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Eco-parrucchieri

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In Italia è già possibile scegliere dei saloni di parrucchieri «ecologici», che si distinguono per una maggiore attenzione ai consumi e ai cosmetici impiegati per la cura delle chiome. Ma c’è anche chi pensa al benessere integrale, di cui il capello è solo la punta dell’iceberg.
Se la bellezza è un valore così effimero, è anche colpa dei prodotti che ci mettono in testa. Magari uno pensa di andare dal parrucchiere e uscire più pulito di prima. Ma dopo un bello shampoo con tensioattivi petroliferi, un po’ di tinta alla fenilina, un gel agli acrilati, il risultato è un look appariscente che nasconde le magagne sotto una coltre piumata. Le chiome sono più voluminose, la consistenza setosa, la piega perfetta, il profumo quasi stupefacente.  Ma a quale prezzo?
Tinte, decoloranti, lacche, gel, schiume sono effetti speciali, che spesso vengono impiegate senza sapere davvero cosa contengono. Ogni buon parrucchiere sa che la salute dei capelli non dipende solo dalle sue mani di fata, ma anche da altri svariati fattori come la dieta, lo stress, l’assunzione di alcuni farmaci o l’esposizione ad agenti inquinanti. E sa anche che l’uso costante di prodotti cosmetici a base di sostanze chimiche aggressive compromette lo stesso stato di salute del capello.
Meno conosciuto è invece l’impatto sull’ambiente di tutti i prodotti utilizzati, con relativi flaconi e confezioni spesso non riciclabili.
A questo si aggiunge il consumo energetico assai vorace di un’attrezzatura basata sulle resistenze elettriche. Ferri arriccianti, piastre stiranti, fon e caschi asciugacapelli notoriamente richiedono un grosso impiego di energia. I tecnici di AzzeroCO2 hanno stabilito che un salone di medie dimensioni utilizza 6 mila chilowattora l’anno per asciugare i capelli e 216 chilowattora per le piastre. Kyoto Club ha stimato che il lavoro dei 150 mila parrucchieri italiani comporta l’emissione di 800 mila tonnellate di anidride carbonica: l’equivalente delle emissioni annuali di 200 mila auto che percorrono 30 mila chilometri. Passando in rassegna il consumo idrico, l’ordine di grandezza è di circa 365.000 litri, sempre per un salone di medie dimensioni. Se poi andiamo a verificare il livello di contaminazione di sostanze di sintesi ci sarebbe letteralmente da mettersi le mani tra i capelli. Conservanti, coloranti, ammorbidenti, acidi e sali metallici sono all’ordine del giorno.
L’ironia del caso è che il capello, in fondo, dice sempre la verità. I test sulle sostanze stupefacenti non a caso vengono fatti proprio con analisi tricologiche, perché nelle chiome si concentrano molte delle sostanze accumulate nell’organismo. Pensiamo a quante componenti chimiche e «droghe» assumiamo invece direttamente dal cuoio capelluto!
Se le tinture chimiche permanenti oggi non possono più contenere del piombo, sono però presenti altre sostanze tossiche pericolose come l’ammoniaca e varie ammine aromatiche, tra cui la fenilendiammina, che come ha rilevato la rivista tedesca Oekotest (numero di ottobre 2010) è spesso contenuta anche in dosi massicce, e penetrando nel bulbo può arrecare danni all’organismo. Si passa da semplici allergie o reazioni cutanee a fenomeni di accumulo che possono essere corresponsabili dell’insorgenza di tumori, in particolare del cancro alla vescica…
Sempre nell’articolo:
Tinte, lacche, gel, schiume.. effetti speciali impiegati spesso senza sapere cosa contengono
>> Prodotti cosmetici a base di sostanze chimiche: effetti sull’ambiente e la salute
>> Chi è l’eco-parrucchiere?
>> Il salone bio di Lorenzo Pollon…
>> Ecologisti a 360°: prodotti naturali, attenzione per i consumi e arredi sostenibili
>> L’Accademia Verde di Madrid, la prima scuola di formazione per eco-parrucchieri
>> Il progetto Saloni Nature
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