Germania e Croazia.
Per la legna vera e propria si contano 3.465.000 camini aperti, 2.085.000 stufe, 1.720.000 camini chiusi e 675.000 cucine alimentati a legna. Nel 2013, oltre a 3,3 milioni di tonnellate di pellet, si sono consumate 19,3 milioni di tonnellate di legna da ardere e 4,7 di cippato. E la previsione 2014 sull’utilizzo di riscaldamenti con biomassa legnosa parla del raggiungimento di 9 milioni di tonnellate equivalenti petrolio: quasi il doppio dell’obiettivo 2020 fissato dal PAN, il piano d’azione nazionale per le rinnovabili.
Dal punto di vista ambientale la combustione di biomasse legnose desta qualche preoccupazione in più, per l’emissione di polveri sottili e diossina, sprigionata soprattutto dagli impianti obsoleti, come i camini aperti, che come abbiamo visto sono la maggioranza. La previsione 2014 sull’utilizzo di riscaldamenti con biomassa legnosa parla del raggiungimento di 9 milioni di tonnellate equivalenti petrolio: quasi il doppio dell’obiettivo 2020 fissato dal PAN, il piano d’azione nazionale per le rinnovabili.
Fonte dei dati: Qualenergia.it