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Ecco la Strategia Energetica Nazionale: una follia di gas e petrolio

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E’ in circolazione, benchè non ufficiale, la bozza della Strategia Energetica Nazionale del Governo. Trascurate le rinnovabili ma ovviamente vengono accolte le idee del Ministro Passera, quindi via libera alla ricerca del petrolio, alla costruzione di rigassificatori e metanodotti. Mai così miope: le energie fossili ci condannano definitivamente ad una concezione antiquata di sviluppo.
Eccoli i dettagli di quella che il ministro Passera presenta come Strategia Energetica Nazionale(SEN): c’è in circolazione una bozza di documento ( qui in allegato, pdf) sulla quale potrebbero iniziare a breve le consultazioni.
Questi gli obiettivi al 2020:
  • 19% in meno per le emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990
  • riduzione dall’82 al 65% della dipendenza energetica dall’estero con un risparmio sulla fattura energetica estera di 15 miliardi di euro all’anno.
  • riduzione dei consumi primari del 4% rispetto al 2010 e del 24% rispetto all’andamento inerziale al 2020
  • rinnovabili al 23%dei consumi totali e al 38% di quelli elettrici.
Ma il problema è proprio come questo governo crede di poterci arrivare. Gli investimenti previsti ammontano a 180 miliardi di euro ma si punta al discutibile rilancio della produzione nazionale di idrocarburi e sulle infrastrutture per il gas, ai quali vanno 15 miliardi. Val Padana, Alto Adriatico, Abruzzo, Basilicata e off-shore Ibleo le aree individuate nel documento come “a elevato potenziale” per la produzione nazionale di idrocarburi. Per il gas, dunque, ecco i metanodotti dall’Algeria e il “corridoio Sud” nell’Adriatico, realizzazione di quattro rigassificatori tra quelli già approvati e in costruzione, il tutto con permessi più facili per perforazioni petrolifere (da 12 a 5 miglia?) e maggiore semplificazione amministrativa. Si renderàpiù facile trivellare, realizzando semplificazioni burocratiche e rimodulando i limiti di tutela offshore imposti dalla legislazione attuale. Obiettivo: soddisfare con gli idrocarburi nazionaliil 16% del fabbisognoenergetico nazionale (dall’8% attuale).
Poi si vuole fare dell’Italia un hub fisico del gas, tramiterigassificatori.
A rivelare la scelta vera del governo è il capitolo sulle rinnovabili:si dice che lo sviluppo dell’energia pulita deve essere “sostenibile”, ossia non dovrà disturbare troppo il sistema energetico o pesare eccessivamente sul prezzo dell’energia. Si parla di ridurre progressivamente gli incentivi e spostarli dalle elettriche alle termiche. Malgrado ciò, nelle stime le rinnovabili dovranno attrarre investimenti per 70 miliardi da qui al 2020.
Per l’efficenza energeticadella SEN: audit energetici obbligatori, potenziamento dei certificati bianchi, interventi sui trasporti e la pubblica amministrazione (+20% di efficienza energetica), una proroga più lunga della detrazione fiscale del 55% sulle riqualificazioni energetiche degli edifici.
Il piano potrebbe essere pronto per settembre. Secondo Passera si guadagnerebbe un mezzo punto di Pil, ma  è stato controbilanciato dai probabili costi ambientali e sanitari?
Nell’agenda del Governo pubblicata qualche giorno fa dopo un Consiglio dei ministri, sull’energia c’è solo un paragrafo brevissimo a pagina 12. “Il  Governo conferma  il  settore  energetico  come  elemento  chiave  per  la  crescita sostenibile  per  il  Paese;  per  questo  si  intende  formulare  una  Strategia  Energetica  Nazionale incentrata  su  tre  obiettivi  cardine:  energia  meno  costosa  per  cittadini  e  imprese,  maggior sicurezza  e  indipendenza  di  approvvigionamento,  crescita  economica  legata  al  settore energetico”. 
Il gruppo del Kyoto Club ha già ipotizzato per chi questa strategia sarà veramente sostenibile, “visti gli interessi in gioco delle grandi e piccole lobby energetiche ed estrattive, di cui molte straniere, per non parlare delle colate di cemento che sembrano delinearsi da quel rilancio delle infrastrutture e delle grandi opere (forse con connessa defiscalizzazione) e dell’edilizia previste dal Governo Monti nello stesso documento”.
“Non un segnale su una visione di lungo periodo che dia forza all’efficienza energetica del sistema produttivo – si legge in un intervento di Leonardo Berlen su QualEnergia – al taglio degli sprechi energetici e all’edilizia esistente da risanare, alla green economy citata ogni momento dal Ministro Clini (lo ha letto questo documento? Lo sente suo?) e una decarbonizzazione della produzione di energia, magari valorizzando anche le tantissime competenze presenti nella ricerca e nelle PMI del nostro Paese ormai da tempo mortificate da politici e da una classe dirigente ‘traviata’ da legami con imprese energivore e impattanti e mai orientata agli interessi dei cittadini. E quando va bene ancorata a un passato novecentesco con il quale stiamo facendo i conti in questi anni. Penso alle decine di Ilva, Porto Marghera o Casale Monferrato che sono presenti nel nostro Paese. Bombe esplose o pronte a esplodere. Mentre le nazioni di vecchia industrializzazione, a partire da quelle europee, provano, anche se a fatica, a spingersi verso una transizione energetica innovando e puntando su fonti pulite ed efficienza, da noi si propone una strategia imbarazzante per un Paese che dovrebbe puntare a un profondo rinnovamento. Stiamo di fronte a un Governo che va in senso contrario, antiquato e incapace di elaborare un’idea di futuro. Ha già affossato un settore che spingeva – fotovoltaico e rinnovabili elettriche – e che doveva essere solo regolato; è in ritardo di mesi sulla definizione del sostegno all’efficienza energetica e alle rinnovabili termiche, vuoto spinto nel campo della mobilità sostenibile (anzi, viene elargito quasi mezzo miliardo di sussidi all’autotrasporto) e ora propone un documento dove non compaiono mai le parole ‘rinnovabili’ ed ‘efficienza energetica’, il che dimostra come questo Esecutivo sia eterodiretto dai grandi interessi industriali ed energetici. Non sorprende una Confindustria che  applaude al progetto di Passera. Al solito vale il motto  “piatto ricco mi ci ficco” (vedi nucleare), pur sapendo l’organizzazione di via dell’Astronomia che, a parità di investimento, puntare sul risparmio e sull’efficienza energetica crea 10-12 volte più occupazione che puntare sulle classiche grandi opere e poi nel tempo non si lasciano macerie sul campo ma si migliora il Paese”.
Informazioni disponibili su QualEnergia

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