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Energia: termoelettrico in crisi per via delle rinnovabili

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Gli impianti di produzione che bruciano gas o petrolio chiudono, schiacciati dalla concorrenza di eolico e fotovoltaico. L’Italia guadagna in autosufficienza
Anche nel mese di giugno abbiamo assistito a un forte calo della domanda nazionale di gas nel mese di giugno. La causa è da ricercarsi nella nuova pesante flessione del termoelettrico, che non riesce a compensare una certa ripresa dei prelievi industriali e civili e contribuisce così a una flessione complessiva della domanda nel primo semestre. Notizia apparentemente buona, che sottolinea il successo delle rinnovabili, anche se il sistema elettrico italiano rischia di risentirne. Secondo le elaborazioni della Staffetta Quotidiana sui dati di Snam Rete Gas, in giugno l’Italia ha consumato 3.441,3 milioni di mc di gas, oltre 600 mln mc in meno rispetto a giugno 2012 (-15,9% che segue il -14,3% di maggio) e il 20,2% in meno dello stesso mese del 2011.
L’energia diventa sempre più una questione cruciale per la nostra economia. Mentre in Francia hanno deciso di spegnere le luci per risparmiare, dalle nostre parti la discussione si incentra sulla crisi del termoelettrico.
Le centrali elettriche, colpite dalla crisi della domanda elettrica e dalla concorrenza di rinnovabili e carbone fanno registrare un calo del 35,9% sul 2012 e del 40,1% sul 2011. Un volume pari a oltre il 43% in meno rispetto al giugno 2003 a dispetto dei circa 20 GW di centrali a gas realizzati nel decennio successivo.
Il termoelettrico viene messo in difficoltà da eolico, fotovoltaico e idroelettrico. Crescono le esportazioni e diminuiscono le importazioni: ciò vuol dire che consumiamo di meno, produciamo di più e a un prezzo sufficientemente basso da contrastare l’offerta estera.
La potenza lorda elettrica installata supera in Italia i 110mila megaWatt, ma circa il 40% è in eccesso e resta di riserva in attesa che i consumi di energia tornino a crescere. Una quota elevata che negli altri Paesi non supera il 20-30 per cento. A pagarne le conseguenze sono soprattutto gli impianti termoelettrici, in particolare i cicli combinati, che producono per il mercato.
In certe ore del giorno le rinnovabili arrivano a soddisfare fino al 23% della richiesta. Nel termoelettrico invece sempre più stabilimenti chiudono, come a Cremona, Roma, Porto Marghera, Gela e Falconara.

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