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Galline in batteria, processo all’Italia e alla Grecia

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Il nostro paese, insieme alla Grecia, è finito davanti alla Corte di Giustizia della Comunità Europea, perché non ha ancora attuato la direttiva europea che vieta l’allevamento in batteria delle galline ovaiole
L’Italia è finita dinanzi alla Corte di Giustizia della Comunità Europea perché dopo 14 anni, insieme alla Grecia, non ha ancora dato attuazione alla direttiva che vieta l’allevamento in batteria delle galline ovaiole. Il provvedimento comunitario che impone agli allevatori di dare un ambiente piu’ vivibile a questi animali e’ datato, infatti, 1999 e sarebbe dovuto entrare in vigore il 1° gennaio 2012.
 Da quella data le gabbie per l’allevamento delle galline devono offrire a ciascun animale una superficie pari a 750 centimentri quadrati, lettiere, posatoi e dispositivi per accorciare le unghie. Il 26 gennaio 2013 la Commissione Ue ha inviato un ultimatum a Roma e ad Atene chiedendogli di mettersi in regola, insieme ad altri 11 Paesi membri. Dei 13 Stati membri che hanno ricevuto la comunicazione da Bruxelles, sono solo Italia e Grecia non hanno ancora provveduto ad attuare la normativa europea. Nonostante ripetuti appelli di Bruxelles ai due Paesi perche’ affrontino il problema, finora la legge europea non e’ stata ancora applicata. Di qui la decisione finale di ricorrere alla Corte di giustizia europea.
Il Ministero della Salute si è affrettato a precisare che le norme che evitano il procedimento sono state inserite nel disegno di legge “Legge europea” approvato in via definitiva dal governo nel Consiglio dei Ministri del 18 aprile 2013, dopo aver acquisito il parere favorevole della Conferenza Stato-Regioni. Tale disegno di legge potrà pertanto essere presentato alle Camere.
Fonte: Help Consumatori

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